Parlare di vetro e di riciclo del vetro mi fa pensare a qualche episodio della mia infanzia.
Ad esempio, quando qualcuno mi disse che nelle spiagge sassose, tra quei sassolini piccoli che fanno il bagnasciuga, con cui i bambini possono giocare, quelli più colorati, lisci, altro non erano che residui di bottiglie di vetro frantumati e levigati dall’azione del mare.
Oppure, quando in navigazione lessi tra le regole del diporto che, a 12 miglia dalla costa, è possibile, se necessario, buttare una bottiglia di vetro in mare.
Ma queste sono le conseguenze di un mancato riciclaggio del vetro.
Diciamo la verità, se non fosse che è fragile e tagliente, il vetro sarebbe il materiale di cui ci disferemo meno volentieri, che meglio immaginiamo integrato con la nostra vita e con la natura.
Ma è sbagliato. Il vetro disperso in natura ci mette più tempo di ogni altro materiale a degradarsi. 4000 anni.
Invece, il riciclo consente risparmio di risorse, di energia, di inquinamento e di CO2.
Ma che cos’è? Che destino ha se lasciato nell’ambiente? Come è organizzato il suo riciclaggio? E’ sempre riciclabile di qualunque cosa si tratti, dal vetro di una finestra alle cianfrusaglie soprammobili fino alle bottiglie?
Vediamo.
Le informazioni più utili le troviamo alla pagina web del consorzio italiano riciclaggio vetro:
Leggiamo infatti che si tratta di un materiale amorfo, che riscaldato diventa liquido e quindi può essere plasmato nelle forme che vogliamo.
Il vetro utilizzato correntemente è in prevalenza costituito di ossidi di silicio.
Al pari dei metalli, è riciclabile infinite volte a patto naturalmente di rispettarne le regole di raccolta differenziata.
Il suo riciclo consente un ampio risparmio di materia prima e di consumo energetico, insieme con una riduzione di emissioni di inquinanti e di gas clima alteranti (CO2).
Inoltre il materiale avviato correttamente a riciclo è una voce di profitto per i comuni diversamente da quello mandato ad altre modalità di smaltimento.
E’ quindi sia un dovere civico sia una convenienza economica destinarlo sempre correttamente al riciclo.
Questo documento raccoglie i risultati del riciclaggio del vetro in Italia nel 2018.
Sinteticamente:
il 76% degli imballaggi in vetro prodotti sono stati differenziati e riciclati con un incremento dell’8% della raccolta differenziata rispetto all’anno precedente (il 2017), per un totale di oltre 2 milioni di tonnellate di vetro riciclato.
Ma il 13% del vetro differenziato non è stato riciclato: questo per colpa della presenza di contaminanti derivanti da una scorretta procedura di differenziazione.
Ciò nonostante il riciclo ha consentito un importante risparmio di materia prima (3,4 milioni di tonnellate) e di energia (2,3 milioni di barili di petrolio), con riduzione di CO2 (2,1 milioni di tonnellate) e guadagno economico (79 milioni di Euro per i comuni e 500 milioni di Euro complessivi) rispetto a se non ci fosse stata alcuna raccolta differenziata.
Esiste però una differenza di media riciclata per abitante significativa tra le varie regioni d’Italia.
Gli estremi sono la Valle d’Aosta (56 kg di vetro riciclato per abitante) contro la Sicilia (16,7 kg per abitante).
La Campania, come tutto il Mezzogiorno, tende ai valori medi inferiori (28,7 kg per abitante).
Due quindi gli obiettivi più significativi da perseguire: migliorare la qualità del vetro raccolto e incrementare la raccolta in diverse regioni d’Italia.
Questo breve video ci riassume la situazione recente italiana.
Un risultato desiderabile stimato è di 2.000 tonnellate di vetro portate a riciclo per 50.000 abitanti. Si tratta di un valore di 40 kg per abitante.
A Napoli, nel 2019, con 1 milione di abitanti, sono state avviate al riciclo 20.000 tonnellate di vetro. Circa la metà di quanto atteso. A cui andrà tolta una percentuale non trascurabile che andrà in discarica perché contaminata per una errata raccolta differenziata.
Va comunque detto che paragonando i dati mensili attuali con l’anno precedente si apprezza un trend altalenante, ma in progressivo miglioramento.
In questa gara di potenziamento, che coinvolge in primo luogo tutti i cittadini ma naturalmente anche le amministrazioni comunali e regionali, le aziende impegnate nella raccolta e nel riciclo, quest’anno è entrato un nuovo ostacolo da superare, la pandemia da Covid19.
Che impatto sta avendo sulla raccolta differenziata del vetro?
A marzo 2020 c’è stata una riduzione della raccolta del 20%. Certo c’è stato anche un drastico calo di consumi.
Ma sia chiaro: in caso di negatività all’infezione da Covid19, la raccolta differenziata del vetro deve proseguire come di norma.
Appare evidente che, oltre ad incrementare la quantità del vetro riciclato, deve essere mantenuta una elevata qualità.
Quando pensiamo al vetro pensiamo a numerosi oggetti: mi vengono in mente quello delle finestre, oppure i bicchieri, le lampadine, le teglie da forno in pyrex, le bottiglie ed i barattoli. Anche i flaconi del profumo, gli specchi e gli schermi. Le ceneriere e bomboniere, i tappi di vetro di bottiglie pregiate. Le palline decorative natalizie in vetro. E chissà quanti altri.
Ma di questi, qual è quello che possiamo riciclare?
Le linee guida del COREVE sono precise: solo bottiglie e barattoli o vasetti in vetro.
Imballaggi di filiere alimentari, in sostanza.
Rimuovendo residui di contenuto, sciacquando, eliminando il tappo e, naturalmente, evitando di conferire nella campana il sacchetto di plastica che abbiamo utilizzato per raccoglierle.
Ma perché gli altri materiali in vetro non possono essere riciclati?
I bicchieri hanno parti in cristallo con piombo, le teglie in vetroceramica.
Sono vetri prodotti a partire da miscele diverse, che non possono essere fusi alla stessa temperatura per formare nuovo vetro. Una singola parte diversa compromette la raccolta di una massa molto maggiore. Ed è la causa dello spreco del 13% del vetro differenziato: contaminato con altre parti, anche se in quantità molto inferiore, è tutto da destinare alla discarica.
Una grammo di contaminante impedisce il riciclo di 300 chilogrammi correttamente selezionati.
Facciamo un esempio: un bicchiere di vetro, con le sue parti in cristallo (e quindi in piombo) compromette il riciclo di 30.000 bottiglie. L’errore di un condomino si riflette sulla bontà del lavoro non del palazzo ma dell’intera strada.
E’ quindi essenziale mantenere innanzitutto una elevata qualità del riciclo.
Nel dubbio, meglio riciclare meno ma bene.
Quando, nel 2007, ero studente Erasmus in Germania, notai che le campane del vetro separavano sempre la raccolta del vetro per il colore.
E qualche volta avevo difficoltà a riconoscere il colore di una bottiglia di vetro, a distinguere il verde dal marrone.
In effetti la distinzione per colore è indispensabile per la rigenerazione, e il contributo all’origine consente una migliore selezione rispetto a quella che avviene negli impianti.
Probabilmente vedremo implementare anche in Italia questo ulteriore livello di cernita.
Ad ogni colore corrisponde un preciso codice di riciclaggio: 70 per il vetro trasparente, 71 per quello verde e 72 per il marrone.
Questo un video elementare che mostra come avviene il riciclaggio del vetro:
E qui qualche spiegazione più approfondita sul processo industriale di riciclaggio del vetro:
E sulla produzione del vetro:
Aziende di riciclo:
Il vetro potrebbe essere recuperato non solo per nuove bottiglie ma anche per nuovi materiali per l’edilizia:
Qual è la percezione che abbiamo delle nostre conoscenze sul riciclo del vetro?
Giovani e anziani dichiarano entrambi di riciclare tutti gli imballaggi. Ma alla domanda “quante volte può essere riciclato il vetro?” hanno risposto correttamente più del 60% degli ultrasessantenni, circa il 40% dei giovani sotto i 30 anni.
I risultati attuali di riciclo sono ottimi. Ma gli obiettivi posti sono ancora più ambiziosi: raggiungere il 90% di riciclo del vetro per il 2030.
E forse il limite maggiore non sarà la nostra capacità di incremento di quantità e qualità, ma la disponibilità industriale di impianti di riciclo.
Ma oltre al riciclo, il vetro può essere destinato al riuso.
Sappiamo bene che negli ambienti contadini, le bottiglie di birra vengono conservate per le passate di pomodoro che si fanno ad agosto. Oppure che i barattoli di sughi e conserve vengono riutilizzati per le marmellate e per le melanzane sott’olio. Prodotti caserecci tanto apprezzati da tutti noi.
Eppure, il riuso apparteneva anche alla filiera industriale, per le bottiglie di latte, birra, cola, acqua.
In Germania è ancora molto presente, persino nelle discoteche per una bottiglia di birra si paga la pfand che viene restituita solo alla consegna del vetro vuoto.
In Italia sopravvive solo in certe filiere per l’acqua minerale.
Questo video di Milena Gabanelli spiega i motivi per cui è così trascurato il vuoto a rendere. Eppure converrebbe eccome all’ambiente.
In conclusione, il vetro rappresenta un gran successo della raccolta differenziata in Italia. Le percentuali di riciclo sono tra le più alte, insieme a metalli e carta e cartone. Se correttamente differenziato, la riciclabilità è infinita.
Il riciclo consente un notevole risparmio di materia prima, energetico e di emissioni di CO2.
Occorre, oltre che incrementare la raccolta dove ancora è poco diffuso, sicuramente migliorarla limitandola a bottiglie e vasetti/barattoli.
Inoltre, andrebbe incentivato il riuso, con il ripristino del vuoto a rendere.
Rimane un materiale gradito e di limitato impatto ambientale, per quanto non biodegradabile e tra i più lenti a degradarsi.