Introduzione

ECOLOGIA, CUCINA E ECONOMIA DOMESTICA: L'INIZIO.

Le azioni quotidiane più semplici, come fare la spesa, cucinare, raccogliere i rifiuti, vengono perlopiù svolte seguendo insegnamenti di ba...

martedì 29 dicembre 2020

Stille di raccolta differenziata 11. Tabacco, gomme da masticare, caramelle e tè.

Siamo arrivati all’ultima stilla del 2020.

Dopo un paziente percorso durato ben 10 stille sul corretto smistamento dell’immondizia prodotta nelle varie stanze dell’appartamento, usciamo di casa e affrontiamo alcuni rifiuti che danno certamente più problemi fuori casa che dentro.

Parleremo dei prodotti di tabacco e correlati, e soprattutto degli odiati mozziconi di sigarette.

Ma non sono solo loro a sporcare le strade, concorrono anche le gomme da masticare.

Più in generale, vediamo involucri di caramelle e di confetti.

Infine, le bustine di tè. Perché una buona tazza di tè è il miglior modo per concludere queste esperienze così deludenti.


Ai miei tempi, si fumavano le sigarette, pacchetto duro o morbido, oppure autoprodotte, sigari e pipa.

Oggi esistono vaporizzatori, sigarette elettroniche e altre amenità.


Comprare le sigarette tradizionali significa comprare un pacchetto che è rivestito da un film di plastica sottile e leggero, che è fatto di carta o cartoncino e che contiene le sigarette protette da un foglio argenteo in realtà fatto di materiale poliaccoppiato carta alluminio.

Molti dei consumabili dei vaporizzatori sono custoditi in un involucro analogo.

Ebbene il film plastico, in LDPE, molto piccolo e leggero, facile a perdersi, può comunque essere differenziato con la raccolta della plastica.

Il poliaccoppiato argenteo è destinato all’indifferenziato mentre quel che resta del pacchetto, di cartoncino, può andare nella carta.

https://pianetadelleidee.altervista.org/2018/09/dove-si-butta-il-pacchetto-di-sigarette.html

https://www.marieclaire.com/it/lifestyle/coolmix/a28333976/come-fare-la-raccolta-differenziata/


E cosa invece per chi fuma sigarette autoprodotte?

In questo caso l’avventore avrà con sé una confezione di tabacco, spesso in plastica poliaccoppiata (dalle eccellenti capacità di conservazione ma dal difficile riciclo) oppure rigida in metallo, una confezione di cartine per arrotolare la sigaretta (in genere in cartoncino) ed una di filtri, anch’essa in cartoncino, ma i filtri spesso sono protetti da un piccolo film plastico analogo a quello del pacchetto di sigarette pronto all’uso.


Chi fuma sigari ha anche meno problemi, potendo avere un solo film plastico LDPE che protegge il sigaro da riciclare oppure una scatola di cartoncino.


Chi invece fuma la pipa, dovrà provvedere allo smaltimento dell’imballaggio del tabacco allo stesso modo di chi si autoproduce le sigarette. 

Tuttavia questa confezione di tabacco in genere copre un intervallo di tempo di settimane se non mesi, e per questo l’impatto complessivo sui rifiuti è certamente inferiore rispetto al fumatore di un pacchetto di sigarette normali quotidiane.


In ogni caso, i fumatori tradizionali hanno bisogno di fuoco per accendere la fiamma.

Un tempo, quando prevalevano i fumatori di pipa, i fiammiferi erano la norma.

Da anni oramai è raro trovare chi ne fa uso. Eppure alberghi e ristoranti per decenni li hanno usati come pubblicità.

Oggi si usa l’accendino. Pochi sono ricaricabili, ancora meno le persone che sanno farlo.

Un ulteriore oggetto in plastica dalla vita breve che diventa un rifiuto (esplosivo) non differenziabile.

https://www.econote.it/2019/08/07/dove-buttare-gli-accendini/


Io quando ho bisogno di accendere continuo ad usare i fiammiferi.

Qui la storia di questa particolare invenzione:

https://www.musilbrescia.it/minisiti/la_chimica_in_italia/contenuti/racconti_di_chimica_in_Italia_e_nel_mondo/11.L-avventurosa_storia_dei_fiammiferi_Nebbia.pdf


E qui qualche immagine dei bei tempi che furono:

https://curiosando708090.altervista.org/gli-oggetti-del-nostro-passato-cerini/


Ma la maggiore tragedia tra i rifiuti del mondo del tabacco è rappresentata dal mozzicone di sigaretta.

Ai tempi dei veri duri (fino agli anni 60 credo) si fumavano regolarmente sigarette senza filtro.

Oggi tutte le sigarette vendute hanno un filtro.

Da un punto di vista salutare, sembra essere meglio: fumatori di sigarette senza filtro hanno un rischio del 40% maggiore rispetto ai fumatori di sigarette con filtro di sviluppare un carcinoma polmonare.

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6806424/


Ma non è un accessorio in grado di impedire significativamente i danni alla salute provocati dal fumo.

Inoltre, da un punto di vista ambientale, il problema rimane: il filtro delle sigarette è in acetato di cellulosa, materiale plastico non riciclabile.

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/REST/v1/showdoc/get/fragment/18/DDLPRES/0/1074667/all


Una volta disperso in natura, ci mette anni a degradarsi.

E rappresenta nelle spiagge del mondo il primo rifiuto per frequenza.

https://www.nationalgeographic.it/ambiente/2020/01/i-filtri-delle-sigarette-sono-microplastiche-inquinanti-andrebbero-vietati

https://www.arpa.marche.it/comunicazione/prima-pagina/317-spiagge-senza-filtro


Ma come è possibile?

Semplice.

Abbiamo cercato con 11 stille di conoscere il corretto destino dei rifiuti più disparati.

Tanti di noi hanno a conoscenza il problema dello smaltimento dei rifiuti, del bisogno della raccolta differenziata. 

Meno, forse, si rendono conto della necessità che una volta differenziata la raccolta, essa dovrebbe portare al reale riciclo dei materiali.

L’Italia è assolutamente all’avanguardia nel mondo: vetro, metalli e carta toccano percentuali altissime (70% e più della quota immessa sul mercato).

Ma la plastica è ancora molto distante questi risultati.

Molti di noi hanno timore delle conseguenze degli smaltimenti illegali, dell’uso improprio degli inceneritori dei rifiuti. Più in generale c’è diffidenza verso una filiera così appetibile per le mafie che spesso la infiltrano.

Insomma, ci sarebbe tanto e diffuso interesse a essere virtuosi con i rifiuti.


Ma, nonostante questa ampissima condivisione di preoccupazione del problema, immancabilmente, la stragrande maggioranza della popolazione fumatrice, all’esaurirsi della sigaretta, non ha alcun dubbio sul destino del mozzicone di sigaretta: buttarlo via nell’ambiente. Per terra, se siamo in giro per la città o per una strada di campagna. Dal finestrino, se siamo in auto. Nella sabbia, se siamo in spiaggia. A mare, se siamo in nave.


E’ incredibile come non si raggiunga la consapevolezza che esso è un rifiuto inquinante, e che gettarlo via è un gesto deprecabile al pari di quello che possa essere buttare una cartaccia qualunque.

Ho fumato per almeno 5 anni, oltre 10 anni fa, e non ho mancato anche io di fare quello che fanno tutti.


La soluzione in realtà è semplicissima.

Venti anni fa il mio amico Corrado mi fece vedere uno strano oggetto proveniente dal Giappone. 

Mi chiese cosa era.

Era come un sacchetto morbido e impermeabile, entrava nel palmo di una mano.

Per quanto mi sforzai non capii cosa fosse.

Si trattava di un posacenere portatile.

Certo, bisogna spegnere il mozzicone e non è agevole muoversi con una fiamma in mano. Inoltre all’interno è maleodorante.

Ma il danno all’ambiente è molto maggiore e bisogna assolutamente che si raggiunga la consapevolezza della gravità del gesto.   

Oggi ne esistono tante varianti: morbido, come il primo che ho conosciuto, ma anche rigido, in metallo, delle dimensioni di un portachiavi, e al costo irrisorio.

Guardate quanti modelli a queste pagine:

http://icastica.it/test/posacenere-portatili/

https://www.pylones.com/it/posaceneri-tascabili/1694_6054_posacenere-portatile-cend-art-estampe.html


Gettare mozziconi di sigaretta nell’ambiente è un reato punibile con sanzione pecuniaria da 60 a 300€.

E non dimentichiamo il rischio di incendi, nel periodo estivo.

Inoltre, si sta diffondendo l’obbligo in varie parti del mondo per i fumatori di avere con sé un posacenere portatile. In Campania vige quest’obbligo (ed è purtroppo un esempio dell’estrema distanza tra le norme e la realtà).

https://www.eurocali.it/blog/posacenere-tascabile-obbligatorio-n350


Ci sono anche belle iniziative locali, come quella del comune di Amatrice, dove per diffonderne l’abitudine il posacenere portatile viene regalato ai fumatori.

https://www.nonsprecare.it/portacenere-tascabile-in-regalo-ai-cittadini-cosi-ad-amatrice-si-tiene-pulita-la-citta?refresh_cens


Per fortuna in Italia (e nel mondo) il numero di fumatori lentamente decresce.

http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4812

https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=79905


A causa dei lockdown occasioni di passeggio in comune, con fumatori, ce ne sono state poche quest’anno.

Speriamo in un rapido ritorno alla socialità di sempre, e agiamo in maniera decisa per far comprendere ai fumatori che è un gesto inaccettabile quello di gettare via nell’ambiente il mozzicone.


Ma se guardiamo per strada, oltre a innumerevoli mozziconi di sigarette e qualche cartaccia, sui marciapiedi osserveremo un altro rifiuto depositato e permanente, insostenibile per l’ambiente: le gomme da masticare.

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/10/15/la-polemica-guerra-totale-ai-chewing-gum.html


Un prodotto nato in America, sia nella sua tradizione originale, in uso presso i Maya, sia nell’accezione comune, conosciuto in Europa dalla seconda guerra mondiale.

Si tratta nella maggior parte dei casi di un prodotto di sintesi, da masticare ma non da ingoiare, aromatizzato secondo i gusti. 

https://it.wikipedia.org/wiki/Gomma_da_masticare


Possono contribuire all’igiene orale, come la pubblicità non manca di ricordarci, ma possono anche avere effetti indesiderati provocati dalla masticazione prolungata non seguita dall’assunzione di cibo.

Comunque piacciono e se ne consumano migliaia di tonnellate all’anno in Italia.

https://www.newsfood.com/chewing-gum-quanto-costa-rimuoverlo-da-strade-e-marciapiedi/


Due i problemi: il primo, direi irrisorio, dello smaltimento dell’imballaggio: in genere è minimo, di carta plastificata (indifferenziato), oppure una scatolina di cartone (rivestita dal solito film plastico LDPE) o, in certi casi, una scatola di plastica PET.


Il secondo, molto più importante per l’ambiente, è quello dello smaltimento della gomma dopo essere stata consumata.

Eh si perché fa un po’ schifo dopo averla masticata, è appiccicosa, e ce ne sbarazziamo volentieri subito.

Alcune marche, poche, prevedono un incarto per ogni gomma che può aiutare a raccoglierla, tenerla in tasca per gettarla nel primo contenitore dell’indifferenziato (non va nell’umido organico!).

Molto più spesso manca e, se non si ha a disposizione rapidamente un cestino, si rischia di farla finire a terra. Dove rimane per anni, lasciando una traccia difficile da rimuovere.


il costo della rimozione delle gomme è variabile, e viene stimato in 15€ al metro quadro.

https://www.nonsprecare.it/cicche-e-gomme-da-masticare-distruggono-le-citta-serve-una-campagna-dinformazione?refresh_cens


Lo strumento più efficace consiste nell’uso di un getto di acqua calda (bollente) ad alta pressione sul residuo di gomma azzeccato all’asfalto. 

https://www.baritoday.it/cronaca/un-getto-di-vapore-per-rimuovere-le-chewing-gum-dai-marciapiedi-in-citta-arriva-ghibli.html


Come combattere anche questa abitudine incivile, che tanti danni sia di decoro sia di inquinamento crea al nostro ambiente urbano?


Certamente ci vuole sensibilizzazione al problema, cosa che, come per i mozziconi, sostanzialmente manca: le stesse persone discretamente attente in casa, che si vergognerebbero di buttare l’incarto del gelato per terra davanti ad altri passanti, non collegano di fare lo stesso gesto incivile con la sigaretta o con la gomma da masticare.

Ecco quindi benvenute iniziative come questa milanese, ormai di qualche anno fa, di tappezzare di post it sensibilizzanti (e utilizzabili per riporci la cicca) i muri della città.

https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2012/05/21/716100-milano-chewinggum-post-manifesto-maleducazione.shtml


Qualche produttore più attento prova a risolvere il problema cercando di utilizzare un polimero per le sue gomme meno appiccicoso, così che sia più facile da rimuovere la cicca:

https://www.corriere.it/ambiente/12_dicembre_17/chewing-gum-non-attaccano-strade_fb7e61f2-4828-11e2-9b8b-e1acb7544763.shtml


Non mancano peraltro anche in Italia ordinanze comunali dedicate al problema, e nel mondo scelte radicali come il divieto totale di consumo di gomme da masticare a Singapore.


Un’alternativa potrebbe essere utilizzare del chewing-gum biodegradabile, come prodotto da alcune cooperative americane in vendita attraverso il mercato equo e solidale.

https://www.treedom.net/it/blog/post/chewing-gum-qual-e-l-impatto-sull-ambiente-e-sulla-nostra-salute-936/

https://www.green.it/chewing-gum-biodegradabile-ed-ecosostenibile-oggi-esiste-si-chiama-chicza-viene-dalla-foresta-pluviale/


Ed infine c’è chi prova a riutilizzare le gomme raccolte per farne nuovi oggetti, contribuendo a sensibilizzare sul tema:

https://www.supereva.it/gumshoes-scarpe-fatte-con-gomme-da-masticare-50825

https://www.greenme.it/consumare/riciclo-e-riuso/gomma-da-masticare-riciclo/


Da qualche anno le gomme da masticare sono in crisi: diverse ragioni stanno portando a diminuire nel mondo le vendite.

Come reagiscono i produttori?

Sfruttandole come veicolo di benessere. Già contribuiscono all’igiene orale (cosa che ne traina il consumo), ma potrebbero diventare rimedi contro insonnia oppure avere effetti energizzanti, ad esempio a base di caffeina. Vedremo.

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/chewing-gum-crisi-ditte-corrono-ai-ripari-gomme-terapeutiche-1796966.html


Per ultimo qualche pagina con dei consigli utili: come rimuoverle dai vestiti e dalle scarpe, se accidentalmente finiamo a contatto con una gomma lasciata da qualche scostumato su una panca o per strada.

Ce ne sono vari, ma il metodo più semplice ed efficace consiste nel raffreddarle, per esempio lasciando la scarpa o il pantalone per qualche ora nel freezer. dopo questo tempo si staccheranno praticamente da sole.

https://scarpealte-scarpebasse.it/metodi-per-togliere-la-gomma-da-masticare-dalle-scarpe/

https://www.greenstyle.it/rimuovere-la-gomma-da-masticare-dai-tessuti-15-modi-95151.html


Dove sono esposte le gomme, ci sono anche le caramelle e alcuni cioccolatini.

Ed in effetti spesso il packaging è sovrapponibile (come il suo destino).

Molte caramelle però hanno un singolo incarto, in genere in plastica o poliaccoppiati carta plastica carta alluminio, ed è difficile capire se si è davanti ad un incarto da gettare con la plastica oppure no. Peraltro, essendo piccolo e leggero, ci si pone il dubbio che possa realmente essere riciclato.

https://www.celvil.it/packaging/per-ciascuna-caramella-il-confezionamento-piu-adatto/


Ci sono esempi virtuosi di riuso di incarti di caramelle per produrre abiti e accessori di moda:

https://www.architetturaecosostenibile.it/design/accessori-moda/abiti-accessori-eco-creare-caramelle-133

https://media.robadadonne.it/galleria/come-mi-sono-fatta-abito-borsa-e-scarpe-con-la-carta-delle-caramelle/


Mi auguro che presto potremo vedere quello che oggi è ancora sperimentale o poco diffuso, cioè incarti compostabili per caramelle e cioccolatini:

https://www.tuttogreen.it/la-caramella-con-involucro-compostabile/

https://www.proramillenote.it/prodotti-menu-ita/caramelle-e-cioccolatini/caramelle-con-incarto-ecologico-menu-prodotti-ita.html

https://www.polimerica.it/articolo.asp?id=7643


Per restare in tema, parliamo di confetti.

Quando si riceve una bomboniera, ad esempio per una laurea, si riceve un piccolo oggetto ricordo in genere legato con un nastro ad un sacchetto contenente dei confetti.

Quel sacchetto spesso è di un materiale che ricorda la seta, ruvido al tatto, che genericamente viene chiamato raso.

Di norma, per questo genere di confezioni, è fatto di fibre sintetiche (di plastica) per cui le possibilità di riciclo sono molto limitate (e va quindi nell’indifferenziato).

https://www.nastriportaconfetti.it/shop/bomboniere-sacchetti/527-sacchetto-raso-macrame-conf-da-10-pz.html


Concludiamo con le bustine di tè.

Certo, non sta a me ricordarlo, il miglior tè non sta nelle bustine pronte all’uso ma si compra sfuso e si conserva in barattoli a chiusura ermetica.

Ma le bustine sono comode e pratiche, sono economiche e ci consentono di avere tanti tipi di tè e tisane diverse.

Cosa farne, dopo averle messe in infusione nella tazza di acqua bollente?

In genere queste bustine possono andare nella frazione umida, compostabile, dei rifiuti, al pari del tè venduto sfuso.

Tuttavia a questo articolo leggiamo che esistono molti produttori che per rendere resistente la bustina aggiungono alla carta che avvolge il tè anche una quota di plastica (polipropilene) e che gli utilizzatori di una compostiera domestica si accorgono del fatto che queste bustine non scompaiono mai.

https://www.greenme.it/informarsi/rifiuti-e-riciclaggio/bustine-te-sono-compostabili/


Vale quindi la pena controllare sulla scatola e sul sito del produttore se ci sono indicazioni specifiche per lo smaltimento.

https://www.clipper-teas.it/bustine-di-te-senza-plastica/

https://www.pompadour.it/it/responsabilita-sociale-produzione/pg-31


Nonostante la presenza in alcune bustine di una minima quota di plastica, esse sono comunque destinabili allo smaltimento con la frazione organica umida.

https://pianetadelleidee.altervista.org/2017/11/dove-si-buttano-filtri-del-te-tisane-camomille.html


Attenzione però: mi è capitato, al tavolino di un bar, di ricevere un tè pregiato in una confezione elegante di forma piramidale: essa era interamente in plastica.

Non ho apprezzato per nulla la scelta, ed in questi casi non si può far altro che gettarla nell’indifferenziato (a meno che non si voglia aprirla con le forbici e separare tè e bustina).


Siamo alla fine dell’anno, siamo arrivati all’ultima stilla.

Spero abbiate gradito l’attenzione ai più frequenti tipi di rifiuti incontrati e colto l’occasione per approfondire il loro destino, per migliorare le nostre scelte.

Meno rifiuti si producono, più si è ricchi.

Non è uno slogan ma è la realtà mondiale.


Riprenderemo in forma diversa il prossimo anno approfondimenti pratici sulla corretta gestione dei rifiuti (e soprattutto su come produrne meno).

A presto!




Vi ricordo dove scaricare una piccola guida da stampare ed avere sempre in evidenza per il corretto smistamento dei rifiuti dei contenitori per alimenti:

http://www.ecor.it/upload/Files/Manuale_Raccolta%20differenziata%20prodotti%20Ecor.pdf


Due approfondimenti del CONAI (Consorzio Nazionale per il Recupero degli Imballaggi) ed uno del COMIECO (Consorzio Nazionale per il Recupero e Riciclo degli Imballaggi a Base cellulosica):

Linee guida per la facilitazione delle attività di riciclo degli imballaggi in materiale plastico:

http://www.conai.org/wp-content/uploads/dlm_uploads/2017/07/Linee-Guida_Riciclo_Plastica.pdf

Liste degli imballaggi in plastica nelle fasce contributive:

http://www.conai.org/wp-content/uploads/2020/02/Lista_imballaggi_plastica_nelle_fasce_contributive_2020.pdf

Linee guida per l’etichettatura ambientale degli imballaggi:

https://www.comieco.org/downloads/6431/1994/etichettatura-imballaggi-cellulosici_linee_guida_07_26236.pdf


E qui i collegamenti alle precedenti stille di raccolta differenziata:

1. Tubetto di dentifricio.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/01/stille-di-raccolta-differenziata-1-il.html

2. Tappi di bottiglia.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/02/stille-di-raccolta-differenziata-2-i.html

3. Contenitori di alimenti in frigorifero (prima parte).

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/03/stille-di-raccolta-differenziata-3.html

4. Contenitori di alimenti in frigorifero (seconda parte).

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/04/stille-di-raccolta-differenziata-4.html

5. Contenitori di alimenti in dispensa.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/05/stille-di-raccolta-differenziata-5-la.html

6. I poliaccoppiati.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/06/stille-di-raccolta-differenziata-6-i.html

7. La sporta.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/07/stille-di-raccolta-differenziata-7-la.html

8. Cellophane e imballaggi di pacchi.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/09/stille-di-raccolta-differenziata-8.html

9. In bagno e in lavanderia.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/10/stille-di-raccolta-differenziata-9-in.html

10. Il guardaroba e la scrivania.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/11/stille-di-raccolta-differenziata-10-il.html

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