Introduzione

ECOLOGIA, CUCINA E ECONOMIA DOMESTICA: L'INIZIO.

Le azioni quotidiane più semplici, come fare la spesa, cucinare, raccogliere i rifiuti, vengono perlopiù svolte seguendo insegnamenti di ba...

venerdì 10 aprile 2020

STILLE DI RACCOLTA DIFFERENZIATA 4. CONTENITORI DI ALIMENTI IN FRIGORIFERO (SECONDA PARTE)

Continuiamo a conoscere i principali imballaggi di alimenti che riponiamo in frigorifero e, in base al materiale di cui sono fatti, a smistarli nel modo corretto nella raccolta differenziata.

E anche a capire se sono materiali che hanno reali possibilità di riciclo, e se esistono migliori alternative per l’ambiente.

Pasqua, pasquetta, non mancheranno i salumi sulla tavola.
Occupiamoci quindi dei loro involucri.
Tradizionalmente, supermercato o salumeria, mortadella prosciutto e altri chiediamo che vengano affettati al momento.
A questo punto, due sono i contenitori: vaschetta in plastica trasparente richiudibile (in genere quando si prendono 2 o più etti) oppure carta del salumiere con foglio di plastica.

Le vaschette in plastica trasparente in realtà sono molto utilizzate anche per gli alimenti che si comprano già cucinati o porzionati e pronti da mangiare al banco gastronomia, o anche per le olive o per le uova.
Possiamo verificare autonomamente, cercando il numero che indica il polimero nel triangolino, di che polimero plastico è fatto quest’imballaggio.
Tuttavia questo non è un dato obbligatorio da fornire, sebbene la maggioranza delle aziende attente lo mettano ben evidente.
In alternativa, possiamo cercare un sito di produttore e vedere gli articoli di vaschette in vendita per scoprire di che materiale esse sono fatte.
Come ad esempio qui:

Nella mia esperienza, in gran parte esse sono in polietilene tereftalato (PET, polimero 1), polipropilene (PP, polimero 5) o in polistirene (PS, polimero 6).

Il polistirene può essere cristallino, e quindi di aspetto trasparente, oppure espanso, e quindi bianco (il classico polistirolo facilmente riconoscibile visivamente e al tatto).
Se il primo può essere la tipica vaschetta per alimenti, il secondo è comunque diffuso: pensiamo alla vaschetta del gelato artigianale, ma anche a quelle bianche di verdure, carne e pesce che vengono già confezionate ed imballate nei punti vendita, coperte da una pellicola trasparente (di questa ne abbiamo parlato nella precedente stilla).

Sono plastiche che vanno smistate nella raccolta differenziata (dopo aver rimosso residui di cibo).
Verranno riciclate?

La volta precedente vi ho trasmesso una guida ben comprensiva relativa alla raccolta differenziata dei contenitori per alimenti. Dava istruzioni semplici per tutti i contenitori (esempio: questo imballaggio in questo materiale si butta qui).
Questa volta vi rimando a due documenti con i quali capire perché alcuni contenitori in plastica verranno riciclati ed altri no.
Sono due approfondimenti del CONAI (Consorzio Nazionale per il Recupero degli Imballaggi)

Linee guida per la facilitazione delle attività di riciclo degli imballaggi in materiale plastico:

Liste degli imballaggi in plastica nelle fasce contributive:

Da questi deduciamo chiaramente che, allo stato, il riciclaggio delle vaschette in polistirene è ancora difficile.
Non sono quindi, quando possibile, da preferire.

Non ci deve meravigliare però la sua diffusione: le plastiche hanno caratteristiche diverse e alcune sono più adatte al contatto con gli alimenti di altre. Alcune resistono a temperature elevate, altre non sono idonee per questo scopo (non devono andare per esempio nel microonde). O anche, la capacità di contenere i liquidi, ed il tempo di resistenza, differiscono. Ecco perché un imballaggio viene preferito ad altri anche se più difficilmente riciclabile. 
Dipende molto dal tipo di alimento, dalla sua consistenza, dal tempo di conservazione e dalla temperatura.
Il polistirolo, tra l’altro, ha il vantaggio di essere un ottimo isolante termico.

Il discorso è analogo per le vaschette di affettati già confezionate.
In realtà al supermercato oggi ci andiamo di fretta e le troviamo comode e pronte, pazienza se la fragranza e il sapore sono di qualità inferiore. Specie in questa emergenza Coronavirus, si fa prima a prendere una vaschetta già chiusa con la porzione da 80 o 100g di affettato.

Queste, nelle versioni più economiche sono strettamente aderenti al prodotto, che magari quando si apre richiede di essere arieggiato per qualche minuto per restituire meglio il sapore, mentre invece nelle versioni più raffinate l’affettato ha uno spazio maggiore dove viene alloggiato e all’apertura l’immagine restituita è certamente migliore.
Dove vanno queste vaschette preconfezionate?
Nella raccolta differenziata della plastica.
Analogamente alle precedenti, come possiamo leggere nei siti di produttori, anch’esse possono essere in vari polimeri, più spesso in PET.

Per chi vuole approfondire, un blog dedicato allle vaschette per alimenti:

E sul confezionamento degli affettati:

Esistono vaschette in materiale non plastico?
Si e da molti anni. Quest’articolo ne esalta l’introduzione 10 anni fa in Finlandia in cartone.

E anche in Italia è possibile trovare prodotti (in genere di nicchia e di alta gamma) con imballaggi dal peso ridotto, in più componenti tra cui cartone più facilmente riciclabile.

Torniamo però alla spesa al banco con l’affettato appena tagliato.
Esiste la possibilità che il salumiere riponga il nostro fresco affettato nella famosa carta del salumiere. Essa è fatta di un foglio di carta oleata o cerata e di un foglio sottile di plastica, che può aderire o essere separato dalla carta oleata.
La carta oleata o cerata va nell’indifferenziato. Essa infatti è un poliaccoppiato non divisibile carta e plastica, in genere polietilene (nota anche come carta politenata). Può comunque tornarci utile per un riuso, visto che non è stata a contatto con gli affettati e che è dotata di buone doti di impermeabilità.
La usa anche il macellaio per incartare la carne.
Può anche capitare che sia un semplice foglio cartaceo. Dipende dalle scelte del salumiere. Nel dubbio preferisco non abbassare la qualità della carta da riciclo e la metto nell’indifferenziata.
Il foglio di plastica va a contatto col prosciutto ed è un foglio trasparente per alimenti. Si trova anche nelle confezioni sottovuoto (pensiamo alle monoporzioni di sottilette o a volte al salmone sottovuoto. In genere è costituito di polipropilene, se non è eccessivamente sporco può essere raccolto con la plastica differenziata.

Parlando di vaschette per alimenti probabilmente ci sono sfuggiti alimenti e prodotti che non compro abitualmente, ma non vorrei dimenticarne uno che viene da sempre venduto in vaschetta. E che piace a tutti i bambini: i tortellini.

Oggi ricorro molto meno frequentemente al banco frigo per un pasto facile da cucinare come la vaschetta di tortellini ma rimane un must della mia infanzia ed un prodotto molto diffuso.
Un tempo li ricordo sempre in vaschette di plastica coperte da un film, perfettamente analoghe a quelle degli affettati, ma oggi esistono anche forme diverse di confezioni.
A questa pagina ne vediamo alcune delle principali marche. E’ una prova d’assaggio di alcuni tra i principali prodotti disponibili. 

Il Salvagente accusa i nuovi imballaggi di tortellini Giovanni Rana di essere imbustati in un contenitore non riciclabile.

Come scrivono gli autori dell’articolo, è un poliaccoppiato carta plastica che consente di ridurre del 60% la componente plastica.
Personalmente non condivido. Smistiamo nella plastica tanti contenitori di cui non conosciamo con esattezza il polimero e come abbiamo visto molti di essi non verranno riciclati.
Anzi, sappiamo che solo il 40% dei materiali smistati nella raccolta differenziata della plastica avranno reali possibilità di essere riciclati. Il resto va in inceneritore o in discarica. Come il sacchetto dell’indifferenziato.

Dunque, fare correttamente la raccolta differenziata della plastica, ma soprattutto ridurne l’utilizzo e privilegiare l’uso di materiali a maggiore probabilità di riciclo.
Ma come fare per i prodotti che abbiamo visto in questo mese?

Per le vaschette dei salumi, privilegiamo quelle di cui possiamo conoscere il materiale usato e che sia un polimero plastico a maggiore probabilità di riciclo (ad esempio il PET).
Soprattutto, organizzare gli acquisti in modo da limitare gli imballaggi: facciamo acquisti sfusi, maggiori e meno frequenti. Meglio prendere un salame intero e conservarlo in frigorifero rispetto a 80g imballati 2 volte a settimana. Giova poi anche alla salute un consumo non eccessivo di insaccati.
Per le uova, preferire quelle in imballaggio cartonato.
Gli alimenti porzionati che possono essere comprati sfusi, come la frutta e la verdura: il supermercato ci fa usare sacchetti compostabili utili per la raccolta dell’umido. I fruttivendoli ed i mercati ci fanno usare le nostre sacche riutilizzabili (anche se, in questo tempo di Coronavirus, gioco forza per limitare i contatti e velocizzare le procedure si ricorre più spesso a sacchi usa e getta di plastica). Ma vale anche per il pesce e per la carne.
Si può anche considerare diversamente l’acquisto di monoporzioni di cibi pronti. Così scopriamo di poterne prepararare di più sani, vari e saporiti a casa e di portare a lavoro la schiscetta in un contenitore riutilizzabile.

Quando non possibile, non dimentichiamo che gli imballaggi in polimeri plastici, anche quando difficilmente riciclabili o non riciclabili, come i poliaccoppiati, lo sono per ragioni di igiene e conservazione che comportano alla fine un vantaggio economico per la società ed una riduzione di spreco.

Inoltre dobbiamo guardare all’innovazione. Oggi esistono sempre più aziende che producono imballaggi in materiale compostabile che possono sostituire in molte occasioni quelli che oggi usiamo in materiale plastico. Come quelli prodotti da questa azienda.

Bene. Buone feste pasquali (in casa e da soli).

Alla prossima stilla.

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