Introduzione

ECOLOGIA, CUCINA E ECONOMIA DOMESTICA: L'INIZIO.

Le azioni quotidiane più semplici, come fare la spesa, cucinare, raccogliere i rifiuti, vengono perlopiù svolte seguendo insegnamenti di ba...

sabato 28 novembre 2020

MELE

Indubbiamente, uno dei frutti più conosciuti.

Anche se da bambini impariamo che le mele possono essere rosse, gialle e verdi, ne esistono migliaia di varietà.

Inoltre, sono disponibili tutto l’anno. Ma quando maturano?


Vediamo insieme.

Il melo origina dall’Asia centrale ed il consumo dei suoi frutti si diffonde nel Neolitico (cioè dal 10.000 al 3.500 a.C.).

La mela è il frutto più diffuso e mangiato in Europa: ne consumiamo in media 20kg all’anno a testa.

Preferibilmente cruda, come ogni frutto, in realtà si presta molto a preparazioni cotte dolci (torta di mele) ma anche di supporto a sughi salati.

https://www.alimentipedia.it/mela.html

http://www.benessere.com/dietetica/arg00/proprieta_mela.htm


Numerosi i riferimenti culturali: da Adamo ed Eva, alla leggendaria isola delle mele Avalon, a Biancaneve, Guglielmo Tell e Isaac Newton.

Ma soprattutto “Una mela al giorno leva il medico di torno”. Ed è traducibile anche in altre lingue.

In effetti è indubbiamente benefica e ad ampia disponibilità.

https://ilfattoalimentare.it/mela-georgofili.html

https://www.basko.it/p/la-mela-il-frutto-proibito-dalle-mille-virtu/


Nei fumetti e nei cartoni animati di Walt Disney compare la tradizione che i bambini portano una mela alla maestra.

Di origine scandinava, si diffuse negli Stati Uniti d’America con il valore simbolico che una persona, per quanto povera, potesse offrire comunque qualcosa di valore (salutare) al proprio insegnante in segno di rispetto.

https://www.proiezionidiborsa.it/perche-la-tradizione-vuole-che-i-bambini-portino-la-mela-in-classe-alla-maestra/


La mela fa bene.

Anzitutto, ha un potere saziante non indifferente, a fronte di un ridotto potere calorico.

Contiene fibra, tra cui la pectina, cui si deve il potere saziante. Questa è soprattutto presente nella buccia, che va mangiata, dopo essere stata accuratamente sciacquata.

Inoltre, ha proprietà ipocolesterolemizzanti.

https://smartfood.ieo.it/alimenti/mele/

https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/alimentazione/mela-tante-virtu-un-unico-frutto-salutare

https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2012/12/20/alimenti-di-stagione-la-mela/17078


In Europa i maggiori produttori di mele sono l’Italia, la Francia e la Polonia.

Nel Mondo, la Cina e gli Stati Uniti.

https://www.myfruit.it/trend-mercati/2018/11/consumi-e-produzione-delle-mele-cosa-sta-succedendo-ad-est.html

https://www.freshplaza.it/article/4082149/i-10-maggiori-esportatori-di-mele-al-mondo/

https://rivistafrutticoltura.edagricole.it/post-raccolta/rallenta-la-pressione-mondiale-buone-prospettive-per-lexport-italiano-di-mele/


In Italia, da padrone la fanno le provincie di Trento e Bolzano, che da sole producono più del 50% del totale.

Seguono Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte, Lombardia e Campania.

http://www.italiafruit.net/DettaglioNews/41433/la-categoria-del-mese/produzione-import-export-consumi-prezzi-tutto-sulle-mele


Fino al 9% delle mele prodotte in Italia vengono da agricoltura biologica.

https://www.agricultura.it/2020/11/16/produzione-italiana-di-mele-a-21-mln-di-tonnellate-nuovo-record-per-le-biologiche-9-della-produzione/


Qui un riferimento bibliografico di livello enciclopedico sulla mela.

https://www.colturaecultura.it/content/melo-nel-mondo


Ma veniamo ad una considerazione importante: le mele sono in vendita tutto l’anno. Come è possibile?

Il periodo di maturazione è tardo estivo inizio autunnale, cui segue la raccolta da agosto a ottobre. 

Alcune varietà sono precoci e disponibili solo da agosto ad ottobre. Molte sono disponibili per tutto l’autunno e l’inverno.

Soprattutto, le principali varietà di consumo hanno un lungo periodo di conservazione,  anche di 6 mesi. Ecco perché anche in primavera sono buone e disponibili.

Nel complesso il periodo ideale di consumo delle mele incomincia a fine agosto e dura fino alla primavera inoltrata.

https://www.corriere.it/cook/news/cards/dal-picciolo-buccia-lucida-5-regole-infallibili-scegliere-mele-migliori/esiste-stagionalita.shtml?refresh_ce

https://www.bio-suisse.ch/media/it/heldendernatur/saisonkalender_i.pdf

http://www.ciboecibo.it/Sani,-buoni-e-etici/Approfondiamo:-la-parola-al-Dr.-Longo/La-Mela/ca_1846.html


Ed eccoci al punto più importante. Vediamo le caratteristiche delle varietà di mele più disponibili:


Varianti a buccia rossa:

Mela Annurca: rossa, piccola, tipica della Campania. La mela annurca viene prodotta in più parti della regione ma le zone più importanti sono Giugliano e Sant’Agata dei Goti. La particolarità di questa mela è che viene raccolta a settembre ma fatta maturare a terra. Pertanto il suo periodo di consumo inizia alla fine dell’anno e prosegue per tutto l’inverno fino alla primavera. 

http://www.quicampania.it/prodotti-tipici/mela-annurca.html

Mela Rosa dei Monti Sibillini

Mela Braeburn

Mela Campanina

Mela Fuji dal Giappone, la mela più coltivata al mondo, in Italia viene coltivata in pianura. E’ una varietà autunnale e a lunga conservazione, dunque disponibile dall’autunno alla primavera.

Mela Royal Gala dalla Nuova Zelanda è una varietà estiva ma di buona conservazione, dunque disponibile per tutto l’autunno e l’inverno.

Mela Red / Stark Delicious la mela di Biancaneve, tipica dell’arco alpino. E’ una varietà autunnale e a lunga conservazione, dunque disponibile dall’autunno alla primavera.

Mela Pink Lady dall’Australia, una varietà recente (anni 70), di tipo autunnale.


Varianti a buccia gialla:

Mela Golden Delicious di origine americana, è la più coltivata in Italia, in particolare in Trentino Alto Adige e in Valtellina. E’ una varietà autunnale e a lunga conservazione, dunque disponibile dall’autunno alla primavera.

Mela Renetta antica e Francese, anch’essa è perlopiù coltivata al nord e ben si adatta alla preparazione dei dolci. E’ una varietà autunnale e a lunga conservazione, dunque disponibile dall’autunno alla primavera.


Varianti a buccia verde:

Granny Smith anch’essa australiana, ma risale all’inizio del Novecento. Ha un sapore acidulo molto netto ed ha un basso contenuto di zuccheri, e per questo viene spesso associata alla dieta dei diabetici. E’ una varietà autunnale e a lunga conservazione, dunque disponibile dall’autunno alla primavera.


https://fruittechgambettola.wordpress.com/2015/09/07/la-stagione-delle-mele/

https://www.ilcuocoincamicia.com/mele-autunnali/

http://gazzagolosa.gazzetta.it/2013/10/29/mele-guida-alle-varieta/

https://biosuedtirol.com/it/mele

https://www.noisiamoagricoltura.com/varieta-di-mele/

https://www.dissapore.com/cucina/varieta-di-mele/


Le mele più coltivate in Italia: Golden delicious (anche 1 milione di tonnellate) nettamente la prima, seguita da Gala, Red delicious, Fuji, Granny Smith e Pink Lady. Più indietro la Annurca, con circa 40.000 tonnellate.

http://www.italiafruit.net/DettaglioNews/50837/in-diretta-da/mele-produzione-europea-in-calo-tutti-i-dati


Come si conservano le mele?

Il fatto che siano disponibili e buone per oltre 9 mesi all’anno dipende, oltre che dalla stagionalità delle varietà, sopratutto dalla loro eccellente capacità di conservazione.

Possono quindi tranquillamente rimanere un paio di settimane in cucina dopo l’acquisto, magari al centro della tavola in un bel piatto.

In alternativa, possono stare più a lungo in un ambiente fresco e buio, come una cantina o il frigorifero.

Ma è meglio tenerle lontane dalle banane e dalle patate, che possono risentire del loro rilascio di etilene, causandone rapida maturazione.

https://fooby.ch/it/cuciniamo/dizionario-del-cibo/Mele.html?startAuto1=0


Le mele oltre al consumo da crudo si prestano a tante preparazioni, innanzitutto dolci, tante sono le varietà di torte con le mele come base, tra strudel e crostate.

Poi esistono preparazioni dal potere guaritivo, magari antichi rimedi per la stipsi o per alleviare i sintomi del raffreddore. Le mele cotte. Onestamente da bambino le trovavo insopportabili.

https://www.lacucinaitaliana.it/tutorial/i-consigli/ricetta-mela-cotta-perfetta/?refresh_ce= 

https://www.cookist.it/guida-alle-mele-le-varieta-piu-importanti-e-come-usarle-in-cucina/


Inoltre possono adattarsi a preparazioni salate, anzitutto insalate e contorni, ma anche come sughi, come nella tradizione anglosassone in accompagnamento alla carne, o persino di primi piatti.

Alcuni infatti aggiungono alla Genovese napoletana una mela annurca.

https://www.lucianopignataro.it/a/ricetta-spaghetti-mele-e-cipolle/101620/


E qui qualche aiuto per chi vuole approcciare la coltivazione del melo. E’ una pianta facente parte della famiglia delle rosacee, e quello che noi mangiamo non è in realtà il frutto della pianta ma è un falso frutto.

https://www.casaegiardino.it/giardinaggio/piante/melo-coltivazione.php

https://www.agraria.org/coltivazioniarboree/melo.htm

https://www.giardinaggio.it/frutteto/melo/melo.asp


Come abbiamo visto all’inizio, tanti sono i riferimenti culturali alla mela, anche nella popart e nei giorni nostri.

Non dimentichiamo infatti il nome della Apple computer, oppure il soprannome di New York, la grande Mela.

Infine, la prima discoteca di Napoli. Piccola ed elegante, venne aperta nel 1967 e si chiama “la Mela”.

http://www.serateanapoli.it/locations/la-mela-napoli-exclusive-club/


Bene, vi lascio con un classico Walt Disney: Paperino, coltivatore di mele, alle prese con Cip e Ciop.

Chissà che non abbia aiutato i bambini a gradire le mele, facendo contenti i genitori.

https://www.youtube.com/watch?v=BcCaQhkAVIY

martedì 17 novembre 2020

Stille di raccolta differenziata 10. Il guardaroba e la scrivania.

Vediamo qualche altro angolo della casa.

Il guardaroba, la scrivania dove studiamo o lavoriamo.


Riguardo all’abbigliamento, quest’estate vi ho consigliato un libro da leggere per scoprire come e dove vengono prodotti i tessuti e i capi di abbigliamento che indossiamo. Cosa nuoce al pianeta, come incidere in maniera positiva su questa filiera.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/08/recensione-di-libri-la-rivoluzione.html


Come sempre, l’argomento delle stille è indagare sul corretto smaltimento degli imballaggi.

I capi di vestiario esistenti sono tanti e variegati. Tra i più diffusi sicuramente ci sono scarpe,

calzini e intimo maschile e femminile, pantaloni, magliette e camicie, maglioni, giacche.


Probabilmente le scarpe hanno l’imballaggio più sostenibile: sono quasi sempre vendute in una scatola di cartone, che spesso trova una nuova vita a casa come contenitore di cose vecchie, e che comunque è sicuramente riciclabile, così come la carta che viene inserita per mantenere la forma del piede.


Ai calzini spesso è attaccata una etichetta con un filo di nylon, che nonostante gli sforzi non si spezzerà con le mani ma andrà tagliato con le forbici. Se l’etichetta può andare nella carta (ma non sempre, perché se è plastificata o adesiva deve essere smaltita con l’indifferenziato), quel filo di plastica è invece destinato all’indifferenziato. E, così piccolo, ha una grande probabilità di finire disperso nell’ambiente.

https://www.amazon.it/JZK-Lunghezza-sparafili-etichette-cartellini/dp/B074J5GP7J/ref=pd_bxgy_img_2/260-0014864-9449730?_encoding=UTF8&pd_rd_i=B074J5GP7J&pd_rd_r=ab070c77-25a5-4894-8207-bc6fe274bf44&pd_rd_w=IsiKa&pd_rd_wg=gUUQf&pf_rd_p=1a9790af-369b-4642-b8de-6cff93a1a290&pf_rd_r=WGFW050GCQBHVF5Z3CQA&psc=1&refRID=WGFW050GCQBHVF5Z3CQA


Per fortuna si diffonde sempre più la cultura di un etichettatura sostenibile con riduzione di materiali non riciclabili a potenziale elevato impatto ambientale.

https://www.etichettificiopugliese.com/etichette-cartellini-e-packaging-ecosostenibili-un-mercato-in-espansione/


L’intimo viene spesso venduto in una piccola scatola, non rigida, cartonata con una finestra in plastica trasparente. Un po’ come alcune confezioni alimentari (la pasta, ad esempio) o come le buste di lettere. La parte in carta va smaltita con essa, la parte in plastica con questa.

https://hlpklearfold.it/packaging-trasparente-per-lindustria-dellabbigliamento/


Anche per i pantaloni e per le magliette l’imballaggio è piuttosto ridotto. Spesso l’etichetta la troviamo legata con un laccio non in plastica, talvolta attaccato con una spilla da balia. Quasi sempre quest’ultima la conserviamo in una scatolina, anche se le occasioni di riuso non sono frequenti. Può tornare utile per fissare un cartellino alla divisa oppure per tenere fermo un ascot al collo.


Sono invece le camicie ad avere un imballaggio complesso. O in una busta di plastica trasparente, o in una scatola di cartone, hanno comunque una serie di accessori, tra supporti per colletto e pieghe, spesso in plastica, di cui è difficile conoscere il polimero che le costituisce e il destino corretto. Parte di imballaggio, quindi alla differenziata con la plastica, ma con che probabilità di riciclo reale lo ignoriamo. Nessun dubbio, quando presenti, per gli accessori metallici, sempre riciclabili, e per gli spilli, che come le spille corriamo a mettere in una scatolina per un futuro riuso. Ad esempio, quando prendiamo le pieghe ai pantaloni. Oppure per sturare piccoli ugelli, come quelli da cui esce il liquido che lava il parabrezza dell’auto.

https://it.mh-chine.com/accessori-per-abbigliamento/accessori-di-imballaggio-della-camicia


Frequentemente i maglioni, specie in lana, vengono venduti in una confezione di plastica trasparente. La stessa che copre gli abiti quando ci vengono riportati dalla lavanderia. In realtà, tutti i capi di abbigliamento, se non singolarmente imballati, viaggiano in un rivestimento di plastica che ne consente protezione da inquinanti ambientali e agenti atmosferici. Si chiamano polybag.

Questo materiale spesso è in polietilene a bassa densità (LDPE) e riciclabile.

Alcune filiere attente lo hanno reso riutilizzabile, oppure quando possibile si prova a sostituirlo con materiale analogo in carta o compostabile.

https://www.milanounica.it/it/il-packaging-e-la-sostenibilit-nella-moda

https://www.green.it/packaging-sostenibile-caso-patagonia/


Infine le giacche. Si tratti di abiti o di cappotti, sicuramente ci verrà venduta con una gruccia o stampella. Questa può essere in plastica o in metallo. Anche i pantaloni in realtà vengono conservati appesi con una di queste. 

A casa magari ne abbiamo di più belle e resistenti in legno. Quelle che entrano con i capi comprati trovano spazio nel nostro armadio ma, soprattutto se in plastica, non hanno grande resistenza e prima o poi si rompono.

Sono un po’ il simbolo dello spreco della filiera, e difatti grandi aziende parlano di una sostituzione con modelli riutilizzabili o in materiale non plastico.

https://it.businessinsider.com/il-prossimo-simbolo-di-spreco-e-inquinamento-dopo-le-cannucce-sono-le-grucce-di-plastica-per-abiti-ma-qualche-azienda-ha-iniziato-a-pensarci/


Quelle in plastica sono spesso in polimeri da non grande probabilità di riciclo, anche se con essa vanno smistate nella raccolta differenziata. Sicuramente riciclabili invece quelle in metallo.

https://www.polimerica.it/articolo.asp?id=12355

https://www.conad.it/consigli/Le-grucce-di-plastica-ora-si-possono-riciclare.html


Qualche volta possiamo avere un copriabiti. Questo può essere in vari materiali, in genere polimeri plastici, come EVA e Tessuto non tessuto. Rappresentando imballaggi, anche loro vanno al fine vita gettati con la plastica, ma sono costituiti in polimeri per cui è altamente improbabile il reale riciclo.

http://accessoriperconfezioni.com/portfolio-view/copriabiti/


A tutto questo si aggiunge il trasporto del nostro acquisto fino a casa.

Se andiamo in un negozio, ci verrà data una busta, che potrà essere in carta o cartonata (la scelta ecologicamente migliore), in plastica riutilizzabile oppure in tessuto non tessuto, un materiale ottenuto a partire dal polipropilene, che meglio si adatta al riutilizzo.

Ne abbiamo parlato nella precedente stilla dal titolo “la sporta”:

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/07/stille-di-raccolta-differenziata-7-la.html


Se facciamo un acquisto on line, molto dipende dal negozio e dal corriere. Non di rado capita di ricevere un pacco all’interno di un pacco, con evidente spreco di materiale. O magari di riscontrare un uso eccessivo di materiale in plastica protettivo, spesso polistirene.

https://www.comieco.org/downloads/8461/4450/Presentazione%20Bertolini.pdf


Qui possiamo leggere soluzioni interessanti: innanzitutto la carta ed il cartone possono proteggere dagli urti il contenuto con la stessa sicurezza del materiale plastico. Così le spedizioni possono essere raggruppate, sacrificando la rapidità di consegna, per un minor numero di viaggi.

https://it.shopify.com/blog/packaging-sostenibile-spedizioni-a-basso-impatto-ambientale

https://rifo-lab.com/pages/packaging-rifo


Abbiamo parlato di 3 polimeri plastici che non fanno parte dei principali che costituiscono gli imballaggi: nylon, EVA, TNT.

Con essi si fanno tessuti sintetici per abbigliamento (nylon, che può anche essere prodotto da materiale riciclato), oppure si producono materiali destinati ad usi molto disparati: con il EVA (etilene vinil acetato) si fanno componenti dei pannelli solari fotovoltaici, ma anche sacche copriabiti o componenti di cancelleria.

Con il tessuto non tessuto, materiale ottenuto a partire dal polipropilene, oltre agli shopper, si possono fare tovaglie e tovaglioli monouso, dall’aspetto e consistenza più elegante della semplice carta, come spesso si vedono in certi ristoranti, oppure asciugamano monouso, come ho visto dal barbiere. La diffusione di questo materiale è iniziata dai prodotti medicali, quali garze, copricapi, calzari, camici e teli monouso.

Se possono capirne la convenienza nell’uso ospedaliero, non condivido la loro diffusione in comunità. Tovaglie e tovaglioli possono essere in carta o in cotone, gli asciugamani per lo shampoo sono sicuramente più sostenibili di ogni alternativa in plastica.

http://www.zerowasteitaly.org/wp-content/uploads/2016/08/LA-SPORCA-DOZZINA-.pdf


EVA

https://www.onemmitaly.com/materiali/

https://www.dsufficio.eu/raccoglitori-con-anelli/144549-raccoglitore-personalizzabili-kreacover-3130639518434.html


TNT

https://www.re-bag.it/materiali/materiale/tnt-con-laminazione-pe-/m-1828

https://www.arcoshopper.it/blog/shopper-tnt/

https://www.toscanachiantiambiente.it/il-tnt-che-non-esplode-ma-brucia/


NYLON

https://www.lifegate.it/tessuti-ecologici-abbigliamento

https://www.greenplanner.it/2017/06/06/fibra-di-nylon/



E passiamo adesso alla scrivania. Che siamo adulti e andiamo in ufficio, o ragazzi e andiamo a scuola, passeremo inevitabilmente molto tempo seduti ad una scrivania, magari oggi con un computer (quando andavo a scuola io, e mi sono diplomato nel 2003, invece no), ma in ogni caso anche con libri, carta, e quel che serve per scrivere.

Penne e matite. Gomme da cancellare. Inchiostro. Pennarelli.

Che impatto hanno? Qual è la scelta più sostenibile?


Anzitutto non sono imballaggi. Quando devono essere buttati, vanno tutti nell’indifferenziato.

Unica eccezione, i trucioli di matita quando la temperiamo: possono andare nell’organico.

https://pianetadelleidee.altervista.org/2018/04/dove-si-buttano-i-trucioli-di-matita-e-dei-pastelli.html

https://www.nonsprecare.it/dove-buttare-penne-e-matite?refresh_cens


Cosa è più sostenibile?

Di penne biro o a sfera siamo pieni. Hanno una durata limitata, a meno che non si voglia comprare la ricarica, difficile da trovare per i modelli più economici. Spesso hanno meccanismi di chiusura in plastica fragili, per cui si rompono facilmente e diventano inutilizzabili.

A causa del loro breve ciclo di vita, non mi sento di favorirle.

Quando le gettiamo, potremmo smontarle e separare eventuali componenti metalliche oppure compostabili o cartonate, come ogni tanto si vede.

http://www.retezerowaste.it/2018/11/09/io-studio-zero-waste/


Può essere la matita una scelta migliore?

Tra i pregi ha quello di essere cancellabile.

Di cosa è fatta?

La parte scrivente è un minerale, la grafite.

La parte che la sostiene è lignea.

https://www.scientificast.it/e-fatta-una-matita/

https://www.ufficio.eu/la-storia-della-matita-dove-nasce-e-come-e-fatta

https://www.bioforme.org/blog/matite-per-disegnare/


Sicuramente, se dispersa nell’ambiente, l’impatto di una matita è inferiore rispetto a quello di una penna in plastica.


Ma esistono matite che portano progetti di impegno ambientale particolari:


Sprout: al fine vita si pianta nel terreno, contiene un seme da cui potrà nascere una piantina.

https://www.adnkronos.com/sostenibilita/best-practices/2020/06/03/come-riciclare-una-matita-quando-diventa-troppo-corta_UjtmwjN3jinkF62WDj5JhN.html?refresh_ce

http://www.alternativasostenibile.it/articolo/sviluppo-sostenibile-la-matita-è-troppo-corta-piantala-e-nasce-un-fiore


oppure Perpetua, dove la componente di grafite è riciclata:

https://www.perpetua.it/perpetua-earth-day/


Trovo che l’uso della matita sia sottovalutato.

Tanti disegnatori hanno inventato prodotti o disegnato personaggi con una semplice matita la cui bellezza, il cui significato è stato e sarà per me assolutamente irraggiungibile da ogni tecnologia successiva.

Un esempio? Walt Disney, con le sue matite Blackwing.

https://www.radiomontecarlo.net/gallery/vita-da-arbiter/1240845/il-papa-dei-sogni.html

https://blog.blackwing602.com/walt-disney-and-blackwing-pencils/


Ma servirà una gomma da cancellare.

Essa è composta da vari materiali di sintesi e si distingue in base a quello che deve cancellare: esiste la gomma pane o morbidissima, per una cancellatura precisa, per matita o morbida, per penna o dura o abrasiva, estremamente abrasiva per macchina da scrivere (a forma rotonda, non le vedo da anni).

http://educazionetecnica.dantect.it/2011/10/23/gomma/

https://www.momarte.com/blog/per-iniziare/quale-gomma-da-cancellare-scegliere-per-il-disegno-artistico-tutto-quello-che-devi-sapere


Fisicamente, cancellare la matita e la penna sono due operazioni diverse.

Nel caso della matita, la gomma, che è morbida, grattando sulla grafite si sgretola e le particelle di grafite aderiscono a quelle di gomma che si sgretola così cancellandosi dal foglio di carta.

Nel caso della penna, invece, la gomma è dura o abrasiva: gratterà lo strato superficiale del foglio, consumandolo, per rimuovere le tracce di inchiostro.

https://www.monicamarelli.com/2016/09/23/fisica-quotidiana-come-funziona-la-gomma-da-cancellare/


Ma un oggetto quasi sempre presente in casa e non sfruttato è la penna stilografica.

Facile regalo del passato, ha una durata che spesso supera quella dei possessori.

Se si usa la siringa ricaricabile invece delle piccole ricariche e si compra l’inchiostro della boccetta (in vetro), questa sarà l’unico rifiuto. Ma durerà anni. Massima sostenibilità quindi.

http://lapennastilografica.blogspot.com/2017/02/5-buoni-motivi-per-utilizzare-una-penna.html


La storia dell’inchiostro è lunga e interessante, si perde nella notte dei tempi.

E’ nel corso dell’Ottocento, merito del progresso della chimica tedesca, che le colorazioni hanno trovato la forma e le applicazioni che hanno consentito la diffusione che oggi conosciamo: dalla stampa, alla scrittura, alle colorazioni dei tessuti umani, finanche delle bevande.

https://www.lidentitadiclio.com/breve-storia-dellinchiostro-parte-seconda/


A volte, invece di usare il termine inchiostro, usiamo china.

Tanto è diffuso che spesso si dice chinare volendo però intendere inchiostrare.

Perché?

E’ un inchiostro nero che abbiamo conosciuto in Europa nei secoli scorsi proveniente dalla Cina!

https://it.wikipedia.org/wiki/Inchiostro_di_china


Oggi si parla anche di inchiostri di origine vegetale e di stampa ecologica:

https://www.helloprint.it/blog/cosa-si-intende-per-stampa-ecologica/

https://ec.europa.eu/environment/ecoap/about-eco-innovation/good-practices/eu/766_it


Infine i pennarelli. Non li amo, sia per il loro involucro plastico, sia perché tendono a scaricarsi rapidamente. Meglio i pastelli, assimilabili alle matite.

Ma possono essere adatti per scrivere su superfici lucide, come il vetro, o su tessuti per essere indelebili. Questa proprietà, di essere indelebile, dipende dalla soluzione con cui è composto l’inchiostro: se essa è acquosa, non sarà indelebile, se invece alcolica, allora avrà questa proprietà.

https://www.zenick.it/guida-pennarelli-ad-acqua-a-vernice-a-secco-indelebili-colorati-evidenziatori



In definitiva, sulla mia scrivania né penne a sfera, né portamina né evidenziatori.

Ma solo penna stilografica, matita e gomma da cancellare.

E sì, lo ammetto, anche un pennarello indelebile.


Alla prossima stilla!




Vi ricordo dove scaricare una piccola guida da stampare ed avere sempre in evidenza per il corretto smistamento dei rifiuti dei contenitori per alimenti:

http://www.ecor.it/upload/Files/Manuale_Raccolta%20differenziata%20prodotti%20Ecor.pdf


Due approfondimenti del CONAI (Consorzio Nazionale per il Recupero degli Imballaggi) ed uno del COMIECO (Consorzio Nazionale per il Recupero e Riciclo degli Imballaggi a Base cellulosica):

Linee guida per la facilitazione delle attività di riciclo degli imballaggi in materiale plastico:

http://www.conai.org/wp-content/uploads/dlm_uploads/2017/07/Linee-Guida_Riciclo_Plastica.pdf

Liste degli imballaggi in plastica nelle fasce contributive:

http://www.conai.org/wp-content/uploads/2020/02/Lista_imballaggi_plastica_nelle_fasce_contributive_2020.pdf

Linee guida per l’etichettatura ambientale degli imballaggi:

https://www.comieco.org/downloads/6431/1994/etichettatura-imballaggi-cellulosici_linee_guida_07_26236.pdf


E qui i collegamenti alle precedenti stille di raccolta differenziata:

1. Tubetto di dentifricio.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/01/stille-di-raccolta-differenziata-1-il.html

2. Tappi di bottiglia.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/02/stille-di-raccolta-differenziata-2-i.html

3. Contenitori di alimenti in frigorifero (prima parte).

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/03/stille-di-raccolta-differenziata-3.html

4. Contenitori di alimenti in frigorifero (seconda parte).

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/04/stille-di-raccolta-differenziata-4.html

5. Contenitori di alimenti in dispensa.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/05/stille-di-raccolta-differenziata-5-la.html

6. I poliaccoppiati.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/06/stille-di-raccolta-differenziata-6-i.html

7. La sporta.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/07/stille-di-raccolta-differenziata-7-la.html

8. Cellophane e imballaggi di pacchi.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/09/stille-di-raccolta-differenziata-8.html

9. In bagno e in lavanderia.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/10/stille-di-raccolta-differenziata-9-in.html

lunedì 9 novembre 2020

NOVEMBRE 2020

 frutta: mele, pere, melograni, cachi, bergamotto, limoni, arance (inizio stagione, soprattutto varianti Navel, di Ribera), mandarini (inizio stagione a fine mese), mandaranci (inizio stagione a fine mese), clementine (inizio stagione a fine mese), melone d’inverno (melone a polpa bianca e buccia gialla), castagne.

frutta esotica: banane, ananas.


verdura: broccoli, verza, cavolfiore, cavolo verza, cavolo nero, rapa rossa, sedano rapa, rape, cardo, cardo gobbo, zucca, carciofi, catalogna, radicchio, spinaci, topinambur, carciofi cinesi, cipolle. 


pesce, frutti di mare pescato (Mediterraneo): aguglia, vongole selvatiche o lupini o arselle, boga, cefalo o muggine, costardella, lampuga, menola, mormora, occhiata, pesce sciabola o bandiera o lama, tombarello, tonnetto striato, tonno alletterato, zerro, ombrina.

pesce di acque dolci Europee di allevamento o pescato: coregone o lavarello (allevamento), trota salmerino e trota iridea (americana) e trota fario (allevamento), persico (Europa), storione (SOLO allevamento).

pesce, frutti di mare da allevamento: capesante (nord Atlantico), cozze (Mediterraneo), gambero imperiale o mazzancolla (Mediterraneo), ostrica (Mediterraneo e Atlantico), rombo chiodato (Mediterraneo e Atlantico), vongole (Adriatico, Mediterraneo).

pesce, frutti di mare pescato o di allevamento da consumare con moderazione (certificazioni MSC ASC o pesca tradizionale locale: acciuga o alice (piccola pesca costiera o MSC): branzino o spigola (prodotto pescato o allevamento ASC), orata (prodotto pescato o allevamento ASC), sardina (piccola pesca costiera o MSC), tilapia (allevamento USA o Europa), triglia (piccola pesca tradizionale), gambero o gamberetto (Mediterraneo e nord Atlantico), pagro (Mediterraneo) pesce San Pietro (Mediterraneo), polpo (Mediterraneo e Atlantico), ricciola (Mediterraneo e Atlantico), scampi (Mediterraneo e Atlantico), totano (Mediterraneo e Atlantico), calamaro.


domenica 1 novembre 2020

INQUINANTI DELL’AMBIENTE INTERNO

Qualche mese fa abbiamo studiato il problema dell’inquinamento dell’aria nelle città italiane.

Avevamo passato in disamina gli inquinanti più importanti, i modi migliori per proteggerci (evitare il traffico veicolare) e soprattutto per contribuire a ridurlo (preferendo i mezzi di trasporto pubblici o non inquinanti, oppure guidando un veicolo a minore impatto ambientale o che rispetti le più recenti normative EURO 6d anti inquinamento, e anche riducendo i consumi di gas ed energia elettrica in casa, ad esempio limitando il riscaldamento e l’uso dell’acqua calda).

Qui il link all’articolo:

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2020/03/inquinanti-urbani-dellambiente-esterno.html


Questa volta occupiamoci invece degli inquinanti dell’ambiente interno, il luogo dove passiamo la maggior parte del nostro tempo.

L’ambiente interno non è solo la nostra casa, quando magari durante la settimana ci torniamo col buio poco prima di cena.

L’ambiente interno è ogni ambiente con un tetto, delle mura e magari una finestra. Vuol dire dove lavoriamo, dove abbiamo vita sociale, i luoghi dove facciamo acquisti, dove sbrighiamo le faccende della vita quotidiana.

Per la gran parte delle persone è un ambiente dove si passa più del 90% della giornata.


Quali sono gli inquinanti dell’ambiente interno? Che cosa provocano?

Come possiamo prevenirli?

Come possiamo tenere a bada la situazione?

Quali indicatori per verificarne la presenza?


Qui un bel video divulgativo e introduttivo al problema, con una piacevole intervista al presidente della società italiana di medicina ambientale:

https://www.repubblica.it/salute/medicina/2017/02/15/news/aiuto_mi_si_e_ammalata_la_casa-158289429/


Gli inquinanti dell’ambiente interno o indoor sono molti.

Possiamo distinguerli in base alle loro caratteristiche (e quindi di tipo chimico, fisico, biologico) oppure in base alla loro origine, se cioè provengono dall’ambiente esterno (e quindi gli stessi che inquinano l’aria esterna) o sono originati in quello interno.


Se prendiamo in considerazione le fonti interne da cui possono provenire inquinanti, i principali sono:


gli occupanti dell’ambiente interno. Ad esempio gli uomini con il fumo di tabacco liberano particolato aerodisperso, monossido di carbonio, composti organici volatili, formaldeide; gli animali domestici inoltre possono essere fonte di allergeni,  

come la polvere, le muffe ed i pollini; 

le componenti edili e di arredo (mobili, moquette, rivestimenti di pareti) possono essere fonte di radon, formaldeide, composti organici volatili, amianto);

gli impianti di condizionamento sono sede di agenti biologici e particolato aerodisperso;

i processi di combustione a gas (stufe, fornelli della cucina) liberano ossidi di azoto, monossido di carbonio, biossido di zolfo e quelli a legna come le stufe a pellet ed il camino liberano anche particolato aerodisperso e idrocarburi policiclici aromatici; 

i prodotti per la pulizia della casa e gli antiparassitari, come i prodotti per hobby (colle, vernici, adesivi) per composti organici volatili;

le stampanti e le fotocopiatrici per composti organici volatili e ozono;

le apparecchiature elettriche, come possibile fonte di inquinamento elettromagnetico.


http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4389&area=indor&menu=vuoto

https://www.simaonlus.it/?p=2330

https://www.eea.europa.eu/it/segnali/segnali-2013/articoli/qualita-dellaria-negli-ambienti-chiusi


Da queste fonti possono prodursi agenti inquinanti di tipo chimico, biologico e fisico:


INQUINANTI CHIMICI:


fumo di tabacco contiene migliaia di sostanze a potenziale tossico sprigionate da fumo di sigaretta, pipa, sigari. Può avere un effetto irritativo verso le mucose di occhi, cavo orale, vie aeree, dare nausea e mal di testa sia nei fumatori sia nelle persone che ne sono interessate (fumo passivo).

E’ causa di malattie cardiovascolari e di cancro al polmone.

La soluzione è di eliminare il fumo di tabacco o se non si riesce di non fumare negli ambienti chiusi. Se si è fumato, è necessario ventilare abbondantemente (cambiare l’aria).


biossido di azoto gas che in casa origina dalla combustione di caldaie, camini, fornelli e dal fumo di sigaretta. Ma può anche entrare dalla finestra, ad opera del traffico veicolare, in strade e orari particolarmente battuti. Esso incide sulla salute umana disturbando le vie respiratorie profonde e causando maggiore predisposizione alle infezioni.

I valori limiti accettabili di riferimento nell’ambiente interno sono gli stessi dell’aria esterna (200 μg/m3 ora che non può essere superato più di 18 volte nell’arco dell’anno e 40 μg/m3 come media annua)

Questo inquinante viene eliminato alla fonte eseguendo una corretta manutenzione di stufe caldaie e delle vie di fuga dei gas di scarico. In particolare, è utile cucinare con la cappa aspirante accesa e eliminare il fumo di sigaretta. In caso di emissione, una adeguata ventilazione degli ambienti ne impedisce l’eccessiva concentrazione.


biossido di zolfo gas che origina dalla combustione di caldaie, fornelli, camini. Può essere irritativo verso la pelle, gli occhi e le mucose, e provocare bronchite, asma, tracheite.

I valori limiti accettabili di riferimento nell’ambiente interno sono gli stessi dell’aria esterna (valore limite di 350μg/m3 che non può essere superato più di 24 volte nell’arco dell’anno).

Questo inquinante viene eliminato alla fonte eseguendo una corretta manutenzione di stufe caldaie e delle vie di fuga dei gas di scarico (canna fumaria). In caso di emissione, una adeguata ventilazione degli ambienti ne impedisce l’eccessiva concentrazione.


monossido di carbonio gas inodore che origina dalla combustione incompleta di materiale contenenti carbonio. casi tipici sono stufe, camini e caldaie a qualsiasi tipo di combustibile. 

Perché si liberi occorre che gli impianti siano in cattivo stato o che le vie di fuga dell’aria siano ostruite.

Se viene prodotto in concentrazioni limitate, esso può essere causa di affaticamento e aggravare le condizioni di soggetti cardiopatici.

I valori limiti accettabili di riferimento nell’ambiente interno sono dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e pari a 7mg/m3 nelle 24 ore con limite orario di 35 mg/m3 .

Questo inquinante viene eliminato alla fonte eseguendo una corretta manutenzione di stufe caldaie e delle vie di fuga dei gas di scarico. In caso di emissione, una adeguata ventilazione degli ambienti ne impedisce l’eccessiva concentrazione.

Purtroppo è tra gli inquinanti più letali, potendo raggiungere elevate concentrazioni senza che ve ne sia la percezione. Accade ogni anno, magari all’inizio della stagione invernale, che qualcuno incautamente accenda il riscaldamento o il camino senza verificarne il corretto funzionamento e ne sia vittima dell’avvelenamento.

https://www.centroantiveleni.org/co.php


ozono (O3) gas velenoso che può essere emesso negli ambienti interni da fotocopiatrici, stampanti laser, lampade ultraviolette.

Provoca disturbi della respirazione, aggrava l’asma.

Il valore limite per l’ambiente interno è definito dalla ASHRAE (American Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning Engineers) in 100μg/m3 in 8 ore come valore medio.

Un utilizzo non eccessivo delle fonti e una buona ventilazione consentono di ridurne la concentrazione.


particolato aerodisperso (PM10 PM2,5) particelle solide e liquide e gassose (aerosol) in sospensione in aria, distinte secondo il loro diametro in PM10 (fino a 10μm) e PM2,5 (fino a 2,5μm).

Negli ambienti al chiuso origina dal fumo di sigaretta, dalle combustioni in cucina, dall’ambiente esterno, dagli spray, da spore pollini e più in generale dalla presenza degli occupanti.

Può essere irritante e nocivo per le vie respiratorie.

Non esistono valori limite di riferimento per gli ambienti interni per cui si può ricorrere a quelli dell’ambiente esterno (PM10 media giornaliera che non può superare il valore di 50μg/m3 più di 35 volte all’anno e PM2,5 valore medio annuale che non deve essere superato di 25μg/m3).

Evitare di fumare, usare le cappe aspiranti in cucina e ventilare adeguatamente (quando le concentrazioni esterne sono basse, dunque in una strada trafficata quando cala il movimento delle auto) sono i principali accorgimenti da effettuare per evitarne l’accumulo interno.


composti organici volatili (COV) sostanze allo stato liquido o gassoso che vengono rilasciati da pitture, lacche, pesticidi, prodotti per la pulizia, materiali di costruzione, materiali di ufficio come adesivi, marcatori, stampanti, fotocopiatrici. Essi sono un un insieme di composti che possono provocare irritazioni agli occhi, al naso, alla gola, mal di testa, nausea e stanchezza.

Non esistono valori limiti di riferimento per la loro presenza nell’ambiente interno.

Sono inquinanti che vengono tenuti sotto controllo riducendo la fonte di emissione o, quando in uso, garantendo una adeguata ventilazione. E’ importante quindi, in fase di uso di prodotti per la casa, per la pulizia, per hobby, di stampanti, fare attenzione a istruzioni etichette e ventilare in maniera adeguata. Un piccolo aiuto può anche venire dalle piante da interno.


la formaldeide è un COV e può originare da mobili, tessuti, materiali per l’edilizia, fumo di tabacco, detersivi, coloranti, disinfettanti, materie plastiche, colle, vernici.

Il valore limite indicato dall’OMS per l’aria interna è di 0,1mg/m3 come concentrazione media in 30 minuti.

Come per tutti i COV, viene tenuto sotto controllo riducendo la fonte di emissione o, quando presente, garantendo una adeguata ventilazione. E’ importante quindi, in fase di uso di prodotti per la casa, per la pulizia, per hobby fare attenzione a istruzioni e etichette e ventilare in maniera adeguata. Essa viene rilasciata anche da mobili, in particolare quelli in truciolato, per cui si può intervenire anche nelle scelte di arredo. E va eliminato il fumo di sigaretta nell’ambiente interno.

La formaldeide è di largo uso in ospedale in Anatomia Patologica per la processazione dei campioni di tessuto umano. Personalmente, sono oltre 10 anni che ho conosciuto questo inquinante nella vita lavorativa, e so percepirne l’eventuale eccessiva concentrazione nell’aria dal suo odore pungente cui seguono gli effetti irritativi sulle mucose degli occhi e delle vie respiratorie. Sensazioni mai avvertite nel contesto domestico.

Ma è vero che anche a concentrazioni molto inferiori, in cui non è percettibile, in tempi prolungati di esposizione comunque può contribuire a dare sensazioni di malessere, tra cui emicrania e stanchezza.

Occorre quindi ventilare periodicamente gli ambienti per eliminare le tracce che possono venire continuamente rilasciate dalle componenti di arredo della casa. Inoltre alcune piante da interno, come vedremo più avanti, possono contribuire a diminuirne le quote.


Anche il benzene è un COV, di provenienza esterna (traffico veicolare) ma anche interna, dal fumo di sigaretta ai prodotti che lo possono contenere, come colle, vernici, cere per mobili, detergenti.

Attenzione all’uso (sempre più rado) di combustioni domestiche di carbone e petrolio.

A bassi livelli di concentrazione può causare vertigini, sonnolenza, incremento del battito cardiaco. 

Non esistono valori limite raccomandabili di sicurezza per l’ambiente interno per l’OMS.

Va evitato il fumo di tabacco. In caso di uso di vernici, solventi, cere e detergenti va controllata l’etichetta e vanno usato solo con ampia ventilazione. Va prestata attenzione al traffico veicolare per il possibile ingresso dall’esterno dell’inquinante.


Idrocarburi policiclici aromatici (IPA) vengono rilasciati da forni a legna, caminetti, fumi di cibi cucinati, fumo di tabacco. Scarpe e indumenti provenienti dall’ambiente esterno ne possono essere fonte. Possono provocare irritazioni all’apparato respiratorio.

Anche per questi inquinanti non esistono valori limite raccomandabili di sicurezza per l’ambiente interno per l’OMS. Va prestata quindi attenzione alle fonti (forni, caminetti, cucina) dove l’areazione deve essere sotto controllo, e va eliminato il fumo di sigaretta.


amianto materiale da costruzione utilizzato come isolante nelle pareti, in passato anche negli elettrodomestici. La legge n. 257 del 27 marzo 1992 riguarda le norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto.

Il rischio riguarda non solo le categorie di operatori che vi sono state esposte in fase di estrazione e lavorazione, ma anche la popolazione generale, nel caso in cui i materiali che lo contengono si deteriorano e lo espongono. Le fibre anfiboliche che lo costituiscono possono provocare polmonite, e soprattutto il carcinoma polmonare ed il mesotelioma pleurico.

Per impedirne l’esposizione, occorre una adeguata verifica da personale specializzato volta a verificarne l’eventuale presenza nelle strutture dell’abitazione e, in caso di presenza, che esso non sia in alcun modo esposto all’aria.


pesticidi generico nome da intendere nell’ambito domestico per sostanze utilizzate per prevenire o allontanare insetti o microbi. Essi possono essere costituiti di sostanze inorganiche o composti organici semivolatili o non volatili.

Essi vengono usati per proteggere piante, trattare il legno o per la pulizia.

Non c’è una regolamentazione d’uso negli ambienti domestici.

Possono provocare debolezza, nausea, manifestazioni irritative alle mucose come effetto acuto.

La prevenzione consiste nel rispettare accuratamente le istruzioni, nel limitarne o eliminarne l’uso, nel ventilare in maniera adeguata gli ambienti dopo l’uso.



INQUINANTI BIOLOGICI


batteri e virus sono microorganismi (o, nel caso di tossine, loro prodotti) che possono essere responsabili di malattie. Umidità e acqua stagnante, negli impianti di riscaldamento, di umidificazione e di condizionamento possono favorirne la loro proliferazione e tra di essi possono svilupparsi alcuni patogeni per l’uomo.

In genere essi provocano malattie delle vie aeree superiori o inferiori (polmoniti). Tra di essi l’esempio più noto è dato dalla legionellosi, per via del batterio (Legionella) che può annidarsi negli impianti di condizionamento.

Una accurata pulizia e manutenzione del sistema di condizionamento d’aria è la principale strategia preventiva per evitarne il loro sviluppo.


derivati epidermici di animali domestici piccole particelle di pelo e saliva di animali domestici che rimanendo sospese in aria possono rappresentare allergeni per chi ne soffre.

Chi soffre di questa allergia non deve convivere con un animale domestico.


pollini derivano dalle piante esterne e possono penetrare da finestre e porte nella casa.

Soggetti predisposti sviluppano allergie con sintomi alle vie aeree superiori (rinite, congiuntivite etc) secondo la stagionalità dei pollini se esposti.

In questo caso la prevenzione consiste nel limitare o impedire la ventilazione con ricambio d’aria con l’ambiente esterno e preferire un sistema di condizionamento con appositi filtri antipolline.


muffe sono funghi che proliferano in condizioni adeguate di temperatura (compresa tra 10 e 35 gradi centigradi) e soprattutto di umidità. Tendono a svilupparsi su pareti e pavimenti umidi, negli impianti di condizionamento d’aria.

Oltre a danneggiare le superfici, macchiandole, possono essere allergeni.

Esse vanno rimosse con prodotti specifici di pulizia (in ambiente adeguatamente ventilato) quando si presentano, e soprattutto vanno controllate temperatura e umidità dell’aria in casa entro soglie che ne limitino la proliferazione.


acari sono piccoli insetti aracnidi che sono favoriti nella proliferazione dalla polvere. In particolare privilegiano cuscini, materassi, piumini, tappeti, moquette.

Sono allergeni per gran parte della popolazione umana.

Un lavaggio frequente della biancheria da letto, il controllo dell’umidità e della temperatura della casa, limitazione di oggetti che facilitino l’accumulo di polvere, specialmente in camera da letto, insieme con una pulizia e ventilazione frequente sono i principali strumenti a disposizione per combatterli. Bisogna anche prestare attenzione all’aspirapolvere, al sacchetto ed ai filtri.



INQUINANTI FISICI


radon gas radioattivo presente nel terreno in concentrazioni variabili secondi i siti (alcune regioni sono più interessate dal problema di altre: tra queste Lazio, Lombardia, Friuli, Campania) che può inquinare in particolare ambienti seminterrati e al piano terra, costruiti su suolo vulcanico e in determinati materiali (tufo, ad esempio).

Esso viene misurato in becquerel ed il valore soglia è di 500Bq/m3 medi in un anno negli ambienti di lavoro, di 400Bq/m3 medi in un anno per gli edifici abitativi già esistenti e di 200Bq/m3 medi in un anno per gli edifici abitativi di nuova costruzione.

Il problema di salute deriva dai prodotti di decadimento, di cui si conosce il significato cancerogeno per l’uomo (carcinoma polmonare).

L’effetto è sinergico col fumo di sigarette ed insieme contribuiscono al 15-20% delle nuove diagnosi in un anno di carcinoma polmonare.

Una esposizione per oltre 30 anni a concentrazioni maggiori di 500Bq/m3 medi in un anno raddoppia il rischio di sviluppare un tumore ai polmoni. Nello stesso tempo il fumo di sigaretta ne aumenta di 25 volte il rischio. Quindi l’effetto del solo Radon aumenta il rischio da 1 a 2. L’effetto combinato del fumo con il Radon lo incrementa di 50 volte.


rumore viene percepito dalle nostre orecchie come sensazione uditiva sgradita, fastidiosa, diversamente dal suono. Soprattutto, nel contesto di casa e di lavoro, il problema è che non lo si vuole sentire ma non è facile chiudere le orecchie come si fa con gli occhi. Il traffico (anche quello aereo, a Napoli), le attività dei vicini, discoteche e luoghi che favoriscono assembramenti di persone, problema molto sentito a Napoli per la movida notturna, specialmente nel periodo estivo, sono tra le principali fonti.

In realtà facciamo riferimento al disturbo alla quiete, l’effetto di danno sull’udito subito da determinate esposizioni (perlopiù lavorative) è altro argomento.  

Le principali difese (dopo i tappi per le orecchie) sono nella qualità costruttiva della casa, ed in particolare degli infissi. Ma questo funziona bene da metà settembre a fine maggio. Nei mesi estivi si tende a privilegiare la frescura serale aprendo le finestre, e esponendosi al rumore.

Esso può comunque essere registrato in Decibel (dB) e, se oltre i limiti di legge, si può intentare un procedimento legale contro la fonte o contro il Comune.

https://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/agenti-fisici/rumore

https://www.nonsprecare.it/inquinamento-acustico

http://www.analisilegale.it/decibel-avvocato/


inquinamento elettromagnetico si intendono radiazioni non ionizzanti ed il primo pensiero va agli apparati per telecomunicazione (telefonino, rete internet) ma non solo che generano un campo elettrico, magnetico o elettromagnetico artificiale. Si parla anche di elettrosmog.

Il campo elettromagnetico viene misurato nella sua intensità (Volt metri V/m) e frequenza (Hertz Hz).

Esistono dei valori soglia, definiti per legge (DPCM 199/2003) come massimi tra i 20 e i 60 V/m e come obiettivo e di qualità di 6 V/m

Allo stato non ci sono prove sufficienti che i campi elettromagnetici che caratterizzano la nostra vita quotidiana possano provocare il cancro.

https://www.minambiente.it/pagina/inquinamento-elettromagnetico

https://www.airc.it/cancro/informazioni-tumori/corretta-informazione/vero-campi-elettromagnetici-aumentano-la-probabilita-insorgenza-del-cancro



CONSEGUENZE CLINICHE

Abbiamo visto che i vari inquinanti possono provocare patologie gravi (avvelenamento da monossido di carbonio e morte immediata), quadri specifici (polmonite da legionella, allergie), possono incrementare il rischio di determinate patologie cardiovascolari o neoplastiche (fumo di sigaretta, radon) o, nella maggioranza dei casi, possono provocare sensazioni di malessere di difficile descrizione, come rinite, stanchezza, mal di testa, irritazioni cutanee o delle mucose, compromettere l’umore e la capacità di concentrazione. E’ difficile quindi correlare queste manifestazioni ad un fattore specifico ma l’evidenza è che scompaiono quando ci si allontana dal luogo che le ha provocate.

Questi quadri vengono riassunti in due definizioni essenziali:


Sick Building Syndrome (sindrome dell’edificio malato): sintomi aspecifici ripetitivi e non correlati ad un agente specifico che scompaiono quando ci si allontana dagli ambienti dove viene scatenato. Viene meglio descritto come malessere e senso di irritazione.


Building Related Illness (malattie correlate all’edificio): è presente una diretta correlazione tra un quadro patologico ed un agente scatenante nell’edificio: agenti infettivi, agenti scatenanti reazioni allergiche, avvelenamenti.


Il problema il più delle volte dipende dal tempo di permanenza e dalla concentrazione dell’inquinante nell’ambiente.


documenti fonti:

https://www.isprambiente.gov.it/contentfiles/00010300/10392-rapporto-117-2010.pdf/

https://www.disteba.unisalento.it/c/document_library/get_file?uuid=ddefce20-cce1-4894-bc9e-8288cc7f9b6f&groupId=6046092

https://www.unipa.it/amministrazione/direzionegenerale/servizioprof.sistemadisicurezzadiateneo/settorediprevenzioneeprotezionediateneo/.content/documenti_pdf_mauale_di_sicurezza/microclima.pdf

https://www.researchgate.net/publication/242090075_Qualita_dell%27aria_degli_ambienti_confinati_non_industriali_indicazioni_per_la_valutazione_del_rischio_e_la_sorveglianza_sanitaria

https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaArticolo?art.progressivo=0&art.idArticolo=1&art.versione=1&art.codiceRedazionale=01A11196&art.dataPubblicazioneGazzetta=2001-11-27&art.idGruppo=0&art.idSottoArticolo1=10&art.idSottoArticolo=1&art.flagTipoArticolo=1

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_160_allegato.pdf

https://www.eea.europa.eu/publications/environmental-noise-in-europe

https://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/statoambiente/aree-urbane-2016/9_Esposizioneallinquinamentocemeacustico.pdf

https://www.aeroportodinapoli.it/documents/10186/506209/Osservazioni+ASSOUTENTI.pdf/f7df094d-65f2-4618-94fd-7f19da48d2c9


Come difenderci?

Due sono le procedure essenziali: 

la prima è il controllo della fonte di inquinanti (e quando possibile, l’eliminazione di fonti inquinanti. Per certe allergie, come quella al pelo di gatto, è l’unica chance).


La seconda è estremamente semplice e valida e consiste nel ricambio d’aria. Bisogna areare i locali 4-6 volte al giorno per almeno 5-10 minuti. Per questo è utile avere una doppia esposizione per creare una corrente d’aria che ne velocizza il ricambio. Anche una forte differenza di temperatura tra interno e esterno velocizza il ricambio, per cui d’inverno il ricambio può durare il tempo minimo, che nelle altre stagioni invece dovrà essere più lungo.

Questo rimedio è efficace verso la gran parte degli inquinanti dell’ambiente interno.

https://www.trotec-blog.com/it/trotec/da-dove-arriva-lumidita-riscaldare-e-arieggiare-nella-giusta-maniera/

https://www.archimedegroup.eu/aerazione-delle-abitazioni/


Ci sono poi una serie di ulteriori azioni utili a mitigare l’effetto degli inquinanti e migliorare complessivamente il benessere dell’ambiente interno, oppure efficaci verso specifici inquinanti:

il controllo di temperatura e umidità dell’aria;

l’utilizzo di filtri dell’aria HEPA (High Efficiency Particular Air filter);

la presenza di piante che hanno un potere depuratore;

l’uso di strumenti di monitoraggio.


controllo di temperatura e umidità dell’aria

oltre a essere il metodo più efficace per impedire la proliferazione delle muffe, rappresenta uno strumento fondamentale per controllare il benessere termico nelle varie stagioni dell’anno, insieme a quello della velocità di ventilazione dell’ambiente.


Un piccolo strumento disponibile a pochissimi euro in qualunque negozio o bancarella ci può misurare con precisione la temperatura e l’umidità relativa dell’aria. 


La temperatura dell’aria di benessere di un essere umano varia secondo le stagioni: è quando non si percepisce né caldo né freddo.

E dipende anche dal tipo di attività che si svolge (se si rimane fermi oppure si ha una intensa attività fisica).

in linea di massima è preferibile che un ambiente interno non abbia una variazione eccessiva rispetto a quello esterno. Questo vale in tutte le stagioni. Di conseguenza, non è saggio né riscaldare al massimo gli ambienti d’inverno né raffreddarli a manetta d’estate.

E’ meglio compensare almeno parzialmente con l’abbigliamento e con la velocità di ventilazione.

D’inverno è ottimale una temperatura compresa tra i 19 e i 22 gradi centigradi, che può anche scendere di un paio di gradi in camera da letto, e d’estate è compresa tra i 24 e i 26 gradi centigradi.

Per legge la temperatura invernale non deve eccedere i 20 gradi (+2 gradi di tolleranza) e in estate non deve scendere sotto i 26 gradi (-2 gradi di tolleranza), se essa viene regolata con impianti di climatizzazione.

http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4387&area=indor&menu=vuoto


Al pari della temperatura l’umidità dell’aria contribuisce al nostro benessere termico.

Questo è vero sia in inverno sia in estate, anche se in quest’ultima è spesso più evidente (pensiamo al terribile caldo umido delle giornate afose estive, quando il cielo è coperto).


La misura dell’umidità ci dice quanta acqua (H2O) è presente nell’aria dell’ambiente in cui ci troviamo. 

L’acqua è presente nell’aria allo stato gassoso come vapor acqueo. 

A temperatura e pressione costanti, esiste un valore massimo di vapor acqueo che può essere presente in un dato volume d’aria (umidità massima). 

Il nostro strumento misura la quantità relativa di vapor acqueo presente, non quella assoluta. Cioè la percentuale di umidità.

Quando essa raggiunge il 100%, vuol dire che ulteriore H2O non può trovar spazio in forma di vapor acqueo nello stesso ambiente, e noteremo il fenomeno della condensa, per cui avviene il passaggio di stato da quello gassoso a quello liquido dell’acqua.

Esempio, il bagno dopo aver fatto la doccia con la porta chiusa. Usciti dalla doccia, noteremo piccole gocce di acqua sulle mattonelle, ma fuori dalla doccia, dove non poteva arrivare dal soffione. L’umidità della stanza ha raggiunto il 100% perché vi era una fonte importante (l’acqua della doccia) e non potendo l’aria più saturarsi essa ha iniziato a depositarsi in forma liquida sulle superfici.

Questo fenomeno può anche essere osservato senza raggiungere il massimo percentuale di umidità, ma modificando la temperatura (e mantenendo la pressione atmosferica costante): infatti, allo scendere di temperatura, diminuisce la quantità massima di acqua che può stare come vapor acqueo in un dato volume.

Esempio, in estate quando si prende una lattina di birra dal frigo. Dopo qualche minuto troveremo che la lattina è bagnata. Essa si trova ad una temperatura nettamente inferiore (per esempio di 10 gradi, contro i 28 gradi della cucina). L’umidità dell’aria in cucina non sarà satura, ma magari al 60%. Eppure, quest’aria a contatto con un corpo più freddo diminuisce di temperatura, e con essa la sua umidità massima, fino al punto in cui il vapor acqueo in eccesso dovrà trasformarsi in gocce d’acqua. Si chiama punto di rugiada.

Altro esempio di questo fenomeno è la condensa sulle finestre d’inverno, quando in casa abbiamo una temperatura nettamente maggiore di quella esterna per effetto del riscaldamento domestico. La finestra, a contatto con l’aria esterna, ha una temperatura più bassa del resto della casa e su di essa avverrà la condensa dell’acqua o vapore acqueo presente nell’aria di casa.


Qual è l’umidità che dobbiamo tenere in casa? Essa dovrebbe essere preferibilmente compresa tra il 40 e il 60% (o comunque essere contenuta entro il 30 e il 70%).

Se l’umidità è troppo alta, muffe e allergeni sono favoriti. Se è troppo bassa, si ha secchezza delle mucose che è fonte di malessere. Inoltre, favorisce il contagio di infezioni virali.

Cosa fare quando è troppo alta? 

Aumentare la ventilazione, soprattutto se l’aria esterna è asciutta.

Evitare di stendere i panni in casa.

Avere accortezze maggiori nel bagno (cappa aspirante o finestra aperta dopo la doccia) e in cucina (cappa aspirante o finestra aperta dopo aver cucinato).

Utilizzare il deumidificatore (tutti i condizionatori d’aria hanno questa funzione). 

Quando è troppo bassa, si può favorire innaffiando le piante da interno (se presenti) oppure mettendo dell’acqua su una fonte di calore (tipicamente sul termosifone in inverno).

https://www.airthings.com/it/what-is-humidity

https://www.geass.com/umidita-relativa-assoluta-e-condensa-sulle-pareti/

https://casalingaperfetta.com/umidita-ideale-in-casa

https://www.ediltecnico.it/37707/umidita-muffe-in-casa-rischi-per-salute-prevenzione-azioni-correttive/

https://www.muriumidi.info/umidita-ideale-in-casa-clima-ideale/

https://tabbid.com/blog/umidita-negli-ambienti-interni-come-riconoscerla/

https://www.finestreportegenova.it/condensa-sui-vetri-delle-finestre/


L’utilizzo di filtri dell’aria HEPA (High Efficiency Particular Air filter)

Un tempo si usava solo il ventilatore per difendersi dal calore. Effetto ottenuto sia dall’aumento della velocità di spostamento dell’aria sia dall’asciugamento del sudore.

Oggi esistono ventilatori che oltre a questo filtrano e depurano l’aria. Sono molto efficaci verso il particolato, i composti organici volatili, la formaldeide, gli ossidi di azoto, come gli odori, la polvere e i pollini. E possono anche rinfrescare o riscaldare l’aria. Inoltre possono essere controllati da remoto.

https://www.heltyair.com/come-ridurre-inquinamento-indoor-diluire-inquinanti/

https://www.dyson.it/ventilatori-e-termoventilatori/purificatori


Ad un costo molto inferiore si possono acquistare piante che purificano l’aria

Tra di esse Aloe, Dracena, Edera, Ficus, felce di Boston, Sanseveria, Gerbera, Pothos, Areca, Spatillo. In particolare possono abbattere la quota di composti organici volatili.

https://www.verdevero.it/i-rimedi-contro-linquinamento-domestico-sono-le-piante/

https://www.casaeclima.com/ar_29224__piante--purificano-aria-interna-NASA-INFOGRAFICA.html


Naturalmente necessitano di cure opportune e soprattutto di luce.

Possono inoltre contribuire a regolare l’umidità dell’ambiente interno.

Ma sono davvero efficaci?

Quest’interessante studio dell’arpa della Valle d’Aosta indaga il loro contributo in diversi contesti, ambienti d’ufficio, capannoni industriali, pompa di benzina, parrucchiere, scuola, in diversi periodi dell’anno.

Vale la pena darci uno sguardo approfondito.

Il risultato è confortante: in un ambiente chiuso la presenza di piante idonee contribuisce a dimezzare la quota di composti organici volatili.

Ma attenzione: lo studio è stato condotto con una quota di circa 1 pianta di 50-100 cm di altezza per metro quadro. Per una stanza di 15 mq, 15 piante!

https://www.arpa.vda.it/it/aria/progetti/2566-progetto-fitodepurazione-indoor


Anche altre fonti scientifiche comunque confermano il loro contributo.

Oltre al fatto che gestire e curare delle piante contribuisce al benessere complessivo dell’ambiente e della persona.

https://www.greenme.it/abitare/accessori-e-decorazioni/piante-antiinquinamento-studio-cnr-ipsp/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30640005/


Può infine essere interessante avere una piccola stazione di monitoraggio, che magari invia i dati raccolti al nostro telefonino.

https://www.inquinamento-italia.com/i-migliori-misuratori-di-qualita-dell-aria-domestica-monitor-per-particolato-polveri-sottili-pm25-e-gas-vari/

https://www.lavorincasa.it/inquinamento-domestico-dell-aria-cause-e-rimedi/


Bene, per quanto vasto, era utile conoscere questo problema, poco conosciuto eppure più grave dell’inquinamento dell’aria esterna, cui magari diamo più attenzione.

Come abbiamo visto, occorre dare uno sguardo al buon funzionamento di alcune componenti della nostra casa (cucina, caldaia, riscaldamento, ventole aspiranti) e monitorare umidità e temperatura, correggendo con adeguati ricambi d’aria per ottenere un ambiente salubre.

Le soluzioni più semplici ed economiche sono efficaci, dunque alla portata  di tutti.

Anche in questo, noi italiani siamo dei privilegiati: i problemi più gravi sono nei paesi del terzo mondo, dove si cucina, si illumina e ci si riscalda con combustibili solidi in piccoli ambienti domestici con gravi conseguenze per la salute e la sicurezza.

https://www.osservatoriodiritti.it/2018/06/06/inquinamento-domestico-ricerca-oms/