Introduzione

ECOLOGIA, CUCINA E ECONOMIA DOMESTICA: L'INIZIO.

Le azioni quotidiane più semplici, come fare la spesa, cucinare, raccogliere i rifiuti, vengono perlopiù svolte seguendo insegnamenti di ba...

giovedì 27 febbraio 2020

ANANAS

Frutto dalla forma e sapore particolare, quasi un po’ vintage se pensiamo al successo che aveva nella cucina degli anni ’80, dove aveva un grande ruolo decorativo ed era immancabile nelle porzioni di frutta al ristorante, ritorna oggi considerato, anche come bevanda, tra quei frutti miracolosi in grado di compensare alcuni eccessi alimentari.
Vediamo se è vero.

Da dove viene? Quando è periodo di ananas? Come sceglierlo? E’ un consumo sostenibile?
Diamo risposte alle nostre solite domande.

Il nome deriva dal termine indio nana o anana con cui venne conosciuto dagli europei alla conquista del sud America. Gli spagnoli lo chiamarono anche pigna, come una grande pigna, da cui il nome inglese pineapple.
La sua diffusione in Europa avvenne prima in ambiti elitari, con costose coltivazioni in serra, e solo all’inizio del Novecento in maniera più massiva con tecniche di conservazione più efficienti ed un trasporto più rapido.

L’ananas è un frutto tropicale.
I principali produttori di ananas sono il Costa Rica, che da solo esporta oltre il 50% della produzione mondiale, e le Filippine. Seguono Ecuador, Cina e stati africani. Comunque, esistono altri grandi produttori come Hawaii, Brasile, Tailandia e India che però esportano meno perché hanno un ampio mercato interno.
L’ananas è il secondo frutto tropicale più commercializzato al mondo, dopo la banana.
In Italia, nel 2018, oltre il 70% della frutta tropicale importata è rappresentata dalla banana, seguita da ananas, circa 11%, e da altri frutti in quota minore (avocado, mango, papaya, platano..).
Comunque, in tutta Europa si va verso un aumento della richiesta.
Gran parte dell’ananas viene consumato dopo una lavorazione industriale (ananas in scatola, succhi).

Qualche cenno storico. Probabilmente la zona di origine dell’ananas è il Paraguay. Importato in Europa dai conquistadores, ebbe rapido successo sia tra le persone agiate sia per combattere le carenze vitaminiche in nave. Viaggia con il colonialismo in tutti i luoghi tropicali del mondo, dove viene coltivato. Raggiunge le Hawaii, ancora oggi grande produttore, dove all’inizio del Novecento nasce l’industria dell’ananas: l’ananas in scatola.

Questa pagina raccoglie le info essenziali sul frutto. In realtà è una app utile da avere sul telefonino per prendere decisioni sulla frutta e verdura da comprare e soprattutto una volta portata a casa ci tiene a mente il tempo di durata, in frigo o fuori, in modo da non dimenticarcela e magari aiutarci anche nelle ricette.

Come riconoscere e scegliere un buon ananas al punto giusto di maturazione?
Ecco qui la spiegazione. Contano il profumo (un buon profumo, non deve essere inodore), il ciuffo (verde brillante), le estremità (arrotondante) e deve essere sodo. Il colore non è importante.

Quando è periodo di ananas? Come le banane, altro frutto tropicale, le condizioni climatiche fanno si che possa maturare in ogni mese dell’anno.

E veniamo adesso alle rinomate dote dietetiche e salutistiche.
Più volte ho sentito dire che l’ananas ha potere digestivo e anche miracoloso, limitando l’assorbimento dei grassi. Ma è vero? Naturalmente no.
L’ananas è ricco di acqua e poco calorico (circa 40 calorie per 100g). Inoltre, è ricco di vitamina C, sali minerali e fibre.
Contiene bromelina, un principio attivo che se isolato ed assunto come integratore, può avere alcuni effetti benefici anti infiammatori. Non viene negato un contributo del frutto alla digestione.

Però non si può attribuire (purtroppo) alla bromelina la virtù di bruciare i grassi.

La maggior concentrazione di bromelina risiede nel gambo dell’ananas.

L’ananas è la base del famoso cocktail pina colada:

Come si mangia l’ananas? negli anni 80 a barchetta, superdecorativo. Oggi piluccando, naturalmente. Ecco qui le istruzioni:

Come tagliare l’ananas: ecco un chiaro video:

Un affascinante mistero è se l’ananas fosse già noto ai romani. Un affresco a Roma di oltre 2000 anni fa riporta un immagine di frutto estremamente somigliante all’ananas. Refuso di un restauro del passato? Pigna con aghi di pino? oppure realmente i romani conoscevano un frutto di origine sudamericana?

In Scozia esiste una villa a forma di ananas:

L’ananas è una pianta erbacea costituita da lunghe foglie strette e appuntite che produce una sola infruttescenza al centro, per cui impiega circa 1 anno e mezzo.

L’ananas può essere efficacemente coltivato come pianta da interno. Ma non farà frutti:

Con le foglie di ananas, insieme agli scarti di altri frutti, si produce una vera ecopelle:

Ma veniamo ad una delle note dolenti. Quanto è sostenibile l’ananas?
Due gli aspetti fondamentali: il primo è la sua coltivazione, che spesso è di tipo intensivo. E questo può avere un impatto sul mantenimento della foresta pluviale, sull’inquinamento dei territori adiacenti le coltivazione e sulla salute degli agricoltori, in caso di utilizzo significativo di pesticidi:

Peraltro, le condizioni degli agricoltori possono essere difficili e trascurate dal consumatore:

L’orientamento generale, per i frutti di origine tropicale, dove è difficile avere riscontro degli standard di sicurezza del lavoro, di qualità di vita e di rispetto dell’ambiente cui ambiamo, è di preferire prodotti del mercato equo e solidale, biologici e con certificazioni di sostenibilità ambientale:

Possiamo trovare prodotti con certificazioni ambientali sia nel mercato fair trade sia tra le grandi multinazionali:

La voce degli esportatori sulla coltivazione e produzione dell’ananas:

Il secondo aspetto che incide sulla sostenibilità dell’ananas è il trasporto. Il viaggio in Europa avviene per nave o in aereo. I frutti più maturi, più richiesti nei mesi estivi, e più costosi, viaggiano in aereo. E questo ha un impatto ambientale piuttosto significativo. 
Dunque va consumato con moderazione, come un po’ tutta la frutta esotica.

in questa pagina possiamo leggere un articolo sul sito inglese food miles: ci aiuta a tracciare il viaggio dei beni alimentari dal luogo di produzione alla nostra tavola. Una considerazione in più su quanto un frutto esotico debba essere limitato e occasionale nella nostra dieta rispetto ai frutti a km 0.

Bene, credo sia abbastanza su un frutto estremamente interessante, noto sin da quando eravamo bambini, forse conosciuto di più in forma di lavorati che come frutto fresco.

Al prossimo approfondimento.

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