Introduzione

ECOLOGIA, CUCINA E ECONOMIA DOMESTICA: L'INIZIO.

Le azioni quotidiane più semplici, come fare la spesa, cucinare, raccogliere i rifiuti, vengono perlopiù svolte seguendo insegnamenti di ba...

martedì 29 dicembre 2020

Stille di raccolta differenziata 11. Tabacco, gomme da masticare, caramelle e tè.

Siamo arrivati all’ultima stilla del 2020.

Dopo un paziente percorso durato ben 10 stille sul corretto smistamento dell’immondizia prodotta nelle varie stanze dell’appartamento, usciamo di casa e affrontiamo alcuni rifiuti che danno certamente più problemi fuori casa che dentro.

Parleremo dei prodotti di tabacco e correlati, e soprattutto degli odiati mozziconi di sigarette.

Ma non sono solo loro a sporcare le strade, concorrono anche le gomme da masticare.

Più in generale, vediamo involucri di caramelle e di confetti.

Infine, le bustine di tè. Perché una buona tazza di tè è il miglior modo per concludere queste esperienze così deludenti.


Ai miei tempi, si fumavano le sigarette, pacchetto duro o morbido, oppure autoprodotte, sigari e pipa.

Oggi esistono vaporizzatori, sigarette elettroniche e altre amenità.


Comprare le sigarette tradizionali significa comprare un pacchetto che è rivestito da un film di plastica sottile e leggero, che è fatto di carta o cartoncino e che contiene le sigarette protette da un foglio argenteo in realtà fatto di materiale poliaccoppiato carta alluminio.

Molti dei consumabili dei vaporizzatori sono custoditi in un involucro analogo.

Ebbene il film plastico, in LDPE, molto piccolo e leggero, facile a perdersi, può comunque essere differenziato con la raccolta della plastica.

Il poliaccoppiato argenteo è destinato all’indifferenziato mentre quel che resta del pacchetto, di cartoncino, può andare nella carta.

https://pianetadelleidee.altervista.org/2018/09/dove-si-butta-il-pacchetto-di-sigarette.html

https://www.marieclaire.com/it/lifestyle/coolmix/a28333976/come-fare-la-raccolta-differenziata/


E cosa invece per chi fuma sigarette autoprodotte?

In questo caso l’avventore avrà con sé una confezione di tabacco, spesso in plastica poliaccoppiata (dalle eccellenti capacità di conservazione ma dal difficile riciclo) oppure rigida in metallo, una confezione di cartine per arrotolare la sigaretta (in genere in cartoncino) ed una di filtri, anch’essa in cartoncino, ma i filtri spesso sono protetti da un piccolo film plastico analogo a quello del pacchetto di sigarette pronto all’uso.


Chi fuma sigari ha anche meno problemi, potendo avere un solo film plastico LDPE che protegge il sigaro da riciclare oppure una scatola di cartoncino.


Chi invece fuma la pipa, dovrà provvedere allo smaltimento dell’imballaggio del tabacco allo stesso modo di chi si autoproduce le sigarette. 

Tuttavia questa confezione di tabacco in genere copre un intervallo di tempo di settimane se non mesi, e per questo l’impatto complessivo sui rifiuti è certamente inferiore rispetto al fumatore di un pacchetto di sigarette normali quotidiane.


In ogni caso, i fumatori tradizionali hanno bisogno di fuoco per accendere la fiamma.

Un tempo, quando prevalevano i fumatori di pipa, i fiammiferi erano la norma.

Da anni oramai è raro trovare chi ne fa uso. Eppure alberghi e ristoranti per decenni li hanno usati come pubblicità.

Oggi si usa l’accendino. Pochi sono ricaricabili, ancora meno le persone che sanno farlo.

Un ulteriore oggetto in plastica dalla vita breve che diventa un rifiuto (esplosivo) non differenziabile.

https://www.econote.it/2019/08/07/dove-buttare-gli-accendini/


Io quando ho bisogno di accendere continuo ad usare i fiammiferi.

Qui la storia di questa particolare invenzione:

https://www.musilbrescia.it/minisiti/la_chimica_in_italia/contenuti/racconti_di_chimica_in_Italia_e_nel_mondo/11.L-avventurosa_storia_dei_fiammiferi_Nebbia.pdf


E qui qualche immagine dei bei tempi che furono:

https://curiosando708090.altervista.org/gli-oggetti-del-nostro-passato-cerini/


Ma la maggiore tragedia tra i rifiuti del mondo del tabacco è rappresentata dal mozzicone di sigaretta.

Ai tempi dei veri duri (fino agli anni 60 credo) si fumavano regolarmente sigarette senza filtro.

Oggi tutte le sigarette vendute hanno un filtro.

Da un punto di vista salutare, sembra essere meglio: fumatori di sigarette senza filtro hanno un rischio del 40% maggiore rispetto ai fumatori di sigarette con filtro di sviluppare un carcinoma polmonare.

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6806424/


Ma non è un accessorio in grado di impedire significativamente i danni alla salute provocati dal fumo.

Inoltre, da un punto di vista ambientale, il problema rimane: il filtro delle sigarette è in acetato di cellulosa, materiale plastico non riciclabile.

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/REST/v1/showdoc/get/fragment/18/DDLPRES/0/1074667/all


Una volta disperso in natura, ci mette anni a degradarsi.

E rappresenta nelle spiagge del mondo il primo rifiuto per frequenza.

https://www.nationalgeographic.it/ambiente/2020/01/i-filtri-delle-sigarette-sono-microplastiche-inquinanti-andrebbero-vietati

https://www.arpa.marche.it/comunicazione/prima-pagina/317-spiagge-senza-filtro


Ma come è possibile?

Semplice.

Abbiamo cercato con 11 stille di conoscere il corretto destino dei rifiuti più disparati.

Tanti di noi hanno a conoscenza il problema dello smaltimento dei rifiuti, del bisogno della raccolta differenziata. 

Meno, forse, si rendono conto della necessità che una volta differenziata la raccolta, essa dovrebbe portare al reale riciclo dei materiali.

L’Italia è assolutamente all’avanguardia nel mondo: vetro, metalli e carta toccano percentuali altissime (70% e più della quota immessa sul mercato).

Ma la plastica è ancora molto distante questi risultati.

Molti di noi hanno timore delle conseguenze degli smaltimenti illegali, dell’uso improprio degli inceneritori dei rifiuti. Più in generale c’è diffidenza verso una filiera così appetibile per le mafie che spesso la infiltrano.

Insomma, ci sarebbe tanto e diffuso interesse a essere virtuosi con i rifiuti.


Ma, nonostante questa ampissima condivisione di preoccupazione del problema, immancabilmente, la stragrande maggioranza della popolazione fumatrice, all’esaurirsi della sigaretta, non ha alcun dubbio sul destino del mozzicone di sigaretta: buttarlo via nell’ambiente. Per terra, se siamo in giro per la città o per una strada di campagna. Dal finestrino, se siamo in auto. Nella sabbia, se siamo in spiaggia. A mare, se siamo in nave.


E’ incredibile come non si raggiunga la consapevolezza che esso è un rifiuto inquinante, e che gettarlo via è un gesto deprecabile al pari di quello che possa essere buttare una cartaccia qualunque.

Ho fumato per almeno 5 anni, oltre 10 anni fa, e non ho mancato anche io di fare quello che fanno tutti.


La soluzione in realtà è semplicissima.

Venti anni fa il mio amico Corrado mi fece vedere uno strano oggetto proveniente dal Giappone. 

Mi chiese cosa era.

Era come un sacchetto morbido e impermeabile, entrava nel palmo di una mano.

Per quanto mi sforzai non capii cosa fosse.

Si trattava di un posacenere portatile.

Certo, bisogna spegnere il mozzicone e non è agevole muoversi con una fiamma in mano. Inoltre all’interno è maleodorante.

Ma il danno all’ambiente è molto maggiore e bisogna assolutamente che si raggiunga la consapevolezza della gravità del gesto.   

Oggi ne esistono tante varianti: morbido, come il primo che ho conosciuto, ma anche rigido, in metallo, delle dimensioni di un portachiavi, e al costo irrisorio.

Guardate quanti modelli a queste pagine:

http://icastica.it/test/posacenere-portatili/

https://www.pylones.com/it/posaceneri-tascabili/1694_6054_posacenere-portatile-cend-art-estampe.html


Gettare mozziconi di sigaretta nell’ambiente è un reato punibile con sanzione pecuniaria da 60 a 300€.

E non dimentichiamo il rischio di incendi, nel periodo estivo.

Inoltre, si sta diffondendo l’obbligo in varie parti del mondo per i fumatori di avere con sé un posacenere portatile. In Campania vige quest’obbligo (ed è purtroppo un esempio dell’estrema distanza tra le norme e la realtà).

https://www.eurocali.it/blog/posacenere-tascabile-obbligatorio-n350


Ci sono anche belle iniziative locali, come quella del comune di Amatrice, dove per diffonderne l’abitudine il posacenere portatile viene regalato ai fumatori.

https://www.nonsprecare.it/portacenere-tascabile-in-regalo-ai-cittadini-cosi-ad-amatrice-si-tiene-pulita-la-citta?refresh_cens


Per fortuna in Italia (e nel mondo) il numero di fumatori lentamente decresce.

http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4812

https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=79905


A causa dei lockdown occasioni di passeggio in comune, con fumatori, ce ne sono state poche quest’anno.

Speriamo in un rapido ritorno alla socialità di sempre, e agiamo in maniera decisa per far comprendere ai fumatori che è un gesto inaccettabile quello di gettare via nell’ambiente il mozzicone.


Ma se guardiamo per strada, oltre a innumerevoli mozziconi di sigarette e qualche cartaccia, sui marciapiedi osserveremo un altro rifiuto depositato e permanente, insostenibile per l’ambiente: le gomme da masticare.

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/10/15/la-polemica-guerra-totale-ai-chewing-gum.html


Un prodotto nato in America, sia nella sua tradizione originale, in uso presso i Maya, sia nell’accezione comune, conosciuto in Europa dalla seconda guerra mondiale.

Si tratta nella maggior parte dei casi di un prodotto di sintesi, da masticare ma non da ingoiare, aromatizzato secondo i gusti. 

https://it.wikipedia.org/wiki/Gomma_da_masticare


Possono contribuire all’igiene orale, come la pubblicità non manca di ricordarci, ma possono anche avere effetti indesiderati provocati dalla masticazione prolungata non seguita dall’assunzione di cibo.

Comunque piacciono e se ne consumano migliaia di tonnellate all’anno in Italia.

https://www.newsfood.com/chewing-gum-quanto-costa-rimuoverlo-da-strade-e-marciapiedi/


Due i problemi: il primo, direi irrisorio, dello smaltimento dell’imballaggio: in genere è minimo, di carta plastificata (indifferenziato), oppure una scatolina di cartone (rivestita dal solito film plastico LDPE) o, in certi casi, una scatola di plastica PET.


Il secondo, molto più importante per l’ambiente, è quello dello smaltimento della gomma dopo essere stata consumata.

Eh si perché fa un po’ schifo dopo averla masticata, è appiccicosa, e ce ne sbarazziamo volentieri subito.

Alcune marche, poche, prevedono un incarto per ogni gomma che può aiutare a raccoglierla, tenerla in tasca per gettarla nel primo contenitore dell’indifferenziato (non va nell’umido organico!).

Molto più spesso manca e, se non si ha a disposizione rapidamente un cestino, si rischia di farla finire a terra. Dove rimane per anni, lasciando una traccia difficile da rimuovere.


il costo della rimozione delle gomme è variabile, e viene stimato in 15€ al metro quadro.

https://www.nonsprecare.it/cicche-e-gomme-da-masticare-distruggono-le-citta-serve-una-campagna-dinformazione?refresh_cens


Lo strumento più efficace consiste nell’uso di un getto di acqua calda (bollente) ad alta pressione sul residuo di gomma azzeccato all’asfalto. 

https://www.baritoday.it/cronaca/un-getto-di-vapore-per-rimuovere-le-chewing-gum-dai-marciapiedi-in-citta-arriva-ghibli.html


Come combattere anche questa abitudine incivile, che tanti danni sia di decoro sia di inquinamento crea al nostro ambiente urbano?


Certamente ci vuole sensibilizzazione al problema, cosa che, come per i mozziconi, sostanzialmente manca: le stesse persone discretamente attente in casa, che si vergognerebbero di buttare l’incarto del gelato per terra davanti ad altri passanti, non collegano di fare lo stesso gesto incivile con la sigaretta o con la gomma da masticare.

Ecco quindi benvenute iniziative come questa milanese, ormai di qualche anno fa, di tappezzare di post it sensibilizzanti (e utilizzabili per riporci la cicca) i muri della città.

https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2012/05/21/716100-milano-chewinggum-post-manifesto-maleducazione.shtml


Qualche produttore più attento prova a risolvere il problema cercando di utilizzare un polimero per le sue gomme meno appiccicoso, così che sia più facile da rimuovere la cicca:

https://www.corriere.it/ambiente/12_dicembre_17/chewing-gum-non-attaccano-strade_fb7e61f2-4828-11e2-9b8b-e1acb7544763.shtml


Non mancano peraltro anche in Italia ordinanze comunali dedicate al problema, e nel mondo scelte radicali come il divieto totale di consumo di gomme da masticare a Singapore.


Un’alternativa potrebbe essere utilizzare del chewing-gum biodegradabile, come prodotto da alcune cooperative americane in vendita attraverso il mercato equo e solidale.

https://www.treedom.net/it/blog/post/chewing-gum-qual-e-l-impatto-sull-ambiente-e-sulla-nostra-salute-936/

https://www.green.it/chewing-gum-biodegradabile-ed-ecosostenibile-oggi-esiste-si-chiama-chicza-viene-dalla-foresta-pluviale/


Ed infine c’è chi prova a riutilizzare le gomme raccolte per farne nuovi oggetti, contribuendo a sensibilizzare sul tema:

https://www.supereva.it/gumshoes-scarpe-fatte-con-gomme-da-masticare-50825

https://www.greenme.it/consumare/riciclo-e-riuso/gomma-da-masticare-riciclo/


Da qualche anno le gomme da masticare sono in crisi: diverse ragioni stanno portando a diminuire nel mondo le vendite.

Come reagiscono i produttori?

Sfruttandole come veicolo di benessere. Già contribuiscono all’igiene orale (cosa che ne traina il consumo), ma potrebbero diventare rimedi contro insonnia oppure avere effetti energizzanti, ad esempio a base di caffeina. Vedremo.

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/chewing-gum-crisi-ditte-corrono-ai-ripari-gomme-terapeutiche-1796966.html


Per ultimo qualche pagina con dei consigli utili: come rimuoverle dai vestiti e dalle scarpe, se accidentalmente finiamo a contatto con una gomma lasciata da qualche scostumato su una panca o per strada.

Ce ne sono vari, ma il metodo più semplice ed efficace consiste nel raffreddarle, per esempio lasciando la scarpa o il pantalone per qualche ora nel freezer. dopo questo tempo si staccheranno praticamente da sole.

https://scarpealte-scarpebasse.it/metodi-per-togliere-la-gomma-da-masticare-dalle-scarpe/

https://www.greenstyle.it/rimuovere-la-gomma-da-masticare-dai-tessuti-15-modi-95151.html


Dove sono esposte le gomme, ci sono anche le caramelle e alcuni cioccolatini.

Ed in effetti spesso il packaging è sovrapponibile (come il suo destino).

Molte caramelle però hanno un singolo incarto, in genere in plastica o poliaccoppiati carta plastica carta alluminio, ed è difficile capire se si è davanti ad un incarto da gettare con la plastica oppure no. Peraltro, essendo piccolo e leggero, ci si pone il dubbio che possa realmente essere riciclato.

https://www.celvil.it/packaging/per-ciascuna-caramella-il-confezionamento-piu-adatto/


Ci sono esempi virtuosi di riuso di incarti di caramelle per produrre abiti e accessori di moda:

https://www.architetturaecosostenibile.it/design/accessori-moda/abiti-accessori-eco-creare-caramelle-133

https://media.robadadonne.it/galleria/come-mi-sono-fatta-abito-borsa-e-scarpe-con-la-carta-delle-caramelle/


Mi auguro che presto potremo vedere quello che oggi è ancora sperimentale o poco diffuso, cioè incarti compostabili per caramelle e cioccolatini:

https://www.tuttogreen.it/la-caramella-con-involucro-compostabile/

https://www.proramillenote.it/prodotti-menu-ita/caramelle-e-cioccolatini/caramelle-con-incarto-ecologico-menu-prodotti-ita.html

https://www.polimerica.it/articolo.asp?id=7643


Per restare in tema, parliamo di confetti.

Quando si riceve una bomboniera, ad esempio per una laurea, si riceve un piccolo oggetto ricordo in genere legato con un nastro ad un sacchetto contenente dei confetti.

Quel sacchetto spesso è di un materiale che ricorda la seta, ruvido al tatto, che genericamente viene chiamato raso.

Di norma, per questo genere di confezioni, è fatto di fibre sintetiche (di plastica) per cui le possibilità di riciclo sono molto limitate (e va quindi nell’indifferenziato).

https://www.nastriportaconfetti.it/shop/bomboniere-sacchetti/527-sacchetto-raso-macrame-conf-da-10-pz.html


Concludiamo con le bustine di tè.

Certo, non sta a me ricordarlo, il miglior tè non sta nelle bustine pronte all’uso ma si compra sfuso e si conserva in barattoli a chiusura ermetica.

Ma le bustine sono comode e pratiche, sono economiche e ci consentono di avere tanti tipi di tè e tisane diverse.

Cosa farne, dopo averle messe in infusione nella tazza di acqua bollente?

In genere queste bustine possono andare nella frazione umida, compostabile, dei rifiuti, al pari del tè venduto sfuso.

Tuttavia a questo articolo leggiamo che esistono molti produttori che per rendere resistente la bustina aggiungono alla carta che avvolge il tè anche una quota di plastica (polipropilene) e che gli utilizzatori di una compostiera domestica si accorgono del fatto che queste bustine non scompaiono mai.

https://www.greenme.it/informarsi/rifiuti-e-riciclaggio/bustine-te-sono-compostabili/


Vale quindi la pena controllare sulla scatola e sul sito del produttore se ci sono indicazioni specifiche per lo smaltimento.

https://www.clipper-teas.it/bustine-di-te-senza-plastica/

https://www.pompadour.it/it/responsabilita-sociale-produzione/pg-31


Nonostante la presenza in alcune bustine di una minima quota di plastica, esse sono comunque destinabili allo smaltimento con la frazione organica umida.

https://pianetadelleidee.altervista.org/2017/11/dove-si-buttano-filtri-del-te-tisane-camomille.html


Attenzione però: mi è capitato, al tavolino di un bar, di ricevere un tè pregiato in una confezione elegante di forma piramidale: essa era interamente in plastica.

Non ho apprezzato per nulla la scelta, ed in questi casi non si può far altro che gettarla nell’indifferenziato (a meno che non si voglia aprirla con le forbici e separare tè e bustina).


Siamo alla fine dell’anno, siamo arrivati all’ultima stilla.

Spero abbiate gradito l’attenzione ai più frequenti tipi di rifiuti incontrati e colto l’occasione per approfondire il loro destino, per migliorare le nostre scelte.

Meno rifiuti si producono, più si è ricchi.

Non è uno slogan ma è la realtà mondiale.


Riprenderemo in forma diversa il prossimo anno approfondimenti pratici sulla corretta gestione dei rifiuti (e soprattutto su come produrne meno).

A presto!




Vi ricordo dove scaricare una piccola guida da stampare ed avere sempre in evidenza per il corretto smistamento dei rifiuti dei contenitori per alimenti:

http://www.ecor.it/upload/Files/Manuale_Raccolta%20differenziata%20prodotti%20Ecor.pdf


Due approfondimenti del CONAI (Consorzio Nazionale per il Recupero degli Imballaggi) ed uno del COMIECO (Consorzio Nazionale per il Recupero e Riciclo degli Imballaggi a Base cellulosica):

Linee guida per la facilitazione delle attività di riciclo degli imballaggi in materiale plastico:

http://www.conai.org/wp-content/uploads/dlm_uploads/2017/07/Linee-Guida_Riciclo_Plastica.pdf

Liste degli imballaggi in plastica nelle fasce contributive:

http://www.conai.org/wp-content/uploads/2020/02/Lista_imballaggi_plastica_nelle_fasce_contributive_2020.pdf

Linee guida per l’etichettatura ambientale degli imballaggi:

https://www.comieco.org/downloads/6431/1994/etichettatura-imballaggi-cellulosici_linee_guida_07_26236.pdf


E qui i collegamenti alle precedenti stille di raccolta differenziata:

1. Tubetto di dentifricio.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/01/stille-di-raccolta-differenziata-1-il.html

2. Tappi di bottiglia.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/02/stille-di-raccolta-differenziata-2-i.html

3. Contenitori di alimenti in frigorifero (prima parte).

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/03/stille-di-raccolta-differenziata-3.html

4. Contenitori di alimenti in frigorifero (seconda parte).

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/04/stille-di-raccolta-differenziata-4.html

5. Contenitori di alimenti in dispensa.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/05/stille-di-raccolta-differenziata-5-la.html

6. I poliaccoppiati.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/06/stille-di-raccolta-differenziata-6-i.html

7. La sporta.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/07/stille-di-raccolta-differenziata-7-la.html

8. Cellophane e imballaggi di pacchi.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/09/stille-di-raccolta-differenziata-8.html

9. In bagno e in lavanderia.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/10/stille-di-raccolta-differenziata-9-in.html

10. Il guardaroba e la scrivania.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/11/stille-di-raccolta-differenziata-10-il.html

venerdì 4 dicembre 2020

DICEMBRE 2020

frutta: melone d’inverno (melone a polpa bianca e buccia gialla), cedro, arance, mandarini, clementine, mandaranci, kumquat, pompelmo, melograno (fine stagione), mele, mele cotogne, pere, avocado (Sicilia e Mediterraneo), kiwi.

frutta esotica: banane, ananas. 


verdura: cavoli, cavolo riccio, cavolfiore, cavolini di Bruxelles, broccoli, sedano rapa, barbabietola rossa, cren o barbaforte o rafano di spagna, radicchio, cicoria, indivia, spinaci, catalogna, pastinaca, carciofi, finocchi, patate, porri.


pesce, frutti di mare pescato (Mediterraneo): aguglia, vongole selvatiche o lupini o arselle, boga, cefalo o muggine, costardella, lampuga, menola, mormora, occhiata, pesce sciabola o bandiera o lama, tombarello, tonnetto striato, tonno alletterato, zerro, ombrina.

pesce di acque dolci Europee di allevamento o pescato: coregone o lavarello (allevamento), trota salmerino e trota iridea (americana) e trota fario (allevamento), persico (Europa), storione (SOLO allevamento).

pesce, frutti di mare da allevamento: capesante (nord Atlantico), cozze (Mediterraneo), gambero imperiale o mazzancolla (Mediterraneo), ostrica (Mediterraneo e Atlantico), rombo chiodato (Mediterraneo e Atlantico), vongole (Adriatico, Mediterraneo).

pesce, frutti di mare pescato o di allevamento da consumare con moderazione (certificazioni MSC ASC o pesca tradizionale locale): acciuga o alice (piccola pesca costiera o MSC): branzino o spigola (prodotto pescato o allevamento ASC), orata (prodotto pescato o allevamento ASC), sardina (piccola pesca costiera o MSC), tilapia (allevamento USA o Europa), triglia (piccola pesca tradizionale), gambero o gamberetto (Mediterraneo e nord Atlantico), pagro (Mediterraneo) pesce San Pietro (Mediterraneo), polpo (Mediterraneo e Atlantico), ricciola (Mediterraneo e Atlantico), scampi (Mediterraneo e Atlantico), totano (Mediterraneo e Atlantico), calamaro.

sabato 28 novembre 2020

MELE

Indubbiamente, uno dei frutti più conosciuti.

Anche se da bambini impariamo che le mele possono essere rosse, gialle e verdi, ne esistono migliaia di varietà.

Inoltre, sono disponibili tutto l’anno. Ma quando maturano?


Vediamo insieme.

Il melo origina dall’Asia centrale ed il consumo dei suoi frutti si diffonde nel Neolitico (cioè dal 10.000 al 3.500 a.C.).

La mela è il frutto più diffuso e mangiato in Europa: ne consumiamo in media 20kg all’anno a testa.

Preferibilmente cruda, come ogni frutto, in realtà si presta molto a preparazioni cotte dolci (torta di mele) ma anche di supporto a sughi salati.

https://www.alimentipedia.it/mela.html

http://www.benessere.com/dietetica/arg00/proprieta_mela.htm


Numerosi i riferimenti culturali: da Adamo ed Eva, alla leggendaria isola delle mele Avalon, a Biancaneve, Guglielmo Tell e Isaac Newton.

Ma soprattutto “Una mela al giorno leva il medico di torno”. Ed è traducibile anche in altre lingue.

In effetti è indubbiamente benefica e ad ampia disponibilità.

https://ilfattoalimentare.it/mela-georgofili.html

https://www.basko.it/p/la-mela-il-frutto-proibito-dalle-mille-virtu/


Nei fumetti e nei cartoni animati di Walt Disney compare la tradizione che i bambini portano una mela alla maestra.

Di origine scandinava, si diffuse negli Stati Uniti d’America con il valore simbolico che una persona, per quanto povera, potesse offrire comunque qualcosa di valore (salutare) al proprio insegnante in segno di rispetto.

https://www.proiezionidiborsa.it/perche-la-tradizione-vuole-che-i-bambini-portino-la-mela-in-classe-alla-maestra/


La mela fa bene.

Anzitutto, ha un potere saziante non indifferente, a fronte di un ridotto potere calorico.

Contiene fibra, tra cui la pectina, cui si deve il potere saziante. Questa è soprattutto presente nella buccia, che va mangiata, dopo essere stata accuratamente sciacquata.

Inoltre, ha proprietà ipocolesterolemizzanti.

https://smartfood.ieo.it/alimenti/mele/

https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/alimentazione/mela-tante-virtu-un-unico-frutto-salutare

https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2012/12/20/alimenti-di-stagione-la-mela/17078


In Europa i maggiori produttori di mele sono l’Italia, la Francia e la Polonia.

Nel Mondo, la Cina e gli Stati Uniti.

https://www.myfruit.it/trend-mercati/2018/11/consumi-e-produzione-delle-mele-cosa-sta-succedendo-ad-est.html

https://www.freshplaza.it/article/4082149/i-10-maggiori-esportatori-di-mele-al-mondo/

https://rivistafrutticoltura.edagricole.it/post-raccolta/rallenta-la-pressione-mondiale-buone-prospettive-per-lexport-italiano-di-mele/


In Italia, da padrone la fanno le provincie di Trento e Bolzano, che da sole producono più del 50% del totale.

Seguono Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte, Lombardia e Campania.

http://www.italiafruit.net/DettaglioNews/41433/la-categoria-del-mese/produzione-import-export-consumi-prezzi-tutto-sulle-mele


Fino al 9% delle mele prodotte in Italia vengono da agricoltura biologica.

https://www.agricultura.it/2020/11/16/produzione-italiana-di-mele-a-21-mln-di-tonnellate-nuovo-record-per-le-biologiche-9-della-produzione/


Qui un riferimento bibliografico di livello enciclopedico sulla mela.

https://www.colturaecultura.it/content/melo-nel-mondo


Ma veniamo ad una considerazione importante: le mele sono in vendita tutto l’anno. Come è possibile?

Il periodo di maturazione è tardo estivo inizio autunnale, cui segue la raccolta da agosto a ottobre. 

Alcune varietà sono precoci e disponibili solo da agosto ad ottobre. Molte sono disponibili per tutto l’autunno e l’inverno.

Soprattutto, le principali varietà di consumo hanno un lungo periodo di conservazione,  anche di 6 mesi. Ecco perché anche in primavera sono buone e disponibili.

Nel complesso il periodo ideale di consumo delle mele incomincia a fine agosto e dura fino alla primavera inoltrata.

https://www.corriere.it/cook/news/cards/dal-picciolo-buccia-lucida-5-regole-infallibili-scegliere-mele-migliori/esiste-stagionalita.shtml?refresh_ce

https://www.bio-suisse.ch/media/it/heldendernatur/saisonkalender_i.pdf

http://www.ciboecibo.it/Sani,-buoni-e-etici/Approfondiamo:-la-parola-al-Dr.-Longo/La-Mela/ca_1846.html


Ed eccoci al punto più importante. Vediamo le caratteristiche delle varietà di mele più disponibili:


Varianti a buccia rossa:

Mela Annurca: rossa, piccola, tipica della Campania. La mela annurca viene prodotta in più parti della regione ma le zone più importanti sono Giugliano e Sant’Agata dei Goti. La particolarità di questa mela è che viene raccolta a settembre ma fatta maturare a terra. Pertanto il suo periodo di consumo inizia alla fine dell’anno e prosegue per tutto l’inverno fino alla primavera. 

http://www.quicampania.it/prodotti-tipici/mela-annurca.html

Mela Rosa dei Monti Sibillini

Mela Braeburn

Mela Campanina

Mela Fuji dal Giappone, la mela più coltivata al mondo, in Italia viene coltivata in pianura. E’ una varietà autunnale e a lunga conservazione, dunque disponibile dall’autunno alla primavera.

Mela Royal Gala dalla Nuova Zelanda è una varietà estiva ma di buona conservazione, dunque disponibile per tutto l’autunno e l’inverno.

Mela Red / Stark Delicious la mela di Biancaneve, tipica dell’arco alpino. E’ una varietà autunnale e a lunga conservazione, dunque disponibile dall’autunno alla primavera.

Mela Pink Lady dall’Australia, una varietà recente (anni 70), di tipo autunnale.


Varianti a buccia gialla:

Mela Golden Delicious di origine americana, è la più coltivata in Italia, in particolare in Trentino Alto Adige e in Valtellina. E’ una varietà autunnale e a lunga conservazione, dunque disponibile dall’autunno alla primavera.

Mela Renetta antica e Francese, anch’essa è perlopiù coltivata al nord e ben si adatta alla preparazione dei dolci. E’ una varietà autunnale e a lunga conservazione, dunque disponibile dall’autunno alla primavera.


Varianti a buccia verde:

Granny Smith anch’essa australiana, ma risale all’inizio del Novecento. Ha un sapore acidulo molto netto ed ha un basso contenuto di zuccheri, e per questo viene spesso associata alla dieta dei diabetici. E’ una varietà autunnale e a lunga conservazione, dunque disponibile dall’autunno alla primavera.


https://fruittechgambettola.wordpress.com/2015/09/07/la-stagione-delle-mele/

https://www.ilcuocoincamicia.com/mele-autunnali/

http://gazzagolosa.gazzetta.it/2013/10/29/mele-guida-alle-varieta/

https://biosuedtirol.com/it/mele

https://www.noisiamoagricoltura.com/varieta-di-mele/

https://www.dissapore.com/cucina/varieta-di-mele/


Le mele più coltivate in Italia: Golden delicious (anche 1 milione di tonnellate) nettamente la prima, seguita da Gala, Red delicious, Fuji, Granny Smith e Pink Lady. Più indietro la Annurca, con circa 40.000 tonnellate.

http://www.italiafruit.net/DettaglioNews/50837/in-diretta-da/mele-produzione-europea-in-calo-tutti-i-dati


Come si conservano le mele?

Il fatto che siano disponibili e buone per oltre 9 mesi all’anno dipende, oltre che dalla stagionalità delle varietà, sopratutto dalla loro eccellente capacità di conservazione.

Possono quindi tranquillamente rimanere un paio di settimane in cucina dopo l’acquisto, magari al centro della tavola in un bel piatto.

In alternativa, possono stare più a lungo in un ambiente fresco e buio, come una cantina o il frigorifero.

Ma è meglio tenerle lontane dalle banane e dalle patate, che possono risentire del loro rilascio di etilene, causandone rapida maturazione.

https://fooby.ch/it/cuciniamo/dizionario-del-cibo/Mele.html?startAuto1=0


Le mele oltre al consumo da crudo si prestano a tante preparazioni, innanzitutto dolci, tante sono le varietà di torte con le mele come base, tra strudel e crostate.

Poi esistono preparazioni dal potere guaritivo, magari antichi rimedi per la stipsi o per alleviare i sintomi del raffreddore. Le mele cotte. Onestamente da bambino le trovavo insopportabili.

https://www.lacucinaitaliana.it/tutorial/i-consigli/ricetta-mela-cotta-perfetta/?refresh_ce= 

https://www.cookist.it/guida-alle-mele-le-varieta-piu-importanti-e-come-usarle-in-cucina/


Inoltre possono adattarsi a preparazioni salate, anzitutto insalate e contorni, ma anche come sughi, come nella tradizione anglosassone in accompagnamento alla carne, o persino di primi piatti.

Alcuni infatti aggiungono alla Genovese napoletana una mela annurca.

https://www.lucianopignataro.it/a/ricetta-spaghetti-mele-e-cipolle/101620/


E qui qualche aiuto per chi vuole approcciare la coltivazione del melo. E’ una pianta facente parte della famiglia delle rosacee, e quello che noi mangiamo non è in realtà il frutto della pianta ma è un falso frutto.

https://www.casaegiardino.it/giardinaggio/piante/melo-coltivazione.php

https://www.agraria.org/coltivazioniarboree/melo.htm

https://www.giardinaggio.it/frutteto/melo/melo.asp


Come abbiamo visto all’inizio, tanti sono i riferimenti culturali alla mela, anche nella popart e nei giorni nostri.

Non dimentichiamo infatti il nome della Apple computer, oppure il soprannome di New York, la grande Mela.

Infine, la prima discoteca di Napoli. Piccola ed elegante, venne aperta nel 1967 e si chiama “la Mela”.

http://www.serateanapoli.it/locations/la-mela-napoli-exclusive-club/


Bene, vi lascio con un classico Walt Disney: Paperino, coltivatore di mele, alle prese con Cip e Ciop.

Chissà che non abbia aiutato i bambini a gradire le mele, facendo contenti i genitori.

https://www.youtube.com/watch?v=BcCaQhkAVIY

martedì 17 novembre 2020

Stille di raccolta differenziata 10. Il guardaroba e la scrivania.

Vediamo qualche altro angolo della casa.

Il guardaroba, la scrivania dove studiamo o lavoriamo.


Riguardo all’abbigliamento, quest’estate vi ho consigliato un libro da leggere per scoprire come e dove vengono prodotti i tessuti e i capi di abbigliamento che indossiamo. Cosa nuoce al pianeta, come incidere in maniera positiva su questa filiera.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/08/recensione-di-libri-la-rivoluzione.html


Come sempre, l’argomento delle stille è indagare sul corretto smaltimento degli imballaggi.

I capi di vestiario esistenti sono tanti e variegati. Tra i più diffusi sicuramente ci sono scarpe,

calzini e intimo maschile e femminile, pantaloni, magliette e camicie, maglioni, giacche.


Probabilmente le scarpe hanno l’imballaggio più sostenibile: sono quasi sempre vendute in una scatola di cartone, che spesso trova una nuova vita a casa come contenitore di cose vecchie, e che comunque è sicuramente riciclabile, così come la carta che viene inserita per mantenere la forma del piede.


Ai calzini spesso è attaccata una etichetta con un filo di nylon, che nonostante gli sforzi non si spezzerà con le mani ma andrà tagliato con le forbici. Se l’etichetta può andare nella carta (ma non sempre, perché se è plastificata o adesiva deve essere smaltita con l’indifferenziato), quel filo di plastica è invece destinato all’indifferenziato. E, così piccolo, ha una grande probabilità di finire disperso nell’ambiente.

https://www.amazon.it/JZK-Lunghezza-sparafili-etichette-cartellini/dp/B074J5GP7J/ref=pd_bxgy_img_2/260-0014864-9449730?_encoding=UTF8&pd_rd_i=B074J5GP7J&pd_rd_r=ab070c77-25a5-4894-8207-bc6fe274bf44&pd_rd_w=IsiKa&pd_rd_wg=gUUQf&pf_rd_p=1a9790af-369b-4642-b8de-6cff93a1a290&pf_rd_r=WGFW050GCQBHVF5Z3CQA&psc=1&refRID=WGFW050GCQBHVF5Z3CQA


Per fortuna si diffonde sempre più la cultura di un etichettatura sostenibile con riduzione di materiali non riciclabili a potenziale elevato impatto ambientale.

https://www.etichettificiopugliese.com/etichette-cartellini-e-packaging-ecosostenibili-un-mercato-in-espansione/


L’intimo viene spesso venduto in una piccola scatola, non rigida, cartonata con una finestra in plastica trasparente. Un po’ come alcune confezioni alimentari (la pasta, ad esempio) o come le buste di lettere. La parte in carta va smaltita con essa, la parte in plastica con questa.

https://hlpklearfold.it/packaging-trasparente-per-lindustria-dellabbigliamento/


Anche per i pantaloni e per le magliette l’imballaggio è piuttosto ridotto. Spesso l’etichetta la troviamo legata con un laccio non in plastica, talvolta attaccato con una spilla da balia. Quasi sempre quest’ultima la conserviamo in una scatolina, anche se le occasioni di riuso non sono frequenti. Può tornare utile per fissare un cartellino alla divisa oppure per tenere fermo un ascot al collo.


Sono invece le camicie ad avere un imballaggio complesso. O in una busta di plastica trasparente, o in una scatola di cartone, hanno comunque una serie di accessori, tra supporti per colletto e pieghe, spesso in plastica, di cui è difficile conoscere il polimero che le costituisce e il destino corretto. Parte di imballaggio, quindi alla differenziata con la plastica, ma con che probabilità di riciclo reale lo ignoriamo. Nessun dubbio, quando presenti, per gli accessori metallici, sempre riciclabili, e per gli spilli, che come le spille corriamo a mettere in una scatolina per un futuro riuso. Ad esempio, quando prendiamo le pieghe ai pantaloni. Oppure per sturare piccoli ugelli, come quelli da cui esce il liquido che lava il parabrezza dell’auto.

https://it.mh-chine.com/accessori-per-abbigliamento/accessori-di-imballaggio-della-camicia


Frequentemente i maglioni, specie in lana, vengono venduti in una confezione di plastica trasparente. La stessa che copre gli abiti quando ci vengono riportati dalla lavanderia. In realtà, tutti i capi di abbigliamento, se non singolarmente imballati, viaggiano in un rivestimento di plastica che ne consente protezione da inquinanti ambientali e agenti atmosferici. Si chiamano polybag.

Questo materiale spesso è in polietilene a bassa densità (LDPE) e riciclabile.

Alcune filiere attente lo hanno reso riutilizzabile, oppure quando possibile si prova a sostituirlo con materiale analogo in carta o compostabile.

https://www.milanounica.it/it/il-packaging-e-la-sostenibilit-nella-moda

https://www.green.it/packaging-sostenibile-caso-patagonia/


Infine le giacche. Si tratti di abiti o di cappotti, sicuramente ci verrà venduta con una gruccia o stampella. Questa può essere in plastica o in metallo. Anche i pantaloni in realtà vengono conservati appesi con una di queste. 

A casa magari ne abbiamo di più belle e resistenti in legno. Quelle che entrano con i capi comprati trovano spazio nel nostro armadio ma, soprattutto se in plastica, non hanno grande resistenza e prima o poi si rompono.

Sono un po’ il simbolo dello spreco della filiera, e difatti grandi aziende parlano di una sostituzione con modelli riutilizzabili o in materiale non plastico.

https://it.businessinsider.com/il-prossimo-simbolo-di-spreco-e-inquinamento-dopo-le-cannucce-sono-le-grucce-di-plastica-per-abiti-ma-qualche-azienda-ha-iniziato-a-pensarci/


Quelle in plastica sono spesso in polimeri da non grande probabilità di riciclo, anche se con essa vanno smistate nella raccolta differenziata. Sicuramente riciclabili invece quelle in metallo.

https://www.polimerica.it/articolo.asp?id=12355

https://www.conad.it/consigli/Le-grucce-di-plastica-ora-si-possono-riciclare.html


Qualche volta possiamo avere un copriabiti. Questo può essere in vari materiali, in genere polimeri plastici, come EVA e Tessuto non tessuto. Rappresentando imballaggi, anche loro vanno al fine vita gettati con la plastica, ma sono costituiti in polimeri per cui è altamente improbabile il reale riciclo.

http://accessoriperconfezioni.com/portfolio-view/copriabiti/


A tutto questo si aggiunge il trasporto del nostro acquisto fino a casa.

Se andiamo in un negozio, ci verrà data una busta, che potrà essere in carta o cartonata (la scelta ecologicamente migliore), in plastica riutilizzabile oppure in tessuto non tessuto, un materiale ottenuto a partire dal polipropilene, che meglio si adatta al riutilizzo.

Ne abbiamo parlato nella precedente stilla dal titolo “la sporta”:

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/07/stille-di-raccolta-differenziata-7-la.html


Se facciamo un acquisto on line, molto dipende dal negozio e dal corriere. Non di rado capita di ricevere un pacco all’interno di un pacco, con evidente spreco di materiale. O magari di riscontrare un uso eccessivo di materiale in plastica protettivo, spesso polistirene.

https://www.comieco.org/downloads/8461/4450/Presentazione%20Bertolini.pdf


Qui possiamo leggere soluzioni interessanti: innanzitutto la carta ed il cartone possono proteggere dagli urti il contenuto con la stessa sicurezza del materiale plastico. Così le spedizioni possono essere raggruppate, sacrificando la rapidità di consegna, per un minor numero di viaggi.

https://it.shopify.com/blog/packaging-sostenibile-spedizioni-a-basso-impatto-ambientale

https://rifo-lab.com/pages/packaging-rifo


Abbiamo parlato di 3 polimeri plastici che non fanno parte dei principali che costituiscono gli imballaggi: nylon, EVA, TNT.

Con essi si fanno tessuti sintetici per abbigliamento (nylon, che può anche essere prodotto da materiale riciclato), oppure si producono materiali destinati ad usi molto disparati: con il EVA (etilene vinil acetato) si fanno componenti dei pannelli solari fotovoltaici, ma anche sacche copriabiti o componenti di cancelleria.

Con il tessuto non tessuto, materiale ottenuto a partire dal polipropilene, oltre agli shopper, si possono fare tovaglie e tovaglioli monouso, dall’aspetto e consistenza più elegante della semplice carta, come spesso si vedono in certi ristoranti, oppure asciugamano monouso, come ho visto dal barbiere. La diffusione di questo materiale è iniziata dai prodotti medicali, quali garze, copricapi, calzari, camici e teli monouso.

Se possono capirne la convenienza nell’uso ospedaliero, non condivido la loro diffusione in comunità. Tovaglie e tovaglioli possono essere in carta o in cotone, gli asciugamani per lo shampoo sono sicuramente più sostenibili di ogni alternativa in plastica.

http://www.zerowasteitaly.org/wp-content/uploads/2016/08/LA-SPORCA-DOZZINA-.pdf


EVA

https://www.onemmitaly.com/materiali/

https://www.dsufficio.eu/raccoglitori-con-anelli/144549-raccoglitore-personalizzabili-kreacover-3130639518434.html


TNT

https://www.re-bag.it/materiali/materiale/tnt-con-laminazione-pe-/m-1828

https://www.arcoshopper.it/blog/shopper-tnt/

https://www.toscanachiantiambiente.it/il-tnt-che-non-esplode-ma-brucia/


NYLON

https://www.lifegate.it/tessuti-ecologici-abbigliamento

https://www.greenplanner.it/2017/06/06/fibra-di-nylon/



E passiamo adesso alla scrivania. Che siamo adulti e andiamo in ufficio, o ragazzi e andiamo a scuola, passeremo inevitabilmente molto tempo seduti ad una scrivania, magari oggi con un computer (quando andavo a scuola io, e mi sono diplomato nel 2003, invece no), ma in ogni caso anche con libri, carta, e quel che serve per scrivere.

Penne e matite. Gomme da cancellare. Inchiostro. Pennarelli.

Che impatto hanno? Qual è la scelta più sostenibile?


Anzitutto non sono imballaggi. Quando devono essere buttati, vanno tutti nell’indifferenziato.

Unica eccezione, i trucioli di matita quando la temperiamo: possono andare nell’organico.

https://pianetadelleidee.altervista.org/2018/04/dove-si-buttano-i-trucioli-di-matita-e-dei-pastelli.html

https://www.nonsprecare.it/dove-buttare-penne-e-matite?refresh_cens


Cosa è più sostenibile?

Di penne biro o a sfera siamo pieni. Hanno una durata limitata, a meno che non si voglia comprare la ricarica, difficile da trovare per i modelli più economici. Spesso hanno meccanismi di chiusura in plastica fragili, per cui si rompono facilmente e diventano inutilizzabili.

A causa del loro breve ciclo di vita, non mi sento di favorirle.

Quando le gettiamo, potremmo smontarle e separare eventuali componenti metalliche oppure compostabili o cartonate, come ogni tanto si vede.

http://www.retezerowaste.it/2018/11/09/io-studio-zero-waste/


Può essere la matita una scelta migliore?

Tra i pregi ha quello di essere cancellabile.

Di cosa è fatta?

La parte scrivente è un minerale, la grafite.

La parte che la sostiene è lignea.

https://www.scientificast.it/e-fatta-una-matita/

https://www.ufficio.eu/la-storia-della-matita-dove-nasce-e-come-e-fatta

https://www.bioforme.org/blog/matite-per-disegnare/


Sicuramente, se dispersa nell’ambiente, l’impatto di una matita è inferiore rispetto a quello di una penna in plastica.


Ma esistono matite che portano progetti di impegno ambientale particolari:


Sprout: al fine vita si pianta nel terreno, contiene un seme da cui potrà nascere una piantina.

https://www.adnkronos.com/sostenibilita/best-practices/2020/06/03/come-riciclare-una-matita-quando-diventa-troppo-corta_UjtmwjN3jinkF62WDj5JhN.html?refresh_ce

http://www.alternativasostenibile.it/articolo/sviluppo-sostenibile-la-matita-è-troppo-corta-piantala-e-nasce-un-fiore


oppure Perpetua, dove la componente di grafite è riciclata:

https://www.perpetua.it/perpetua-earth-day/


Trovo che l’uso della matita sia sottovalutato.

Tanti disegnatori hanno inventato prodotti o disegnato personaggi con una semplice matita la cui bellezza, il cui significato è stato e sarà per me assolutamente irraggiungibile da ogni tecnologia successiva.

Un esempio? Walt Disney, con le sue matite Blackwing.

https://www.radiomontecarlo.net/gallery/vita-da-arbiter/1240845/il-papa-dei-sogni.html

https://blog.blackwing602.com/walt-disney-and-blackwing-pencils/


Ma servirà una gomma da cancellare.

Essa è composta da vari materiali di sintesi e si distingue in base a quello che deve cancellare: esiste la gomma pane o morbidissima, per una cancellatura precisa, per matita o morbida, per penna o dura o abrasiva, estremamente abrasiva per macchina da scrivere (a forma rotonda, non le vedo da anni).

http://educazionetecnica.dantect.it/2011/10/23/gomma/

https://www.momarte.com/blog/per-iniziare/quale-gomma-da-cancellare-scegliere-per-il-disegno-artistico-tutto-quello-che-devi-sapere


Fisicamente, cancellare la matita e la penna sono due operazioni diverse.

Nel caso della matita, la gomma, che è morbida, grattando sulla grafite si sgretola e le particelle di grafite aderiscono a quelle di gomma che si sgretola così cancellandosi dal foglio di carta.

Nel caso della penna, invece, la gomma è dura o abrasiva: gratterà lo strato superficiale del foglio, consumandolo, per rimuovere le tracce di inchiostro.

https://www.monicamarelli.com/2016/09/23/fisica-quotidiana-come-funziona-la-gomma-da-cancellare/


Ma un oggetto quasi sempre presente in casa e non sfruttato è la penna stilografica.

Facile regalo del passato, ha una durata che spesso supera quella dei possessori.

Se si usa la siringa ricaricabile invece delle piccole ricariche e si compra l’inchiostro della boccetta (in vetro), questa sarà l’unico rifiuto. Ma durerà anni. Massima sostenibilità quindi.

http://lapennastilografica.blogspot.com/2017/02/5-buoni-motivi-per-utilizzare-una-penna.html


La storia dell’inchiostro è lunga e interessante, si perde nella notte dei tempi.

E’ nel corso dell’Ottocento, merito del progresso della chimica tedesca, che le colorazioni hanno trovato la forma e le applicazioni che hanno consentito la diffusione che oggi conosciamo: dalla stampa, alla scrittura, alle colorazioni dei tessuti umani, finanche delle bevande.

https://www.lidentitadiclio.com/breve-storia-dellinchiostro-parte-seconda/


A volte, invece di usare il termine inchiostro, usiamo china.

Tanto è diffuso che spesso si dice chinare volendo però intendere inchiostrare.

Perché?

E’ un inchiostro nero che abbiamo conosciuto in Europa nei secoli scorsi proveniente dalla Cina!

https://it.wikipedia.org/wiki/Inchiostro_di_china


Oggi si parla anche di inchiostri di origine vegetale e di stampa ecologica:

https://www.helloprint.it/blog/cosa-si-intende-per-stampa-ecologica/

https://ec.europa.eu/environment/ecoap/about-eco-innovation/good-practices/eu/766_it


Infine i pennarelli. Non li amo, sia per il loro involucro plastico, sia perché tendono a scaricarsi rapidamente. Meglio i pastelli, assimilabili alle matite.

Ma possono essere adatti per scrivere su superfici lucide, come il vetro, o su tessuti per essere indelebili. Questa proprietà, di essere indelebile, dipende dalla soluzione con cui è composto l’inchiostro: se essa è acquosa, non sarà indelebile, se invece alcolica, allora avrà questa proprietà.

https://www.zenick.it/guida-pennarelli-ad-acqua-a-vernice-a-secco-indelebili-colorati-evidenziatori



In definitiva, sulla mia scrivania né penne a sfera, né portamina né evidenziatori.

Ma solo penna stilografica, matita e gomma da cancellare.

E sì, lo ammetto, anche un pennarello indelebile.


Alla prossima stilla!




Vi ricordo dove scaricare una piccola guida da stampare ed avere sempre in evidenza per il corretto smistamento dei rifiuti dei contenitori per alimenti:

http://www.ecor.it/upload/Files/Manuale_Raccolta%20differenziata%20prodotti%20Ecor.pdf


Due approfondimenti del CONAI (Consorzio Nazionale per il Recupero degli Imballaggi) ed uno del COMIECO (Consorzio Nazionale per il Recupero e Riciclo degli Imballaggi a Base cellulosica):

Linee guida per la facilitazione delle attività di riciclo degli imballaggi in materiale plastico:

http://www.conai.org/wp-content/uploads/dlm_uploads/2017/07/Linee-Guida_Riciclo_Plastica.pdf

Liste degli imballaggi in plastica nelle fasce contributive:

http://www.conai.org/wp-content/uploads/2020/02/Lista_imballaggi_plastica_nelle_fasce_contributive_2020.pdf

Linee guida per l’etichettatura ambientale degli imballaggi:

https://www.comieco.org/downloads/6431/1994/etichettatura-imballaggi-cellulosici_linee_guida_07_26236.pdf


E qui i collegamenti alle precedenti stille di raccolta differenziata:

1. Tubetto di dentifricio.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/01/stille-di-raccolta-differenziata-1-il.html

2. Tappi di bottiglia.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/02/stille-di-raccolta-differenziata-2-i.html

3. Contenitori di alimenti in frigorifero (prima parte).

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/03/stille-di-raccolta-differenziata-3.html

4. Contenitori di alimenti in frigorifero (seconda parte).

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/04/stille-di-raccolta-differenziata-4.html

5. Contenitori di alimenti in dispensa.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/05/stille-di-raccolta-differenziata-5-la.html

6. I poliaccoppiati.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/06/stille-di-raccolta-differenziata-6-i.html

7. La sporta.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/07/stille-di-raccolta-differenziata-7-la.html

8. Cellophane e imballaggi di pacchi.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/09/stille-di-raccolta-differenziata-8.html

9. In bagno e in lavanderia.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/10/stille-di-raccolta-differenziata-9-in.html