Questo mese parliamo di fragole. E’ un frutto diverso dagli altri che abbiamo trattato: per raccogliere le fragole bisogna chinarsi e prenderle da una piantina e non salire su un albero.
La frutta è tutta buona ma il privilegio delle fragole di essere considerate al pari di un dolce è condiviso con pochi altri frutti.
Non si sbuccia ed è il tipico frutto preferito dei bambini.
Approfondire le fragole mi ha fatto scoprire che sono buone e sane (associandole ai dolci ho sempre limitato il consumo per paura che facessero male) e soprattutto mi ha messo in difficoltà nel capire quando è il periodo dell’anno in cui giungono a maturazione.
Vediamo perché.
La fragola, e la fragolina di bosco, non sono un vero frutto. I veri frutti sono i puntini bianchi in superficie. La pianta è la Fragaria, tipica del bosco, diffusa originariamente nelle zone alpine europee, in Asia e nelle Americhe.
Spontaneamente fruttifica in primavera (da fine aprile a giugno) ma in montagna le fragoline di bosco crescono in estate (da giugno a settembre).
Apprezzate già molto dagli antichi romani, le varietà di fragole che mangiamo sono ibridi tra piante di provenienza da più parti del mondo iniziati alla fine del Settecento.
Pur essendo gustose e complemento indispensabile di tanti dolci, sono poco caloriche (circa 27 Kcal per 100g) e sono piuttosto ricche in Vitamina C come di altre molecole antiossidanti. Di conseguenza sono un frutto sano da consumare in libertà.
In associazione con la panna (crema Chantilly) e con la crema pasticciera (crema gialla) sono un elemento essenziale della pasticceria italiana.
Tuttavia, nelle ricette casalinghe la loro migliore presentazione è sicuramente in crostata. Ecco la ricetta del gambero rosso.
Ma in pasticceria ogni giorno dell’anno posso trovare dei dolci contenenti fragole (pensiamo al babà, ai cestelli di frutta, ai bignè (choux) ed alle torte con panna).
Eppure il loro periodo è la primavera, peraltro inoltrata.
Come è possibile?
Ebbene per capirlo dobbiamo un attimo lasciare da parte l’immagine del sottobosco con le fragoline spontanee e scoprire da dove vengono le fragole che mangiamo.
Sono italiane o vengono da lontano?
Sono di serra o di coltivazione in campo?
L’articolo seguente che risale oramai a 5 anni fa ci dà una panoramica della produzione mondiale di fragole.
I primi produttori sono Cina, Stati Uniti, Messico e Turchia. Seguono gli Europei, tra essi Spagna al primo posto e poi Italia, Polonia e Regno Unito. In Africa domina l’Egitto.
In Italia sono importanti regioni produttrici Piemonte, Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia.
Basilicata e Campania rappresentano insieme il 50% della produzione italiana.
Ma ci sono due dati interessanti, con due chiari grafici illustrativi:
il primo è che la produzione in serra è stabilmente in crescita mentre quella a pieno campo è fortemente in riduzione. Al 2014 solo il 30% della produzione italiana era in pieno campo. Oggi siamo sotto il 20%.
L’altro dato è il picco di consumo: maggio, con incremento però negli ultimi anni di richiesta in marzo e aprile, e decremento in giugno e luglio (anche abbastanza netto).
Mi piace molto questo articolo che introduce al problema.
Ci parla di un sondaggio di Monitor Ortofrutta in cui si domanda agli Italiani se preferiscono acquistare frutta solo quando è di stagione o averla disponibile tutto l’anno.
La risposta di quasi il 90% del campione è che la acquista solo quando è periodo.
Ottimo. Se ne deduce un’inaspettata competenza e attenzione alla qualità e all’ambiente.
Ma il sondaggio continua e la domanda successiva è: quando è il momento di mele, fragole e melone?
A questo punto la risposta non è del tutto coerente dimostrando che abbiamo incertezze al riguardo.
In Italia le fragole si coltivano bene sia a nord che a sud. Per la verità in maniera complementare: infatti il clima differente consente di avere un gradiente di maturazione, per cui dalla Sicilia al Piemonte esse raggiungono la maturazione in momenti diversi e questo permette di mangiarle in più mesi dell’anno.
Quali?
Da febbraio all’inizio dell’autunno. Le prime a maturare sono dalla Sicilia e le ultime dalle coltivazioni alpine in quota.
La produzione cala in autunno e inizio inverno per poi riprendere anticipando la primavera.
Ma come si ottiene questo?
Circa l’80% della fragolicoltura italiana avviene in un contesto protetto: la coltivazione è in campo ma questo è protetto al suolo da uno strato di plastica nera (polietilene) e soprattutto in superficie da un tunnel rivestito di plastica trasparente, in modo da ottenere un effetto serra.
Tanto se biologiche o meno.
La coltivazione a pieno campo è limitata, avviene in maniera consistente principalmente in Romagna.
In questi video sono spiegate le tecniche colturali in tunnel protetto (il primo) e in pieno campo (il secondo).
Alle tecniche colturali si aggiunge inoltre la selezione di varietà di fragole più adatte. Col tempo si sono infatti selezionate cultivar più precoci da affiancare ad altre per aumentare il periodo di raccolta. La varietà più precoce, anche se non molto fortunata, in Sicilia può maturare già a dicembre. Oppure esistono fragole rifiorenti che hanno un periodo fruttifero più lungo che si protrae in autunno (coltivazione diffusa in Veneto).
Mangiare quindi fragole “quando è periodo”, cioè in pratica a maggio e a giugno, da coltivazione a pieno campo, comprandole al mercato, diventa possibile praticamente solo al nord per fragole provenienti dall’Emilia Romagna, l’unica regione dove per fattori climatici e di qualità è ancora estesa questa pratica colturale.
Certo, la produzione converge in determinati periodi quando il prodotto è migliore e più abbondante. Se tutti chiedessimo fragole in inverno non sarebbe sufficiente la produzione dell’estremo sud.
L’ideale quindi è preferire oltre ai mesi classici (fine aprile, maggio e giugno) quelli più idonei per la regione in cui ci si trova.
In Campania, ad esempio, si può anticipare a metà marzo e considerare tutto aprile.
il gradiente territoriale di maturazione della fragola è ben esemplificato in questo video:
Le fragole non sono un frutto che si conserva a lungo dopo la raccolta.
Per questo è da preferire il prodotto italiano, e soprattutto il prodotto vicino.
Molto bello l’articolo di quest’autrice nel suo blog.
Grazie alle colture protette, abbiamo fragole buone in più mesi dell’anno.
Ma sono sostenibili?
il problema principale della coltura protetta è il materiale plastico utilizzato, che poi andrà smaltito.
Non, in Italia, il riscaldamento delle serre (che non avviene).
Ma ad incidere sull’ambiente è di più il trasporto: fragole sostenibili sono fragole che viaggiano poco.
Anche altre fonti ci riportano come la coltivazione in ambiente protetto possa avere un impatto ambientale ridotto, soprattutto in relazione al consumo di acqua inferiore:
Quindi via libera alle fragole che vengono da vicino, a prescindere dal tipo di coltivazione. Non solo perché il prodotto è più buono e più ricco di nutrienti, ma anche perché sarà più economico e meno impattante sull’ambiente.
Una volta acquistate, è importante consumarle rapidamente, evitando di tenerle a lungo in frigorifero.
E’ bene sciacquarle rapidamente senza lasciarle a lungo immerse in acqua.
Meglio lasciarle nel loro contenitore o comunque non chiuse in una busta.
Qui elencate alcune tra le più diffuse fragole coltivate (esistono anche fragole bianche e fragole nere):
Ecco come vengono classificate le fragole in vendita.
Notate che vengono raccolte e disposte in un contenitore con cui arriveranno al consumatore finale.
Facciamo attenzione al tipo di imballaggio. Molto spesso è in plastica, assicuriamoci che venga scelta plastica di un polimero facilmente riciclabile (ad esempio, il PET).
Quest’anno (aprile 2020) la pandemia da Covid19 sta generando ripercussioni importanti sul comparto agricolo italiano.
C’è una preferenza maggiore verso le confezioni chiuse, purtroppo con aumentato utilizzo di plastica.
C’è carenza di lavoratori stranieri impegnati nella raccolta.
E c’è difficoltà di vendita per le chiusure di tutte le attività di ristorazione e pasticceria.
Consigli su come coltivare le fragole, sul balcone, nell’orto o in un campo:
La fragolicoltura incomincia in Italia in Emilia Romagna negli anni 60 del Novecento.
In questa pagina potete trovare approfondimenti sulle colture romagnole. Si tratta di un testo enciclopedico sulla fragolicoltura, estremamente esaustivo. Troverete spunti interessanti anche in altri capitoli, per cui vi rimando al link alla fine del post.
E qui invece un approfondimento sulla coltivazione della fragola in Campania:
Due curiosità:
la coltivazione fuori suolo:
e la coltivazione idroponica delle fragole:
l’enciclopedia della fragola:
Bene, spero abbiate trovato utile e interessante anche questo approfondimento.
Al prossimo.
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