Introduzione

ECOLOGIA, CUCINA E ECONOMIA DOMESTICA: L'INIZIO.

Le azioni quotidiane più semplici, come fare la spesa, cucinare, raccogliere i rifiuti, vengono perlopiù svolte seguendo insegnamenti di ba...

martedì 25 dicembre 2018

PESCE SOSTENIBILE

Come certifica la FAO il consumo di pesce mondiale è in continuo aumento.

è percepibile anche ai nostri occhi, se solo pensiamo al boom di ristoranti di pesce crudo negli ultimi 15 anni.

Ma, cosa ne sappiamo veramente del pesce che mangiamo?

Qualcosa ci è stata insegnata riguardo la qualità.
il pesce è buono quando è fresco.
è facile pensare che quello pescato sia migliore di quello allevato. 
abbiamo una diffidenza generale per quello surgelato.
Ma siamo sicuri che la qualità viaggi ancora per questi principi pre-globalizzazione?

E soprattutto, la pesca oggi è sostenibile? 
Pescare in mare danneggia l’ecosistema? 
Alcuni pesci sono pescati in maniera troppo intensiva? 
L’allevamento di pesce va bene oppure no? 
Scopriamo, con l’aiuto di chi ha la qualità e la natura a cuore, cosa è vero e cosa no.

Vedremo che alcuni pesci e frutti di mare si prestano all’allevamento, la qualità rimane elevata e non danneggiano l’ecosistema (rombo, cozze e vongole, allevamenti a terra) mentre altri, come il salmone (la quasi totalità del salmone che mangiamo è di allevamento, sia esso fresco, crudo o affumicato) lo possono danneggiare.

Il concetto di fresco può non essere relativo all’appena pescato, e comunque un pesce pescato e immediatamente surgelato può mantenere la qualità meglio di molti altri appena pescati (e così è tutto il pesce atlantico, merluzzo, baccalà, pesce spada e polpi).

Per alcuni pesci, poi, vale il discorso che la pesca è talmente intensiva (perché il prodotto è richiesto) come pesce spada, tonno, che sta portando al depauperamento della specie, cosa già avvenuta per lo storione (il pregiato caviale).

Per altri, invece, e ci tocca molto da vicino come Italia, la pesce determina l’utilizzo di strumenti aggressivi che danneggiano tante altre specie: prime tra tutte le tartarughe, le bellissime Caretta caretta di cui seguiamo le schiuse delle uova in spiaggia durante l’estate.
E per questo motivo alcuni pesci andrebbero evitati, tra cui la cernia, il dentice e bisognerebbe badare con attenzione alle modalità di pesca.


Chi ci può dare indicazioni precise?
Ecco alcuni riferimenti:

italiano, chiaro ed esaustivo, sul consumo di pesce e sulle modalità di pesca, ci mette inoltre a disposizione una piccola guida stampabile e piegabile, da avere sempre con noi nel portafogli per scegliere bene.
Divide pesci il cui consumo è da evitare, pesci per cui si consiglia la moderazione o di badare a determinati fattori (come la modalità di pesca), pesci per cui abbiamo via libera al consumo.

anche slow food dà chiare indicazioni, sul nostro contributo nella scelta, con una guida più esaustiva ma meno schematica e non tascabile.
Sul loro sito sono inoltre presenti ulteriori utili informazioni ed un elenco mondiale di guide ragionato per nazione. 

Greenpeace si sofferma molto sulle modalità di pesca e ci consente di conoscere altri dettagli sull’etichetta del pesce.

anche WWF ci introduce in maniera esaustiva al problema. Inoltre, ci indica come anche per il pesce esista una stagionalità: periodi dell’anno in cui la maggioranza degli esemplari hanno raggiunto l’età adulta, non sono in riproduzione e non vengono eccessivamente danneggiati dalla pesca.

l’industria di pesca ha approvato un disciplinare di pesca responsabile. con il patrocinio di UNILEVER  e WWF. Troneggia su tutte le confezioni FINDUS (marchio Unilever). E’ indubbiamente una forma di tutela quando si sceglie di mangiare pesce oceanico (merluzzo, ad esempio).

Insomma, spero che anche voi troviate l’argomento di principale importanza.
E concludo dicendovi che da un anno ho sostituito al tonno in scatola lo sgombro: più sostenibile, più saporito.

Al prossimo appuntamento

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