Introduzione

ECOLOGIA, CUCINA E ECONOMIA DOMESTICA: L'INIZIO.

Le azioni quotidiane più semplici, come fare la spesa, cucinare, raccogliere i rifiuti, vengono perlopiù svolte seguendo insegnamenti di ba...

lunedì 19 luglio 2021

Quiz Stille di raccolta differenziata

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScbLZ_--UNFdP9hUdq84NpDNowgvRwDDBuzjl-J4GCQYvN54A/viewform?usp=sf_link


Al link di sopra potete trovare 15 domande inerenti le stille di raccolta differenziata.

Ricordo che le stille di raccolta differenziata sono 11 "stille" pubblicate nell'anno 2020 dove abbiamo affrontato problemi quotidiani riguardo il destino dei rifiuti domestici. Ad esempio "dove si butta la carta del burro? E il tubetto di dentifricio?" Ci siamo mossi per varie stanze della casa ed abitudini ed abbiamo trovato ora molte ora poche fonti che ci hanno chiarito i destini dei nostri oggetti, alimenti, consumabili, e soprattutto dei loro imballaggi.

Per riprendere il lavoro fatto in passato vi propongo ora 15 domande le cui risposte sono direttamente raggiungibili dalle stille, in archivio nel nostro blog nella sezione Raccolta Differenziata.

Anche le fonti sono quindi riprese da lì.

Si tratta di 15 domande, due punti per ogni risposta. La sufficienza dovrebbe essere quindi raggiunta con un punteggio di 18 ma probabilmente in rispetto a coloro i quali trovano farraginoso il meccanismo della risposta multipla possiamo considerare accettabile anche un punteggio di 16. I più bravi, la gran parte di voi, sono sicuro produrranno punteggi dal 24 al 30.

La risposta esatta è una per domanda. Al termine del quiz potrete leggere il punteggio e soprattutto verificare risposta per risposta se è stata corretta oppure no. E' la parte più preziosa perché segue una spiegazione che giustifica la risposta esatta!

Col tempo, quest'anno, completeremo gli argomenti dei Rifiuti e del Riciclo, e con ulteriori 15 domande completeremo l'argomento.

Buon divertimento.


lunedì 22 marzo 2021

Limoni

 Questo mese parleremo dei limoni. Probabilmente originari di India, Cina e Indocina, il loro nome è di provenienza araba.

Sono agrumi, come cedro, chinotto, lime, mapo, pomelo, pompelmo e bergamotto, e sono conosciuti in Europa già dall’epoca dei Romani.

Sono frutti, ne facciamo tanti usi ma non li mangiamo da soli come faremo con le mele o le banane.

Li preferiamo per condire cibi (e per aiutarne la conservazione), dolci e salati, o per berne il succo e insaporire bevande. Hanno elevate proprietà benefiche, anche come cosmesi. Tanto la polpa (o il succo) quanto la buccia.


Si trovano tutto l’anno, grazie alla capacità di questi alberi di fiorire ripetutamente. I fiori sono molto profumati e noti come zagara.

https://www.zipmec.com/limoni-storia-produzione-commercio-guide-frutta.html

https://www.tescomaonline.com/it/idee-e-consigli-utili/ricette-di-bellezza/le-proprieta-del-limone.html


Salute

Come tutti gli agrumi sono ricchi, molto, in vitamina C, che tra l’altro contribuisce all’assorbimento del ferro vegetale.

Per questo è saggio condire le verdure con il limone. Inoltre, il suo uso aiuta a diminuire quello del sale.

Ma la parte più ricca di nutrienti (come spesso accade nella frutta) è la buccia (che è anche responsabile del profumo, per la presenza del limonene).

https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/alimentazione/del-limone-e-la-scorza-la-parte-piu-benefica

https://smartfood.ieo.it/alimenti/limone/

https://www.humanitas.it/enciclopedia/alimenti/frutta/limone/


Varietà

Esistono diverse varietà e molte di esse prendono il nome del luogo dove la coltivazione è più nota, come la penisola sorrentina, la costiera amalfitana e la Sicilia.

https://cosimocavallo.it/curare-lorto/limoni-varieta-proprieta-benefici-e-usi-in-cucina/

https://movery.it/esplora/sapori-tipici/limoni-italiani

https://www.limonedisorrentoigp.it/il-limone-di-sorrento


Fondamentalmente non cambiano le proprietà organolettiche e nutrizionali come avviene per altri frutti.

https://www.zipmec.com/le-varieta-di-limoni.html


Alcune varietà sono davvero inusuali: la mano di Buddha, il caviale (fingerlime), lo scannellato, il kaffir lime…

https://www.faidateingiardino.com/frutteto/tipi-di-agrumi


Comunque, la cultivar più diffusa in Italia porta il nome di Femminello comune.

https://www.limmi.it/le-cultivar-nazionali/

https://www.valdiverdura.com/limoni-di-sicilia


Stagionalità

I limoni sono disponibili tutto l’anno.

Questo in parte prevalente è dovuto al fatto che l’albero può fruttificare in stagioni diverse.

Tradizionalmente si distinguono una prima fioritura, da ottobre a marzo, che produce i frutti invernali, i più pregiati (limone primofiore e limone invernale); una fioritura primaverile, con i fiori maiolini, che fruttifica in primavera (limoni bianchetti) ed una fioritura estiva, da cui i limoni verdelli (con buccia di colorito verde).

A questo si aggiunge la capacità di maturazione dopo la raccolta del frutto e la lunga conservazione.

https://www.alimentipedia.it/limone.html

https://www.freshplaza.it/article/4100992/limone-verdello-estivo-ancora-sconosciuto-ai-piu/


Produzione

L’Italia è il secondo produttore Europeo, dopo la Spagna. E in Italia le tre regioni maggiormente produttive sono costiere tirreniche: la Sicilia (circa il 70% della produzione nazionale), la Calabria e la Campania.

https://it.businessinsider.com/boom-per-gli-agrumi-italiani-ma-il-raccolto-e-misero-e-prezzi-alle-stelle-limoni-arance/

https://agronotizie.imagelinenetwork.com/vivaismo-e-sementi/2017/12/14/limone-tutti-lo-vogliono/56759


Tuttavia le ultime annate, per motivi climatici e per scarso incentivo alla coltivazione, stanno facendo calare la produzione nazionale.

http://www.italiafruit.net/DettaglioNews/50939/in-evidenza/limoni-produzione-scarsa-e-in-leggero-ritardo


Il contenuto in acido citrico rende il limone desiderabile anche come disinfettante, e nelle prime fasi della pandemia SARS COV2 è stato per questo molto richiesto.

https://www.italiaambiente.it/2020/04/08/usati-come-disinfettanti-il-prezzo-dei-limoni-raddoppia-ma-la-produzione-e-insufficiente/


Comunque al confronto col resto del mondo l’Italia è decima: i primi produttori sono India, Messico e Cina.

https://www.atlasbig.com/it/paesi-per-produzione-di-limone


Frutti analoghi al limone:

Cedro. Oggi si coltiva in Italia soprattutto in Calabria, nella costa tirrenica, e matura tra ottobre e dicembre (ma alcune fioriture possono essere primaverili). 

https://www.ilgolosario.it/it/proprieta-del-cedro

https://www.nonsprecare.it/effetti-benefici-cedro-proprieta-curative-ricette-insalata


Bergamotto. Gloria della Calabria, agrume altamente benefico. Matura tra novembre e gennaio.

https://www.ilgolosario.it/it/bergamotto-agrume-calabria


Chinotto. Dalla Liguria alla Sicilia, famoso soprattutto per la bevanda. Matura prevalentemente a dicembre.

https://www.agrodolce.it/2015/07/08/cos-e-il-chinotto/

https://www.esquire.com/it/lifestyle/benessere/a19176057/chinotto/

https://agrumilenzi.it/negozio/citrus/chinotti-citrus-prodotti/chinotto-di-savona-citrus-myrtifolia/


Magnifica, peraltro, la recente pubblicità di Neri per la ricorrenza della festa del papà “Se quel giorno tuo padre avesse preferito un chinotto”.

https://www.today.it/strano-ma-web/chinotto-festa-papa.html


Lime o limetta. Variante di limone a frutti più piccoli e che meglio cresce nelle regioni a clima tropicale. Famoso per il Mojito. Non necessariamente deve essere verde (come del resto il limone può essere giallo o verde).

https://www.artimondo.it/magazine/limone-e-lime-differenza/

http://www.italiafruit.net/DettaglioNews/49949/lapprofondimento/lime-non-ostiniamoci-a-volerlo-verde-giallo-e-meglio


Mapo. Ibrido tra mandarino e pompelmo.

https://www.tuttogreen.it/mapo-frutto-proprieta-ricette/


Pomelo. Di coltura (e origine) prevalentemente cinese, col cedro e il mandarino tra i capostipiti di tutti gli agrumi. Frutti molto voluminosi.

https://www.alimentipedia.it/pomelo.html


Fingerlime. Anche noto come caviale di limone (per la somiglianza e per il costo).

https://www.salepepe.it/news/notizie/fingerlime-perle-al-gusto-agrumi/


Pompelmo. Giallo, rosa e rosso. Sapore amaro.

https://www.ilgolosario.it/it/pompelmo


Ma veniamo adesso agli usi del limone. Non deve mai mancare in casa.

Condire le verdure, cotte e crude, con il succo di limone, come abbiamo visto, serve a insaporirle limitando il sale, ad arricchirle di nutrienti (vitamina C ma anche assorbimento di altri micronutrienti) e a migliorarne la conservazione.

Pensiamo ad esempio ai carciofi che si mettono a bagno in acqua e limone per non farli annerire così come alla sua aggiunta alla macedonia per lo stesso motivo per le mele.

La buccia grattugiata profuma e insaporisce preparazioni salate e soprattutto dolci: frolle, biscotti o creme.


Ma c’è molto altro: il succo ha un effetto sbiancante sulle preparazioni alimentari, aiuta la cottura delle uova sode, elimina odori e aiuta nella pulizia.

Parte di queste proprietà dipendono dal fatto che è ricco in acido citrico.

Pertanto è utile per disostruire le tubature dal calcare.

https://www.farmaciasoccavo.it/blog/i-cinque-usi-del-limone-che-non-conosci/

https://www.fattoincasadabenedetta.it/usi-del-limone/

https://www.nonsprecare.it/22-usi-alimentari-e-non-del-limone?refresh_cens


Dalle bucce di limone in infusione con alcol e zucchero si ottiene il limoncello, apprezzato liquore della costa campana.

Qui le ricette tradizionali, dei vari luoghi d’origine che se ne contendono il primato.

https://www.profumodibasilico.it/limoncello-di-sorrento/

https://www.ischia.campania.it/index.php/limoncello-fatto-in-casa-la-ricetta-ischitana/


Ci sono varietà sulla quantità di zucchero o il tempo di infusione, ma nessuno parla della cultivar del limone oppure del periodo dell’anno.

Certo, si devono scegliere limoni non trattati o comunque ben sciacquati.


Come ci insegna Dario Bressanini, il tempo di infusione necessario per estrarre dalle bucce i composti aromatici può essere influenzato dalla temperatura (e quindi velocizzato e ridotto a solo 1 giorno).

http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/12/21/le-ricette-scientifiche-il-limoncello-anche-veloce/


Qui una raccolta di ricette con i limoni, dolci e salate, della cucina italiana.

https://www.lacucinaitaliana.it/topic/limone/


Ecco invece istruzioni per spremere il limone bene: temperatura ambiente, massaggiarlo delicatamente.

https://www.supereva.it/spremere-il-limone-il-trucco-per-ottenere-piu-succo-69916


Fonti storiche:

https://www.taccuinigastrosofici.it/ita/news/medioevale/orto-frutti/storia-del-limone.html


ed enciclopediche:

https://www.colturaecultura.it/content/limone

https://www.treccani.it/vocabolario/limone/


Suggerimenti per la coltivazione:

https://www.giardinaggio.it/giardino/singolepiante/limone/limone.asp

https://www.agraria.org/coltivazioniarboree/limone.htm

https://passioneinverde.edagricole.it/scheda/limone-come-coltivarlo/

lunedì 15 febbraio 2021

Impronta di Carbonio

In questo post vi mostro come ho calcolato la mia impronta di Carbonio relativa all’anno 2020.


Spesso si legge questo termine su qualche pagina Web e magari si trova anche un piccolo questionario per calcolare la propria.

Si passa da definizioni complesse e metodi di misura farraginosi a dei simpatici quiz con animazioni da cartone animato approcciabili da un bambino di 10 anni.


In pratica si vuole misurare il proprio impatto ambientale sulla produzione di gas serra clima alteranti.


Ma cosa si intende precisamente?

Il termine è la traduzione dell’inglese Carbon footprint.


Stando alla definizione dell’ENEA, la carbon footprint è un indicatore per misurare, monitorare, rendicontare e verificare le emissioni o la rimozione di gas serra per l’ottenimento di un prodotto o di un servizio.


Detto in termini più semplici, al giorno d’oggi ognuno di noi, come consumatore, può farsi un’idea dell’impatto ambientale che ha la produzione di un bene, ad esempio una tazza di caffè, un acquisto per corrispondenza o un viaggio, e fare scelte che privilegiano le opzioni a minore impatto ambientale. Per misurare (e confrontare) l’impatto ambientale di uno o più beni si usa l’impronta di carbonio o carbon footprint.


Anche se il principale gas a effetto serra clima alterante è la CO2, esso non è l’unico. Per questo motivo si parla di tonnellate equivalenti di anidride carbonica, con questa unità di misura tenendo conto di tutti i gas clima alteranti.

https://www.enea.it/it/seguici/pubblicazioni/EAI/anno-2011/indice-world-view-3-2011/indicatori-di-sostenibilita-ambientale-la-carbon-footprint


Il tema è estremamente rilevante.

Sono noti a tutti gli estremi di questa discussione: Greta Thunberg, le principali associazioni ambientaliste mondiali, che invitano le popolazioni, ma soprattutto i loro governi, a prendere severi provvedimenti per limitare l’emissione di gas serra (ed il loro temibile effetto sul riscaldamento globale). Dall’altro lato, l’ex presidente degli Stati Uniti ma anche i meno rumorosi principali paesi industrializzati del mondo, soprattutto dell’Asia, che non sembrano affatto voler rinunciare a risorse ad alto impatto ambientale (carbone, petrolio) per far crescere la loro economia.


Ma, forse a vantaggio proprio di chi si oppone alla sensibilizzazione sul tema, si tende a focalizzare l’attenzione su tematiche distanti da quello che è il principale contributo alla lotta al cambiamento climatico.

Il risultato più rilevante lo produciamo tutti noi cittadini. Con le nostre azioni e le nostre scelte: quello che mangiamo, come ci muoviamo, l’energia che consumiamo a casa, i nostri spostamenti, i nostri acquisti.

 

Se, diversamente da come accade, la discussione quotidiana dei media fosse maggiormente focalizzata su questi elementi, si otterrebbero risultati più rilevanti.


Per fare un esempio, è inutile criticare le scelte energetiche di Donald Trump, se poi si tiene riscaldata la casa a 22 gradi da novembre ad aprile (consumando un sacco di energia, emettendo tanta CO2).


Ma, appunto, scopriamo che le conoscenze su come incidere sulle nostre emissioni sono poco diffuse, anche tra chi mostrerebbe un’opinione favorevole a ridurre il riscaldamento globale.


Lo scopo di questo post è proprio quello di mostrarvi come, approssimativamente, calcolare la propria impronta di carbonio, cioè l’insieme delle emissioni in gas serra CO2 equivalenti prodotte, e come impegnarci per ridurle a partire da stasera.


Non è un calcolo semplice e conto naturalmente di migliorare in futuro.


Per l’anno 2020 ho valutato:

1 i miei consumi alimentari,

2 i miei spostamenti,

3 i miei consumi energetici.


Non ho potuto valutare:

l’uso di internet,

i miei acquisti (libri, vestiti..),

tutto ciò che è inerente la mia attività lavorativa,

quant’altro andrebbe a numero ma non ho neanche immaginato (teatro, televisione etc).


1 Consumi alimentari

Credo sia abbastanza diffusa la conoscenza che quello che mangiamo può avere un impatto ambientale significativo.

In particolare molte persone sanno che gli allevamenti di bovini possono essere dannosi. 

Ma l’associazione che tutti facciamo è con la carne di manzo, non con il latte ed i formaggi.

Penso inoltre che a molti sfugga il viaggio intercontinentale di diversi alimenti di cui facciamo abbondante uso quotidiano: caffè, tè e cioccolato, ma anche l’ananas e le banane.

https://ilfattoalimentare.it/impatto-ambientale-alimenti-studio.html


Come possiamo fare le scelte più attente per l’ambiente?

Il primo metodo è semplice: ricorriamo ad uno dei programmini facili che si trovano sulle pagine web.

Ad esempio il sito web mioecomenu ci consente di fare un menu giornaliero, o di un periodo di tempo più lungo, e ci calcola l’impatto ambientale delle nostre abitudini alimentari, dandoci validi esempi su come migliorare.

Ci mostra le conseguenze delle nostre scelte in termini di consumo di acqua e di deforestazione. Ci aiuta a scegliere opzioni migliori, tenendo conto anche della salute. Ma non ci restituisce un dato numerico in termini di CO2 equivalenti.

https://www.mioecomenu.it


Per avere una stima più precisa occorre fare qualche sforzo in più.

Ho registrato su una agenda tutto quello che ho mangiato nell’anno 2020.

Poiché sarebbe stato un lavoro imponente farlo per ogni giorno dell’anno, ne ho raccolto un campione rappresentativo: quattro settimane di fila, per 4 mesi all’anno (febbraio maggio luglio novembre, cioè uno per ogni stagione).

E’ stato un gesto estremamente utile: ho riletto alcune ricette che ho mangiato che avevo dimenticato, ho potuto valutare se avevo una dieta sbilanciata (ce l’avevo, tendevo a mangiare pochi legumi e tanto formaggio) e soprattutto ho calcolato la mia impronta di carbonio.


Ho trasferito a fine anno i dati dell’agenda in una tabella dove nella prima colonna ho messo il tipo di alimento ed il peso della porzione, e nelle colonne successive il numero di porzioni mangiate nelle settimane a campione.

Esempio:

Carne di manzo (150g): 6 (inverno) 0 (primavera) 3 (estate) 5 (autunno). 


La somma è di 14 porzioni ma va divisa per le 16 settimane del campione. La mia media settimanale è quindi di 150g per 14 diviso 16: 131,25g. Questo dato va moltiplicato per 52, il numero delle settimane dell’anno. Fa 6.825 g.


Come faccio a sapere 7kg di carne di manzo quante emissioni di CO2 equivalenti valgono?

Ricorro a fonti attendibili.

Our world in data mostra un chiaro grafico ed una chiara tabella, e soprattutto il valore ottenuto è stato calcolato da uno studio scientifico pubblicato su una rivista di chiara fama (Poore, J., & Nemecek, T. (2018). Reducing food’s environmental impacts through producers and consumers. Science, 360(6392), 987-992).

https://ourworldindata.org/grapher/ghg-per-kg-poore


Certo, potrebbe accadere che questi dati vengano ricalcolati da altri autorevoli autori, con strumenti diversi, magari tenendo conto di certe diversità territoriali (mangiare carne di manzo in Europa potrebbe avere un impatto maggiore che in Sudamerica, oppure mangiare carne di una fattoria ne ha uno nettamente minore rispetto ad un allevamento intensivo) e quindi portare a valori differenti.

Come anticipato, è davvero difficile ottenere un calcolo preciso.

Ma, vedrete anche voi, certi trend sostanzialmente non cambiano: mangiare meno carne significa ridurre le emissioni di gas clima alterante (e fa anche bene alla salute).


Tornando alla mia impronta di carbonio, i quasi 7kg di carne di manzo che ho mangiato nel 2020 vanno moltiplicati per 99,48: infatti secondo lo studio in questione produrre 1 kg di carne di manzo costa 99,48 kg di CO2. Per la mia dieta, fanno 678,95 kg di CO2!

E’ un dato che fa strabuzzare gli occhi!

Mangiare meno carne fa bene al pianeta, è moralmente appagante, fa bene alla nostra salute. Ed è tutta una scelta nostra, non di Trump né di Confindustria.


Vediamo ancora:

Pollo (200g): 12 porzioni totali nel periodo a campione che portano a 7.800g annui, da moltiplicare per 9,87: 76,98 kg di CO2.

L’impatto del pollo è praticamente 10 volte inferiore a quello della carne bovina. Ed è una carne più salutare.


Pesce (300g): 32 porzioni totali per 31.200g annui, da moltiplicare per 13,63: 425,26 kg di CO2.

L’impatto del pesce non è cosa facile da calcolare. Gli autori si riferiscono a pesce di allevamento (la pressoché totalità del salmone che mangiamo, ad esempio) ma non tutti i pesci hanno lo stesso impatto: far crescere un salmone di 1kg chiede 4 volte il mangime che fa crescere dello stesso peso il rombo o la trota.

Il pesce pescato con strumenti a basso impatto è sostenibile e verosimilmente ha una impronta di Carbonio minore.

Teniamo comunque questo dato, non basso (maggiore del pollo).


Uova: 47 porzioni totali (un uovo pesa mediamente 70g), 10.692g annui, da moltiplicare per 4,67: 49,93 kg di CO2.

L’impatto delle uova, come del pollo, è nettamente inferiore. Sono alimenti sani e ricchi di nutrienti. Attenzione però al colesterolo!


Formaggio (50g): 140 porzioni totali!, 22.750g annui, da moltiplicare per 23,88: 543,27 kg di CO2.

Questa è stata una delle rivelazioni più importanti della mia analisi. Mi sono reso conto, per gusto, per comodità, di esagerare con i formaggi nella mia dieta. Forse anche per limitare la carne. Ma sono alimenti ricchi di grassi, eccederne fa male.

Anche in questo caso, non è possibile ottenere una distinzione tra le origini del formaggio: di bufala, di vacca, di capra o di pecora. Certamente l’impatto degli ultimi due allevamenti è minore, ma la stragrande maggioranza dei formaggi che consumiamo sono a partenza da latte vaccino. Ed infatti hanno un impatto molto significativo: maggiore delle uova, del pollo, del pesce.


Carne di maiale (100g): 33 porzioni totali, 10.725g annui, da moltiplicare per 12,31: 132 kg di CO2.

Del maiale non si butta niente. Ed il suo allevamento ha anche un impatto ambientale nettamente minore rispetto al bovino. Si tratta di una carne molto amata da noi italiani, se pensiamo che è alla base della maggioranza degli insaccati.


Caffè: 968,5 tazzine all’anno (circa 3 al giorno). Per fare una tazzina servono 5 g di caffè, quindi il totale annuo è 4.842g, da moltiplicare per 28,53: 138,14 kg di CO2.

L’impatto del caffè è importante, sia per il consumo di suolo per le coltivazioni, sia per il viaggio che faranno i chicchi coltivati nella fascia tropicale.

Anche se il peso finale del caffè consumato resta basso (meno di 5 kg per me in un anno, con una media di 3 tazze al giorno), la sua diffusione a livello mondiale lo rende un alimento di impatto significativo.


Cioccolato (30g): 3.607g annui, da moltiplicare per 46,65: 168,26 kg di CO2.

L’impatto della coltivazione del cacao è davvero molto rilevante, secondo solo all’allevamento bovino.

E’ una riflessione che bisogna fare. Molte volte si può preferire un dolce non a base di cioccolato, cogliendo l’opportunità di conoscere sapori diversi.


Frutta: circa 97 porzioni in 16 settimane (6 a settimana), per un totale annuo di 315 ed un peso medio di 100g (31.500g), da moltiplicare per 0,40: 12,60 kg di CO2.

Per la verità il calcolo sarebbe più complicato: l’impatto di frutti da albero, facili da trasportare e conservare, di provenienza vicina, è quello basso indicato. Ma questo è facile per mele, pere, agrumi e così via.

Ma se si pensa alla frutta tropicale (banane e ananas, ad esempio) oppure a quella coltivata in serra, allora l’impatto sale.


Patate (200g): 61 porzioni, 39.650g all’anno, da moltiplicare per 0,46: 18,24 kg di CO2.


Riso, farina e cereali (70g): 20 porzioni a settimana, 73.710g annui da moltiplicare per 1,57: 115,72 kg di CO2.


Latte (vacca, capra, 200g) e yogurt (100g): 32.500g + 13.325g annui da moltiplicare per 3,15: 144,35 kg di CO2.


Verdura: 125.287g annui, da moltiplicare per 0,53: 66,40 kg di CO2.


Legumi (100g): 16.575g annui, da moltiplicare per 0,98: 16,24 kg di CO2.


Vino (125g): 55.575g annui, da moltiplicare per 1,79: 99,48 kg di CO2.


Latte vegetale (100g): 14.950g annui, da moltiplicare per 0,98: 14,65 kg di CO2.


Totale: 2.700,47 kg equivalenti di CO2.


Se avessi evitato di mangiare carne bovina e dimezzato le porzioni di formaggio e di cioccolato, avrei avuto un impatto intorno a 1.600 kg equivalenti di CO2. Questo ci dimostra quanto sia importante l’impatto ambientale delle nostre scelte alimentari, e dunque quanto sia facile per ognuno di noi cambiare il mondo, se solo lo si vuole fare.


2 Spostamenti

Anche calcolare i propri spostamenti richiede uno sforzo di pianificazione.

Bisogna considerare: gli spostamenti extraurbani e extraregionali, come ad esempio quelli fatti in treno e quelli fatti in aereo.

L’uso dell’auto, della motocicletta.

L’uso dei mezzi pubblici.

Spesso occorre ricorrere ad un dato forfettario: come faccio a calcolare gli spostamenti che ho fatto come passeggero nell’auto di un amico?

Come faccio a calcolare in un anno intero l’uso dei mezzi pubblici?


Cominciamo dalle cose più semplici.

Nell’anno 2020, grande complice la pandemia SARS COV2, non ho mai preso l’aereo e ho fatto solo un viaggio in Treno, da Napoli a Bolzano in Trentino Alto Adige e ritorno.


Dei trasporti ci eravamo occupati 1 anno e mezzo fa nel nostro blog e da lì prenderemo i riferimenti per i nostri calcoli.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/2019/08/trasporti-co2-e-compensazione.html


L’emissione media di CO2 del trasporto ferroviario è di 65g per km per passeggero.

Un viaggio fino a Bolzano è lungo circa 800km. Con il ritorno fanno 1600 km. Quindi 65x1600 fanno 104kg di CO2.


Quest’estate mi sono mosso con la mia auto e ho fatto una crociera in barca a vela. In una settimana abbiamo consumato circa 150L di gasolio. Ma eravamo 6 ospiti: sono 25 L di carburante a testa.

La combustione di un litro di gasolio emette 2600g di CO2. In questa vacanza ho quindi prodotto 65kg di CO2.

https://www.econologia.it/Emissioni-co2-litri-di-carburante-benzina-o-diesel-gpl/


Sono stato inoltre nel corso dell’anno 3 volte a Capri, che ho raggiunto con la nave. Il tragitto è di 25 km (circa 14 miglia nautiche) per un totale di 150km. Il traghetto ha un consumo medio di 115g di CO2 per km per passeggero: fanno 17,25 kg di CO2.

https://www.co2nnect.org/help_sheets/?op_id=602&opt_id=98&nmlpreflang=it


Veniamo ora ai mezzi di trasporto privato: l’automobile e la motocicletta.

Ribadisco che per l’auto è necessariamente una stima: non posso proprio calcolare le volte che ho usato l’auto dei miei genitori o che sono stato ospite.


Nel 2020 ho alternato 2 automobili con mio fratello (la jeep Cherokee e la jeep Patriot):

da gennaio a febbraio ho usato la Cherokee, con cui ho percorso 387km.

Come faccio a saperlo? Ho letto il tachimetro il primo dell’anno e nel momento in cui l’ho passata a mio fratello.

Da marzo a dicembre invece ho guidato la Patriot, con cui ho fatto 4207km.


La jeep Cherokee è una vecchia auto. Come conoscerne il consumo medio? Per tutto il 2019 ho contato ad ogni rifornimento i litri di carburante messi nel serbatoio ed alla fine dell’anno ho diviso per questi i chilometri percorsi. Ho scoperto che è un auto che percorre 10,5 chilometri con un litro. E’ un fuoristrada, ha più di 20 anni, ma è comunque un consumo molto alto, impensabile per le auto di oggi.

Per quanto ci siamo affezionati, è un auto oramai obsoleta e contiamo di cambiarla presto.

Comunque, dividendo 387km per 10,5 si ottengono circa 37 litri di carburante (gasolio).

La Patriot è un auto moderna (ha solo 10 anni) e dispone di un computer di bordo che ci comunica il consumo medio: circa 14,5 km/l. Il consumo nel 2020 è stato di 290L di gasolio. 

Non ho usato quasi mai l’auto da solo, ma in coppia o in più persone. Quindi, il dato che otterrò andrà diviso per la media di 2 persone che hanno normalmente percorso gli stessi chilometri insieme con la stessa auto. (290+37) x 2600 = 850.200 /2 = 425,1 kg di CO2.


Al contrario, la motocicletta l’ho usata più spesso da solo.

Con lei ho percorso 1242km nel 2020. Pochi, rispetto agli anni passati. Un po’ ci si fa grandi e si fanno meno gite fuori porta, soprattutto però uso la bici elettrica per andare a lavoro. Comunque, con un consumo medio di 16,3 km/l (anche questo ottenuto da un meticoloso registro dei litri di carburante immessi ad ogni rifornimento) ho consumato 76,20L di benzina. Questo dato va moltiplicato per 2300 (sono i grammi di CO2 emessi dalla combustione di un litro di benzina) e si ottengono 175,26 kg di CO2.


Bisogna infine tenere conto del trasporto pubblico. Mi è difficile in realtà fare questo calcolo, perché non ho tenuto conto ogni volta che ho preso la metro o la funicolare del percorso che ho fatto. Inevitabilmente mi tocca fare una stima di massima. Quest’anno ho usato la metropolitana nettamente meno degli anni passati, sempre a causa della pandemia. Credo di poter dire di averla usata in media meno di una volta a settimana, forse due volte al mese. 

Più spesso, ma sempre con pari frequenza, dato l’uso prevalentemente di piacere nel fine settimana, ho usato la funicolare. Entrambi sono mezzi di trasporto su ferro, e possiamo considerare un consumo di 65g di CO2 per km per passeggero.

Il percorso medio di metropolitana è di 4km, fino a lavoro, mentre quello di funicolare è circa la metà, 2 km.

Quindi 4km andata, 4km ritorno, 2 volte al mese, per 12 mesi, per la metropolitana, e la stessa cosa, ma 2km, per la funicolare: sono 288km annui, che moltiplicati per 65 g di CO2 fanno 18,72 kg di CO2


Il totale di emissioni di CO2 dovute ai miei spostamenti è di circa 805kg di CO2.


Anche qui sono d’obbligo alcune riflessioni: da una parte, è stato un anno in cui si è viaggiato poco, e questo ha ridotto in modo molto significativo il mio impatto ambientale. Dall’altra, le emissioni maggiori vengono dalla mia automobile: sia essa la Cherokee o la Patriot, sono auto vecchie, grosse, pesanti e inquinanti. Se comprassi un’auto nuova, più piccola, consumerei (e inquinerei) la metà!

L’uso dei mezzi pubblici, della bicicletta elettrica sono le scelte quotidiane che mi consentono di tenere molto basso il mio inquinamento. Che sarebbe se facessi questi spostamenti ogni giorno con l’auto? Eppure tante persone, mie coetanee, destinatarie di questi interventi, fanno proprio questo..


3 Consumi energetici

Questo è dato più obiettivo che possiamo ottenere, perché viene accuratamente misurato dai contatori di energia elettrica e gas della casa.

Certo, quando sono stato in Trentino, in barca a vela, in Cilento, a Capri o ho fatto qualche week end fuori, non ho potuto contarli.

Ma il grosso dei consumi avvengono a casa.

Anche se potrei dedurli dalle bollette, ho avuto un monitoraggio continuo per tutto l’anno: ho segnato quanto riportato dal contatore il primo giorno di ogni mese.


Per il gas abbiamo consumato 125,506 smc, che equivalgono a 1342 kWh.

Per l’energia elettrica abbiamo consumato 1742 kWh.

I consumi vanno divisi per 2 (gli occupanti della casa).

Anche qui ricorriamo ad alcuni dati precedentemente pubblicati sul blog.

Un kWh di energia ottenuto dal gas fa emettere 200g di CO2. Quindi 1342x200/2 fanno 134,2 kg di CO2.

Un kWh di energia elettrica in media in Italia fa emettere 307g di CO2. Quindi 1742x307/2 fanno 267,4 kg di CO2.

https://ecologiacucinaeconomiadomestica.blogspot.com/search/label/RISPARMIO%20ENERGETICO%20DOMESTICO


Il totale dei consumi energetici domestici è di 401,6 kg di CO2.


A casa c’è molta attenzione verso il risparmio energetico. Ma conto che la completa transizione alle lampadine a led, il passaggio alle piastre a induzione e ad uno scaldabagno elettrico più evoluto, con la chiusura dell’utenza del gas, possano portarci ad un risparmio e ad una riduzione di emissioni ancora maggiori.


In base a quanto ho saputo calcolare, la mia impronta di carbonio per l’anno 2020 è stata di 3907 kg di CO2. Sono quasi 4 tonnellate!


L’emissione media di CO2 pro capite italiana nel 2019 è stata stimata in 5570 kg di CO2.

https://ourworldindata.org/co2-emissions


Ma a fare questo dato è stato un calcolo ottenuto dai consumi energetici globali della nazione, in termini di combustibili fossili.

Certo, sono inclusi tutti gli approvigionamenti di carburante, tutta l’energia consumata (abitazioni, scuole, uffici, industrie, allevamenti etc).

Ma tutto ciò che è stato importato e parte dei trasporti internazionali ne sono esclusi. Così come il consumo delle attività in rete internet.

https://folk.universitetetioslo.no/roberan/GCB2020.shtml

https://www.climatewatchdata.org/data-explorer/historical-emissions?historical-emissions-data-sources=cait&historical-emissions-gases=all-ghg&historical-emissions-regions=All%20Selected&historical-emissions-sectors=total-including-lucf&page=1


E’ stato fatto un calcolo che tiene conto dell’importazione ed esportazione di beni: l’Italia importa circa il 33% di CO2 rispetto a quella che produce.

Circa il 10% di CO2 prodotto dalla Cina viene esportato in forma di beni venduti all’estero.

Non di deve meravigliare: quanto made in PRC conosciamo? Elettronica, tessuti, oggettistica…


La fonte che ho citato, per quanto interessante, non aiuta a misurare l’impatto delle mie abitudini sulla carbon footprint.

Peraltro, la media globale terrestre nel 2017 è di 4,8 tonnellate per persona. Difficile che io, per quanto sia attento, possa avere una impronta inferiore a quella di tanti milioni di persone ai limiti di povertà che ci sono al mondo.


Diventa quindi difficile capire se il mio consumo di 4 tonnellate è sopra o sotto la media, calcolato per le abitudini quotidiane di una persona.


Sappiamo però che per ridurre il riscaldamento globale dovuto all’incremento dell’effetto serra, dovremmo portare la media mondiale a 2 tonnellate di CO2 a persona.

https://www.nature.org/en-us/get-involved/how-to-help/carbon-footprint-calculator/


Come vi dicevo all’inizio, esistono dei calcolatori di facile uso per stimare la propria impronta di carbonio.

Dalle domande che vi pongono, vedrete che sostanzialmente anche questi valutano le abitudini alimentari, i consumi energetici dell’abitazione e gli spostamenti, come ho fatto io.

Qui alcuni esempi:


https://footprint.wwf.org.uk/#/

https://www.footprintcalculator.org/

https://offset.climateneutralnow.org/footprintcalc

https://www.carbonfootprint.com/calculator.aspx

https://klima.com


In grassetto quello che mi è parso più preciso.

Anche se non svelano il metodo di calcolo, e talora non forniscono neanche il risultato finale in termini di CO2 equivalente, mostrano di tener conto almeno in parte dei nostri acquisti (ad esempio del vestiario) oppure se abbiamo in casa il gatto o il cane.


Uno di questi calcolatori ci dà il risultato in una diversa unità di misura: l’ettaro globale.

Più precisamente, questo non misura l’impronta di carbonio ma l’impronta ecologica.

In questo calcolo, viene considerato più in generale lo sfruttamento di risorse terrestri che una persona richiede. Ad esempio, per allevare un bovino, occorre acqua, suolo, energia. E poi occorre smaltire rifiuti.

Questo valore finisce col restituirci bene l’idea di eccesso di risorse che consumiamo. Ad esempio, la nostra nazione, l’Italia, ha una impronta ecologica 3 volte superiore a quella che potrebbe sostenere, con le sue risorse e la sua estensione geografica.

https://data.footprintnetwork.org/#/

https://it.wikipedia.org/wiki/Impronta_ecologica


Comunque sono facili da usare e aiutano subito a cogliere quali sono nella pratica quotidiana le abitudini da modificare per ridurre la propria impronta di carbonio o impronta ecologica.


Qui una bella pagina su numerosi e dettagliati consigli: trasporti, alimentazione, consumo di acqua, consumo di energia, gestione dei rifiuti. 

https://youmatter.world/en/definition/definitions-carbon-footprint/


E qui invece una valida spiegazione dell’impatto delle attività in rete: pagine web e email, ma soprattutto streaming, acquisti on line, social.

https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/emissioni-co2-ambiente-internet-quanto-inquina-nostra-vita-digitale-effetto-serra-consumi-invisibili-streaming-app-video/eb680526-5363-11eb-b612-933264f5acaf-va.shtml


Calcolare l’impatto di ogni singola attività, dall’invio di una email alla visione di un lungometraggio su youtube è arduo. Ma, nel complesso, l’attività on line si ritiene abbia inciso per più del 3% dell’impronta di carbonio mondiale!


Nell’intero post ci siamo concentrati sul calcolo basato sulle abitudini quotidiane di un individuo. Non abbiamo posto alcuna attenzione al fatto che questo concetto può essere applicato anche ad un singolo oggetto.

Per esempio, il venditore di caffè potrebbe calcolare la carbon footprint di una tazza del suo caffè e pubblicizzarla. In realtà c’è molta ambizione verso questa direzione. Sarebbe bello un giorno poter leggere sull’etichetta la carbon footprint di ogni bene prima di scegliere un acquisto: alimentare, ma anche un capo di abbigliamento, una bicicletta, uno di elettronica (beni particolarmente ad alto impatto e di scarsa longevità).

https://productcarbonfootprint.it/?gclid=Cj0KCQiAkuP9BRCkARIsAKGLE8VXQy7k_ei_lf7SCNeOVmQDcKUp3z9969St4y97pvgwS7wLKhXhfVQaAqI4EALw_wcB


Le basi normative per la standardizzazione della misura della carbon footprint: ISO 14067, UNI EN ISO 14040, 14044,14064.

https://www.reteclima.it/carbon-footprint-impronta-di-carbonio-di-prodotto-e-di-processo-iso-14067-ed-iso-14069/


Bene, spero che questo argomento abbia appassionato voi quanto me, e che provvediate subito a confrontare le vostre azioni con quanto proposto in questo post.

Io vi rimando all’anno prossimo, dove valuteremo se ho migliorato la mia carbon footprint e quando studieremo più nel dettaglio quanto esiste per COMPENSARE i danni prodotti.

domenica 24 gennaio 2021

PERE

Dopo le mele, occupiamoci delle pere, un frutto che in genere non viene annoverato tra i più golosi eppure sempre presente nella fruttiera a centro tavola.

Al contrario di quello che si può pensare, la pera si presta molto alle lavorazioni in cucina ed infatti tra gli accostamenti più raffinati in pasticceria c’è il cioccolato con le pere.

Inoltre, tra i succhi di frutta il più apprezzato in genere è proprio quello di pera.

Con le banane le pere sono i primi frutti che i bambini assaggiano.

Si tratta di un frutto conosciuto da sempre dall’uomo europeo ma anche in oriente, e botanicamente parlando è un falso frutto della pianta Pyrus.

https://www.alimentipedia.it/pera.html

https://www.cedior.com/curiosita-e-benefici-della-pera/

https://www.tuttogreen.it/pera-varieta-prorieta/


Le pere sono ricche in fibra e poco caloriche.

Inoltre, tra i loro fitonutrienti ci sono composti con proprietà antiossidanti e antinfiammatorie.

Ma attenzione: parte di essi si trovano nella buccia. vanno quindi lavate bene e mangiate con essa.

https://www.humanitas.it/enciclopedia/alimenti/frutta/pera

https://www.agribologna.it/Blog/Ottobre-2017/Pera,-dolce-frutto-autunnale,-poco-calorico-ma-mol.aspx

https://www.operalapera.it/news/benefici-della-pera-proprieta-nutrizionali-sorprendenti-di-un-frutto-da-riscoprire/


Dopo la Cina, l’Italia è il principale produttore di pere al mondo, prima degli Stati Uniti e di altri paesi europei (Francia, Spagna, Belgio). In particolare, il 70% della produzione nazionale si concentra in Emilia Romagna, seguita da Veneto, Lombardia, Piemonte e Sicilia.

Quasi il 25% della produzione viene esportato, ma la gran parte del consumo è interno, essendo la pera tra i frutti più consumati dopo la mela (prima in assoluto), le arance e le banane.

Piace molto agli anziani e come fine pasto.

https://ita.approfondimenti.adama.com/mercato-pere-mondo-italia

https://www.zipmec.com/la-pianta-e-la-produzione-delle-pere.html

https://www.csoservizi.com/focus-prodotti/pere/

https://rivistafrutticoltura.edagricole.it/post-raccolta/la-produzione-di-pere-piu-problemi-o-piu-opportunita/


Esistono diverse varietà di pere, che vengono in genere distinte per la stagione in cui il frutto va a maturazione. 

In grassetto le più frequenti:


Estive

Pera Williams: la pera più diffusa in Italia, si trova da agosto a febbraio. Forma tradizionale, buccia colore verde chiaro. Esiste anche la variante a buccia rossa (Pera Max Red Bartlett)

Pera Coscia: pera estiva tipica del centro sud.

Pere Santa Maria: incrocio di Williams e Coscia, si trova da agosto a ottobre. Buccia gialla con piccole macchie verde scuro.

Pera Guyot: precoce, già disponibile a luglio, somiglia alla Williams.


Autunnali

Pera Conference: disponibile in autunno, si trova fino a primavera inoltrata. Buccia di colore verde marrone, spessa, resistente.

Pera Kaiser: buccia marrone ruggine, anch’essa è disponibile dall’autunno alla primavera.

Pera Abate (abate Fetel): molto diffusa in Italia, buccia verde chiaro e rugginosa, disponibile dall’autunno alla primavera.

Pera Decana del Comizio: grande, tondeggiante, a buccia giallo verde, disponibile dall’autunno inoltrato alla primavera.

Pera Rosada: buccia rossastra, si trova fino a marzo.


Invernali

Pera Passa Crassana: dall’autunno inoltrato a marzo, di forma arrotondata, più spesso si preferisce consumarla cotta.


Una varietà molto particolare è la Pera Nashi: dal nome giapponese, ma di origine cinese, ha la forma di una mela, la stessa consistenza, ma l’inconfondibile sapore della pera.


Di seguito altre varietà più o meno diffuse del nostro territorio: Pera Madernassa Pera Martin Sec Pera Nobile Pera Picciòla del Monte Amiata Pera Cocomerina Pera Spinelli Pera Signora della Valle del Sinni Pera Martinone Pera Spadona Pera Volpina Pera Scipiona Pera di Monteleone Pera di San Giovanni Pera Lardara Pera Angelica Pera Gnocco Pera Moscatello Pera Spina Carpi Pera Santa Maria.

https://www.dissapore.com/cucina/varieta-di-pere/

https://www.alfemminile.com/salute-benessere/tipi-di-pere-s2865296.html

https://passioneinverde.edagricole.it/morbida-o-croccante-qual-e-la-pera-piu-buona/

http://www.agricoltura.regione.campania.it/tipici/tradizionali/pere-lardare.html

https://www.fruttattiva.com/it/blog/varieta-di-pere-stagionalita-e-differenze


Ma quando è periodo di pere?

Abbiamo visto che esistono varietà estive e autunnali. Complessivamente, si copre un periodo di tempo che va dal fine estate alla primavera inoltrata. Come le mele.

Ad agosto già si trovano le Williams e le Santa Maria, con l’autunno le varianti più diffuse che saranno disponibili per tutto l’inverno e la primavera fino ad aprile con l’eccezione proprio delle precoci Williams e Santa Maria che non vanno oltre l’inizio dell’inverno.

La varietà Conference è quella presente per tutta la primavera.

https://www.sistemafrutta.it/prodotti.html

https://www.operalapera.it/news/quando-maturano-le-pere-il-calendario-con-le-varieta-italiane-di-stagione/


Una volta comprate, non conviene tenere a lungo le pere in casa sul tavolo della cucina.

Se si vuole farle durare più di una settimana, allora è meglio conservarle in frigorifero.

Le pere tendono maturando ad ammaccarsi facilmente al contatto con altri frutti. Dovendo sceglierle, alla pressione vicino al picciolo devono essere morbide, non dure, non molli.

https://www.fruttetobiologico.it/il-pero/cogliere-pera.html

https://www.tuttogreen.it/pere/


Anche se l’utilizzo più diffuso è di mangiarle a fine pasto, magari sbucciate, le pere si prestano a squisite preparazioni dolci e ad abbinamenti salati: formaggio (come dice il proverbio, al contadin non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere) ma anche insalate.

Tra i dolci, l’abbinamento più consigliato è col cioccolato, per un crumble o una torta.

https://blog.giallozafferano.it/cucinaconsara/crumble-pere-cioccolato-e-cannella/

https://www.lacucinaimperfetta.com/crumble-di-pere-e-cioccolato/


Ma le pere sono un ottimo dessert anche cotte nel vino, con o senza cioccolato:

https://ricette.giallozafferano.it/Pere-al-cioccolato.html

https://www.cucchiaio.it/ricetta/ricetta-pere-cotte-vino-cioccolato-fuso-peperoncino/

https://ricette.giallozafferano.it/pere-al-vino-rosso.html


La pianta del pero appartiene alle Rosacee (come il melo) ed è coltivata sin dall’antichità (forse da 4000 anni) per i suoi frutti.

E’ un albero di alto fusto, che può superare i 10 metri di altezza, ed è difficile poterlo avere su un balcone.

Ma chi ha a disposizione un ampio terreno può piantarlo.

Qui istruzioni per la cura della pianta:

https://www.ortosemplice.it/pero/


Bene, abbiamo concluso un altro approfondimento su un frutto diffuso e conosciuto sin da bambini, forse oggi un po’ snobbato rispetto ad altre novità.

Probabilmente contro la pera gioca una certa scomodità di consumo: la mela è soda, siamo abituati a mangiarla con la buccia, e quindi è un comodo spuntino da portare a lavoro. Al contrario la pera tende a sbrodolarsi quando è matura e siamo abituati a sbucciarla.

Ma attenzione: anche a casa è bene esercitarsi e tagliarla e sbucciarla con forchetta e coltello.

Qui una piccola guida.

http://violetti.altervista.org/files/Bon%20ton%20a%20tavola.pdf


Cari saluti, al prossimo frutto.